Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

venerdì 31 dicembre 2010

Propositi per il nuovo anno

"... il servizio è il modo di essere nel mondo senza essere del mondo.

Qui va ricondotta anche la testimonianza di Tommaso, come uomo e cristiano a servizio del bene comune. Era un uomo appartenente alla polis, coinvolto nelle vicende della polis, eppure distaccato, capace di una certa distanza che gli permetteva di tenere lo sguardo fisso sulla possibilità di un assetto, di un ordinamento più giusto, cioè meno ingiusto della società. Tornava spesso a Bose e quando lo incontravo, mi veniva sempre in mente una parola di Dag Hammarskjöld, questo grande cristiano che fu segretario generale dell’ONU: “Merita il potere solo chi ogni giorno lo rende giusto!”.

Lo stare nel mondo di Tommaso era obbediente alla logica paolina dell’entrare senza farsi assorbire, dell’abitare senza essere preda della propria costruzione. Per Tommaso l’arte della politica, alla quale si sentiva prestato, non era solo l’arte del possibile, ma l’arte di rendere possibile ciò che è giusto, ciò che è doveroso, ciò che è necessario all’umanizzazione e alla qualità della convivenza umana.

Per questo era un uomo di silenzio, attento all’ascolto, aperto al pensiero degli altri, ricco di appassionata interiorità, capace di interrogare e di lasciarsi interrogare: in questo esercizio aveva raffinato le qualità della pazienza e della mitezza..."

(dall'omelia di Enzo Bianchi, priore di Bose, ai funerali di Tommaso Padoa Schioppa - Roma, Basilica di santa Maria degli Angeli e dei Martiri,  martedì 21 dicembre 2010).

giovedì 30 dicembre 2010

Qualunquismo disperante

L'editoriale del Corriere di Oggi è affidato a Galli della Loggia che lo intitola "Un disperato qualunquismo" (reperibile tra gli Articoli di Interesse, qui a destra). Gli invio una brevissima provocazione.

La disperazione, caro Della Loggia, è sempre una cattiva consigliera. Il qualunquismo, una patologia pandemica.

L'editorialista che se ne fa assoggettare, rischia di trasmettere messaggi devianti, al pari di chi è sempre e immotivatamente ottimista. Di contribuire (suo malgrado?) a rendere non distinguibile il vero dal falso; l'utile dal dannoso.

Compito primario dell'intellettuale è quello di richiamare all'esercizio oggettivo dello spirito critico. Innanzitutto se stesso; poi i politici; infine tutti e ciascuno. E di indicare un possibile percorso che permetta di migliorare la situazione negativa rilevata. Sempre che ne sia capace.

Rinunciarvi, divenendo a sua volta veicolo di qualunquismo, soprattutto se ha a disposizione il primo quotidiano nazionale, rischia di farne un pessimo intellettuale.

Ma a che serve oggi, caro Della Loggia, a questo Paese, un pessimo intellettuale?

Cordialità.

mercoledì 29 dicembre 2010

Stupidità senza confini!

L'attentato notturno alla sede di Gemonio della Lega Nord è innanzitutto segno evidente di stupidità senza confini.

Nessuna motivazione, tantomeno di dissenso politico rispetto alle posizioni della Lega Nord -e io ne ho moltissime- può giustificare un'azione violenta.

Esprimo quindi assoluta condanna per questo gesto vile e solidarietà piena ai militanti e ai dirigenti di quel partito.

La differenza, anche profonda, di analisi e proposta politica, non comporta mai la giustificazione di atti che nulla hanno a che vedere tanto con la democrazia quanto con il rispetto della legalità.

martedì 28 dicembre 2010

Il Presidente accalappia-cani


Si è definito in tutti i modi possibili, Berlusconi: da presidente imprenditore a operaio. Non risulta avesse ancora ridato vita all'antico mestiere dell'accalappia-cani. Eppure, deve essersi detto, se serve per tirare a campare invece che tirare le cuoia, perchè no?

Del resto, come non si stanca di ripetere, lui è un inguaribile ottimista. Forse per questo, dopo la rocambolesca quanto stentata fiducia del 14 dicembre scorso, si è immaginato un Parlamento popolato di cani sciolti; di pecorelle smarrite in cerca di un ricco pastore.

Continuo a difendere la scelta dei Costituenti che hanno voluto affrancare Deputati e Senatori dalla schiavitù di partito con l'art. 67 "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Ma certamente, di fronte alla sfrontatezza di B., farebbero sicuramente qualche diversa riflessione. Non sul vincolo di mandato; più probabilmente sulla degnità dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri.

Ma le cose, stavolta sembrano inclinarsi al peggio. L'alleato-traditore di sempre, Umberto Bossi, ha sentenziato duro: "Berlusconi parla di grandi riforme e numeri in eccesso: non è proprio così. Mancano i numeri; siamo nella palude romana e non è facile venirne fuori".

Già: nella palude gli italiani si sono fatti condurre da Bossi e Berlusconi. Sarà per questo che alla cronaca di questi giorni sono nuovamente balzati Feltri e Belpietro?

lunedì 27 dicembre 2010

Singolarissima intervista


Tra la festività del s. Natale e quella di fine anno corre un tempo paradigmatico: quello che separa il sacro dal profano.

Capita, in questi giorni, di avere qualche maggiore disponibilità di tempo. Occuparlo, anzichè disperderlo, potrebbe essere una buona idea. Tra le diverse modalità all'uopo disponibili, mi permetto segnalarne una non disprezzabile, tutt'altro.

E' la singolarissima (e godibilissima) intervista che il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, ha rilasciato al vaticanista Giuseppe Di Leo e che è disponibile (in audiovideo) sul sito di Radio Radicale (www.radioradicale.it).

Dopo aver ascoltato l'intervista, resta una domanda: che sacro e profano siano le due facce di una medesima medaglia, quella della vita?

sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale



In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini
(Gv 1,4)

Affermava Norberto Bobbio di aver tratto la più grande lezione della sua vita dalla “osservazione della irriducibilità delle credenze ultime” e di averne appreso il rispetto delle idee altrui e del segreto di ogni coscienza.
In questa accezione auguro che il messaggio di definitiva speranza offerta a tutti gli uomini dal Natale cristiano, sia motivo di gioia e rinnovato impegno a servizio della comunità saronnese.
Buon Natale!

martedì 30 novembre 2010

Il grande giornalista

Povero Feltri!
Non si capacita di quello che sta accadendo! E’ sconcertato. Il suo mondo crolla. Non ha più certezze.
Non si capacita, nel suo articolo di oggi, che Julian Assange sia riuscito a fare notizia; di più, a tenere il mondo con il fiato sospeso, semplicemente pubblicando notizie vere. E per di più stagionate.
E pensare che lui, per riuscire a risollevare la tiratura, si era inventato il “metodo Boffo”. Aveva eletto la menzogna a notizia. L’insulto e la maldicenza a personalissimo stile professionale.
Che farà ora che le ambasciate di mezzo mondo confermano l’inaffidabilità del suo leader massimo?
Nulla di straordinario. Semplicemente passerà dal metodo Boffo, cioè affermare pervicacemente il falso, al metodo Berlusconi, cioè negare ostentatamente il vero.

sabato 20 novembre 2010

SHOMÉR, MA MI-LLAILAH?

Non è solo il titolo di una bella canzone di Guccini. È l’originale ebraico della domanda: “Sentinella, quanto [manca] della notte?” E la sentinella risponde che “la notte sta per finire, ma l’alba non è ancora arrivata. Tornate, domandate, insistete”.
Appare dotato di grande fascino questo enigmatico episodio narrato dal profeta Isaia. Fascino politico, intendo. Straordinariamente attuale, a 16 anni di distanza da quando Dossetti lo utilizzò nel famoso discorso a difesa della Costituzione repubblicana. Lui, parlamentare. Membro di prima grandezza dell’Assemblea Costituente. Poi monaco.

Ma quale notte sta per finire?

domenica 31 ottobre 2010

Il cuoco di bordo

L'autonomia dei laici cattolici in politica è un dato ormai acquisito. Lo è in considerazione del fatto che, dalla medesima fede in Cristo, non necessariamente deriva una e una sola opzione politica. La prima, del resto, attiene la sfera dell'assoluto; la seconda quella dell'opinabile, del transeunte. Certo rimane il necessario riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa. Che proprio perchè dottrina, aggiorna continamente se stessa con l'obiettivo di indicare scelte concrete che, rimandando ad una rivelazione immutabile, ne interpretano il messaggio alla luce delle diverse condizioni sociali.

Non sono quindi le ultime penose vicende che interessano il Presidente del Consiglio ad indurmi a invitare chi, cattolico, ha scelto il Popolo delle Libertà a "ravvedersi" e raggiungermi nel Partito Democratico. Oso credere che, per un cattolico, aver scelto il centrodestra, abbia motivazioni più profonde che non la presenza di Silvio Berlusconi. Come per me scegliere il PD nulla ha a che vedere con una qualsiasi forma di antiberlusconismo.

Piuttosto chiedo quali ragioni possano indurre un cattolico del PdL a continuare ad accettare che il suo partito di riferimento abbia come leader Silvio Berlusconi. Come sia possibile che continui a sostenere un governo il cui Presidente del consiglio di Ministri sia Silvio Berlusconi. Nella migliore delle ipotesi siamo di fronte ad un caso di eterogenesi dei fini.

Abbiano più coraggio i cattolici del PdL. Rifiutino l'afasia in cui li confina una situazione che ha ormai superato il grottesco. Non attendano una presa di distanze ufficiale della Chiesa italiana per agire! Si assumano la responsabilità propria dei laici cattolici in politica tornando a porre al centro della loro azione il bene comune del Paese.

La nave [cioè la società] ormai è in mano al cuoco di bordo; e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani”(Soren Kierkegard, 1845).

Forse oggi è questo il compito più urgente dei laici cattolici in politica. Di centrodestra come di centrosinistra. Rimandare il cuoco in cambusa perchè i passegeri possano tornare a scegliere la rotta della nave.

mercoledì 6 ottobre 2010

Se un sindacato torna nel mirino

Da tempo sostengo che la classe sindacale italiana rischia di non essere all'altezza dei problemi del mondo del lavoro oggi. Tutta la classe sindacale. Non lo è la CGIL, che di fronte a qualsiasi occasione di confronto con la sua naturale controparte, dice no; a priori. Non lo è la CISL, (il sindacato al quale sono iscritto da oltre vent'anni) il cui segretario Bonanni è diventato la cinghia di trasmissione del pensiero (?) del ministro Sacconi. Non lo è la UIL, che segue le mosse della CISL. Ne consegue la totale solitudine dei lavoratori proprio nel momento in cui più necessaria sarebbe la presenza di un sindacato illuminato.

Ma le aggressioni subite oggi dalla CISL non appartengono al confronto tra le parti sociali. Un confronto che può certo essere rude nei toni e duro nei contenuti, ma che si deve mantenere sempre e comunque nell'alveo del confronto democratico. Appartengono invece a quel tipo di scontro che disconosce la controparte. Che non conosce avversari, ma nemici. E come tali li colpisce considerando lecito ogni metodo di lotta.

Sono preoccupanti i fatto accaduti oggi ad alcune sedi della CISL. Ultimi di una inaccettabile serie di episodi di intolleranza.

Se ne occupi il ministro Maroni, se ne è capace.
Se ne renda conto la classe sindacale tutta.
Prima che episodi come questi cedano il posto ad azioni ancora più gravi.
Prima che sia troppo tardi.

domenica 3 ottobre 2010

Amareggiato da mons Fisichella

Salvatore Fisichella è stato, per anni, docente di teologia fondamentale alla Gregoriana. E’ quindi pienamente conscio del significato delle sue parole quandi dice, a proposito della bestemmia di Berlusconi, che bisogna contestualizzre. E se lo dice, come appare palese, per limitarne la gravità, lascia basiti. Perchè la contestualizzazione peggiora la gravità della bestemmia pronunciata da Berlusconi.

Un conto è una bestemmia pronunciata da chi si trova a operare in condizioni fisiche di fatica estrema oppure vive situazioni nelle quali la bestemmia è quasi un intercalare comunemente praticato. Altro è quella assolutamente gratuita pronunciata da un Presidente di Consiglio dei Ministri al solo scopo di offendere, con la peggior cattiveria possibile, un avversario politico che evidentemente lo ossessiona (alla quale ho già espresso tutta la mia stima e solidarietà).

Insomma: non sono sorpreso dal bestemmiare gratuito di Berlusconi (sarebbe realistico aspettarsi di più o di meglio?); come cattolico sono invece profondamente amareggiato dalla superficialità di mons. Fisichella.

domenica 5 settembre 2010

Disinformatia

Nei paesi del socialismo reale era una prassi consolidata. In quello per anni considerato il modello di tale sistema, era un'arte. E come tale si insegnava ai funzionari del PCUS. Era la "disinformatia".

Da noi, molto più di recente, è stata applicata, da quel maestro del giornalismo di qualità che è Vittorio Feltri, ai danni di un galantuomo come Dino Boffo. E proprio da lui ha preso nuovo nome: il "mdetodo Boffo". Si tratta, in buona sostanza di inventare di sana pianta fatti o storpiare dichiarazioni e costruirci sopra uno scandalo con l'obiettivo di ridicolizzare chi da fastidio al potente di turno. I meno accorti ci cascsano e i più interessati ci marciano.

E siccome il tutto aiuta a vendere copie o a fare audience, accade che anche quotidiani blasonati quale il Corriere della Sera la applichino ai danni, ad esempio, del presidente del PD, Rosy Bindi. Che, a detta di tale testata (nel senso che qualche suo giornalista deve aver battuto la testa), la Bindi avrebbe dichiarato: "Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fini un'alleanza per la democrazia. Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione".

Nulla di più falso!

In realtà Rosy Bindi non ha mai citato né Fini né Futuro e Libertà; non ha proposto ammucchiate né alleanze organiche,(come molti mediaa interessati hanno lasciato intendere in questi giorni) ma ha invece ripetuto concetti e idee già espressi. E cioè: "Se poi Berlusconi e la Lega vogliono portare il Paese alle elezioni con questa lege elettorale in nome del cambiamento della Carta Costituzionale, come Berlusconi ha annunciato, noi, a quel punto, abbiamo detto che vorremmo costruire un'alleanza per la democrazia e la Costituzione. A quel punto staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione".

Per concludere: quanto detto dalla Presidente Bindi a difesa della Costituzione repubblicana non è diverso da:
1)ciò che propose Dossetti nel 1994 con il suo clamoroso rientro sulla scena politica dopo 40 anni di monachesimo;
2)quanto sosteneva Pierferdiando Casini solo pochi mesi or sono;
3)quanto affermato,con la consueta indomita passione, dall'ex Presidente Scalfaro lo scorso mercoledì intervenendo, applauditissimo, alla festa nazionale del PD a Torino.

venerdì 3 settembre 2010

PD o PdM? - Partito Democratico o Partito di Marantelli?

Difficile non porsi questa domanda dopo aver letto l’intervista rilasciata dal deputato varesino ad Avvenire, in edicola oggi, 3 settembre 2010. E le scelte si presentano inconciliabili.

Già, perché mentre il PD a tutti i livelli si dice alternativo alla Lega, l’on Marantelli, ancora una volta, lascia intendere scenari ben diversi: accordi con Maroni, se non intese con Bossi, qualora la Lega considerasse giunta alla fase terminale l’agonia dell’attuale maggioranza.

Difficile condividere una sola parola delle dichiarazioni dell’on. Marantelli. Non solo perché il PD nasce geneticamente alternativo alla Lega e alle sue politiche discriminatorie, ma perché Marantelli si presenta come portatore di una cultura della sconfitta. Blandire la Lega significherebbe perdere il bacino elettorale del centrosinistra senza conquistarne alcun altro. Per quale motivo un elettore dovrebbe votare un PD pan-leghista quando può tranquillamente votare Lega?

Ora, se quelle sopra espresse possono essere considerate, a buon diritto, rispettabili opinioni personali, è opportuno che il PD varesino ugualmente prenda posizione sulle dichiarazioni di Marantelli. Per almeno due buoni motivi.
1. E’ opportuno che iscritti, simpatizzanti e cittadini elettori della nostra provincia sappiano dall’attuale segreteria il “chi è” del PD locale. Ed entrando nel vivo la fase congressuale provinciale, è opportuno che lo sappiano con chiarezza anche dalle parole di coloro che si candideranno alla nuova segreteria.
2. Se si avvicinasse velocemente, come non pare improbabile, il nuovo appuntamento elettorale nazionale, iscritti, simpatizzanti e popolo delle primarie dovranno poter dire la loro con cognizione di causa sulle proposte di candidatura che il PD provinciale sarà chiamato ad esprimere.

Augusto Airoldi, membro dell’Assemblea regionale del PD
Giorgio Grasso, membro dell’Assembla nazionale del PD
Maria Angela Monti, membro dell’Assemblea regionale del PD

martedì 31 agosto 2010

Sebbene

“... Viva anche la chiusura di certe rotte marine della sofferenza e della morte per migranti d’Africa e dei cinici traffici dei nuovi mercanti di esseri umani, sebbene inevitabile e dolente il pensiero corra ai "respinti e basta", agli uomini e alle donne e ai bambini in fuga dalle guerre e dalla persecuzione che si arenano nei deserti di Libia e nessuno riconosce e nessuno accoglie secondo umanità e secondo le leggi che le nazioni civili si sono date. …”.

Che la (nuova) visita del colonnello Gheddafi nel nostro Paese susciti tanto scandalo, sinceramente mi sorprende. Del resto è chiaro che la ratio della visita può essere ben sintetizzata dal noto adagio pecunia non olet. Quindi chi lo ha invitato ha messo in conto tuta la coreografia. E ha deciso che il (proprio) tornaconto economico ben valeva ridicolizzare un Paese sulla scena internazionale. Una coreografia certamente da avanspettacolo, ma non più rivoltante di quella che ci siamo sorbiti per tutta l’estate. Alcuni amano possedere trenta ville, altri vivere in tenda e girare con trenta purosangue berberi; alcuni amano circondarsi di escort e frequentare minorenni, altri amazzoni e hostess: dove sta la differenza? Che poi ci si sorprenda per il proselitismo, ad uso dei musulmani derelitti del Medio Oriente e dell’Africa, mi lascia stupefatto. Semmai stupisco che 700 emancipate ragazze italiane abbiano trovato normale farsi affittare da Gheddafi.

Se chiedessi ai miei tre lettori di chi sono le parole riportate in apertura e la maggioranza di loro rispondesse “di Bossi o Calderoli o Maroni”, non potrei biasimarli. Ma si sbagliano, purtroppo. Già, perché sono tratte dal fondo di oggi di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Sarò pure un cattolico atipico, ma queste parole mi lasciano ben più basito di tutto il resto. Tarquinio, che pure nell’articolo citato definisce, giustamente, “incresciosi e urtanti” gli incontri di proselitismo islamico a pagamento messi in scena da Gheddafi, sembra invece considerare inevitabili danni collaterali le morti, le torture e i trattamenti inumani della macchina repressiva attivata dal colonnello per impedire a una parte degli immigrati di raggiungere l’Italia dalla coste libiche. Effetti inevitabili, cui riservare non più di un dolente pensiero. Che, per la morale cattolica, il fine giustifichi i mezzi, è cosa francamente a me ignota.
Ma sono certo che l’editore di Tarquinio la pensi ben diversamente da lui. Se L’Europa e con essa l’Italia diverranno a maggioranza musulmane non sarà certo per il teatrino di Gheddafi. Più probabilmente per l’immagine di cristianesimo che danno quegli amici di Gheddafi che hanno concordato con lui le misure anti-immigrazione. E che, proprio oggi, titolano in prima pagina: “l’Europa sia cristiana”.

martedì 17 agosto 2010

Dei lavelli e dei vasi (da notte).



"Io avrò anche pisciato fuori dal vaso, ma il mio è piccolino invece quello del Presidente è grande, molto grande e l'ha fatta fuori anche lui". Questo il distillato del raffinato “pensiero” politico del deputato del PdL Maurizio Bianconi a commento della nota del Quirinale che, peraltro senza citarlo, chiariva il pensiero del Presidente Napolitano a proposito dell’accusa di tradimento della Costituzione.

Ha sicuramente parlato sotto la dettatura di qualche deficiente, Maurizio Bianconi. Almeno così mi auguro. Per lui e per i suoi elettori, naturalmente.
Ma se anche così non fosse, poco ci sarebbe da scandalizzarsi, in un Paese dove un Ministro in carica comunica alzando il dito medio della mano destra (forse perché, così facendo, evita di dover spiegare ai cittadini contribuenti cosa faccia tutto il giorno al Governo – cosa che lo metterebbe sicuramente in qualche imbarazzo).
E dove due quotidiani di scarsa tiratura riescono a tenere inchiodata l’attenzione dell’opinione pubblica su lavelli e scansie che, acquistati alla periferia di Roma, si vorrebbe a tutti i costi dimostrare siano finiti a Montecarlo (forse perché, così facendo, si evita che i cittadini si interroghino sui reali problemi del Paese e sulla drammatica incapacità del Governo Berlusconi ad occuparsene).

Nell’attesa che il PD (quello vero, non quello panleghista di cui si sente di tanto in tanto vagheggiare sconsideratamente dalle nostre parti) batta un colpo invece di lasciare alla sola Presidente Bindi l’onere di attestarne l’esistenza in vita, prepariamoci ad una difesa preventiva. Quella di don Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, che avendo lamentato come una «concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici a “servitori”. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il paese vada allo sfascio» finirà sicuramente nel tritacarne dei soliti due giornali(sti) di scarse tirature per fare la fine di Dino Boffo.

venerdì 25 giugno 2010

Pomigliano o l'inaccettabile accordo necessario

Non è una normale partita tra impresa e sindacato quella che si gioca alla FIAT di Pomigliano. Anzi, interpretano entrambi un ruolo secondario. E’ la globalizzazione la star della rappresentazione. Che mostra il suo vero volto. In modo palese. Per la prima volta, in Italia, con tanta ostentazione. E non per l’unica né per l’ultima. Altre fabbriche, altri settori seguiranno quello che si presenta come un percorso obbligato. Non per l’Italia; forse per l’intero occidente.

Il casus belli è presto detto. In un mercato globale come quello dell’auto, dove l’eccesso di capacità produttiva è stimato tra il 30 ed il 40%, una società come la FIAT potrebbe decidere di continuare a produrre un’auto come la Panda in Polonia. Come già oggi sta facendo. Per portare la produzione in Italia e non mandare a spasso i 15.000 lavoratori che, indotto compreso, ruotano attorno a Pomigliano, vuole che i costi di produzione italiani scendano quel tanto che basta da renderli competitivi con quelli polacchi. Perché solo così può reggere la furibonda battaglia dei prezzi che i produttori ormai combattono da tempo. Sotto il profilo industriale il ragionamento non mostra sfilacciamenti.

Non mi preme, in questa sede entrare nei dettagli delle richieste di Marchionne, anche se più d’una appare francamente irricevibile. Ne mi preme ricordare i comportamenti inaccettabili, più volte posti in essere da parte di alcuni lavoratori, che l’accordo vorrebbe sanare e che, un sindacato degno di questo nome, avrebbe stroncato da tempo e autonomamente. Mi premono alcune riflessioni politiche.
1.La globalizzazione economica ci è stata presentata come quella sorta di miracolo che ci avrebbe consentito di acquistare sempre più beni a minor prezzo perché realizzati laddove il costo di produzione è significativamente inferiore al nostro. E lo è grazie ad una manodopera docile, a sindacati inesistenti e a diritti dei lavoratori di la da venire. Pomigliano svela invece un triplo inganno: a) per acquistare beni servono soldi e per averli, il normale cittadino, deve lavorare. b) per continuare a lavorare dobbiamo riappropriarci di settori produttivi, nel frattempo “delocalizzati”, riproducendo in Italia le condizioni di lavoro dei Paesi che hanno ospitato in questi anni le nostre fabbriche. Dobbiamo cioè rinunciare a 50 anni di miglioramento delle nostre condizioni di lavoro. c) Per poter dare lavoro ai nostri operai e impiegati, dobbiamo ridurre sul lastrico migliaia di altre famiglie, in questo caso polacche. In altre parole da questo modello di globalizzazione liberista (nome in codice: competizione globale senza regole) ci perdiamo tutti. Quasi tutti.
2.Il passaggio epocale di cui l’accordo di Pomigliano è la testa di ponte, invoca a gran voce l’indispensabilità di una classe sindacale all’altezza della situazione. Dobbiamo invece registrare un doppio disastro: quello di un sindacato ormai scendiletto delle controparti, cui si oppone un altro sindacato che sembra geneticamente impossibilitato a pronunciare la parola trattativa. Ne consegue una incapacità complessiva a garantire le condizioni dei lavoratori accompagnandoli all’interno dei nuovi scenari industriali. Lavoratori che, lasciati soli di fronte all’alternativa tra non lavorare e lavorare peggio di prima, non possono che scegliere la seconda. E’ la resa totale del sindacato.
3.Il governo Berlusconi, dilaniato al suo interno da preoccupazioni che nulla hanno a che spartire con la sorte dei lavoratori campani, sembra incapace anche solo di comprendere la gravità di quanto sta accadendo. Sacconi, ministro del Lavoro, si è detto addirittura “soddisfatto” perché Pomigliano “dimostra che da oggi questo Paese è ancora più moderno perché si è adeguato alla competizione”. Tremonti, da par suo, si rallegra perché a Pomigliano si starebbe realizzando un chiaro esempio di “economia sociale di mercato”. Sono esempi paradigmatici, ancorché sconfortanti, dell’abisso che ormai separa questo governo dalle condizioni reali del Paese.

E’ probabile che, nella situazione contingente, tanto l’azienda quanto i sindacati, non abbiano alternative all’accordo. Ed i lavoratori a sottoscriverlo.

Restano però le domande sul dopo. Se è cioè inevitabile che episodi di dumping sociale come quello di Pomigliano siano indispensabili alla sopravvivenza del nostro sistema industriale. Piuttosto che funzionali al modello di globalizzazione imperante. Se può essere considerata crescita quella che peggiora le condizioni sociali, economiche e relazionali delle persone. Quella che invece di far progredire le condizioni di vita nei paesi emergenti, ne comporta le regressione in quelli più avanzati che con i primi si trovano a competere.

Non mi sembrano domande evitabili. In un Paese dove, ringraziando ancora una volta la nostra Costituzione, il lavoro rimane il fondamento della cittadinanza sociale e politica. Dove questa centralità può essere la base di un modello economico alternativo a quello oggi in profonda crisi. Un modello solidale e personalistico. Che riconosca l’esistenza, questa si globale, di diritti vitali degli esseri umani sui quali fondare forme riconosciute di riequilibrio e di redistribuzione che permettano la fruizione universale dei beni economici, a vantaggio dei settori più deboli della società.
Soprattutto non sono domande evitabili per un partito come il PD. Che una maggiore capacità di elaborazione e una più coraggiosa incisività di proposta riporterebbero finalmente al centro del confronto sociale ed economico. Anche alla luce dell’ultima manovra finanziaria, varata in evidente clima disperazione dal governo Berlusconi.

mercoledì 9 giugno 2010

Buone notizie


MILANO—Un teatro, un uomo al pianoforte. È Andrea Bocelli. In platea non c’è nessuno. Il grande tenore è lì per registrare un video-messaggio dedicato a un missionario, padre Rick, che lavora ad Haiti. «Allora — dice —, per questa occasione ho pensato di raccontarvi una piccola storia ». E parla di una giovane donna che arriva in ospedale con dolori che fanno pensare a un problema di appendicite. Lei non sa di essere incinta. «I dottori le misero del ghiaccio sulla pancia—racconta Bocelli — e poi, quando il trattamento era finito, le dissero che avrebbe fatto meglio ad abortire. Che era la soluzione migliore, perché il bambino sarebbe venuto al mondo con qualche forma di disabilità. Ma la giovane e coraggiosa sposa decise di non interrompere la gravidanza e il bambino nacque ». E poi: «Quella signora era mia madre, e il bambino ero io». Quindi aggiunge: «Sarò di parte, ma posso dirvi che è stata la scelta giusta e spero che questo possa incoraggiare altre madri che magari si trovano in momenti di vita complicati ma vogliono salvare la vita dei loro bambini». Alla fine accenna un canto: «Voglio vivere così... col sole in fronte...». Bocelli è nato con una forma di glaucoma congenito che lo ha reso quasi cieco.


A volte sembra che una notizia sia tale solo se è negativa. Al punto che rischiamo di non rallegrarci per quelle veramente positive.
Grazie ad Andrea Bocelli per averci raccontato una di queste.
E, soprattutto, a sua madre per averla resa raccontabile!

giovedì 3 giugno 2010

Figuracce... costituzionali


Milano, manifestazione per la Costituzione: molta Cgil e poi Anpi, Arci, Casa della Carità, Casa della Cultura, Popolo Viola.
Poco, pochissimo PD.

Varese, Festa della Repubblica: cerimonia in salsa padana con musiche di Bocelli e Paoli a surrogare l'inno nazionale (a quando brani per sax interpretati dal ministro dell’Interno?).
Ma il PD tace.

Sono segnali preoccupanti, di un'atrofia politico - ideale della quale non sento la necessità.

mercoledì 2 giugno 2010

2 Giugno, festa di oggi


Il 2 giugno è la principale festa civile del nostro Paese.
Come la presa della Bastiglia (14 luglio 1789) lo è per i francesi. Come la Dichiarazione di Indipendenza (4 luglio 1776) lo è per gli americani.
Ricorda un periodo molto più recente della storia: il 2 e 3 giugno 1946. Quando avvennero due momenti “unici” nella storia della nazione: il referendum istituzionale indetto a suffragio universale e l’elezione dei 556 componenti l’Assemblea Costituente. Il primo sancì la scelta degli italiani per la forma repubblicana, chiudendo così 85 anni di monarchia. Il secondo diede vita all’assemblea che ci “regalò” la carta costituzionale.
Più del 25 aprile, che ne rappresenta in qualche modo la condizione necessaria, il 2 giugno è un momento di unità che dovrebbe superare differenze di ogni tipo.

Mi è quindi particolarmente spiacevole dover rimarcare assenze ingombranti alle celebrazioni di oggi. Soprattutto se gli assenti non hanno perso occasione per evidenziare la loro presenza alle recenti celebrazioni del 25 aprile. Una contradictio in terminis. Capace di gettare una luce sinistra su progetti di federalismo, peraltro mai sufficientemente circostanziati.

Mai come in questo periodo di palese crisi economica il Paese necessiterebbe di forze politiche capaci di far prevalere ciò che unisce su quanto divide. Pur nell’assoluto rispetto del ruolo loro affidato dagli elettori.
Condivido il richiamo alle parole pronunciate il 2 giugno 2005 dall’allora Presidente Ciampi: “Affrontiamo, confrontandoci, i problemi veri del Paese con la volontà di arrivare a soluzioni condivise. E traduciamole in atti concreti”. Parole che mi sembra trovino autorevole eco in quelle pronunciate ieri dal Presidente Napolitano: “Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile : occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all'Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l'Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso”.

Moniti simili, pronunciati da uomini con storie e sensibilità politiche differenti. Parole che, mi auguro, possano trovare seguito anche a Saronno.
Perché, anche per i saronnesi, il 2 giugno non sia solo il ricordo di un fatto ormai lontano.

lunedì 31 maggio 2010

Caino, dov'è tuo fratello?

Si chiamava "Freedom Flottilla". Portava 700 pacifisti, giornalisti, personalità religiose e politiche provenienti da tutto il mondo verso Gaza. Pacifisti appartenenti a organizzazioni non governative, al mondo del volontariato e della solidarietà, che volevano rompere l'assedio e l'embargo sulla popolazione di Gaza e chiedevano di poter portare aiuto a queste persone. "Il blocco degli alimenti è totale" ha dichiatato il parroco di Gaza, padre Jorghe, a Pax Christi International, che con la comunità palestinese chiede non solo solidarietà, ma giustizia e coraggio nella denuncia.

Israele ha commeso un crimine orrendo assaltando le navi che volevano attraccare al porto di Gaza per portare aiuto e uccidendo 10 persone. Soprattutto un crimine inutile. Violenza gratuita. In totale spregio al valore della vita umana. Esattamente come i terroristi dell'integralismo islamico quando si fanno esplodere sugli autobus; nei supermercati; nelle strade affollate. E nulla cambia il sospetto che su quelle navi ci potessero essere armi. Infinite erano le possibilità di scoprirlo senza causare un massacro.

"Chiediamo l'immediata liberazione dei pacifisti arrestati, rottura immediata dell'embargo cominciando dagli aiuti che le navi portavano da ogni parte del mondo. E poi sanzioni economiche e un'inchiesta internazionale per un crimine che poteva e doveva essere evitato". (Pax Christi Italia)

"L'assalto alle navi delle Ong è un fatto di assoluta gravità. Israele deve rispondere alla comunità internazionale di quello che è successo. Il sangue versato soffoca le prospettive di pace e minaccia di accendere i fuochi della tensione e dell'odio. Il risarcimento di un fatto così grave può essere ricercato solo, da parte del governo Netanyahu, in un gesto di pace coraggioso, visibile e sincero, un gesto che fino ad oggi non ha saputo né voluto fare".(Pierluigi Bersani)

Nessuno può, in coscienza, affermare che la situazione in Medio Oriente sia di semplice composizione. Non si superano con buone parole odi e diffidenze sedimentate nei decenni. Ne si convertono alla pace in poco tempo generazioni che hanno visto solo guerra. Da una parte e dall'altra.

Ma al popolo della Bibbia non sfuggirà sicuramente la tremenda domanda di Dio: "Caino, dov'è tuo fratello?"

sabato 29 maggio 2010

La pancia, il cuore e la ragione

Se c’è una forza politica che sta condizionando negativamente la politica contingente, questa è la Lega Nord.
Così come se c’è un reale vincitore delle passate elezioni regionali, questi è la Lega Nord.
Lo è perché ha risentito meno di altri partiti dell’aumentato astensionismo. Perché è ormai il primo partito nei comuni sotto i 15.000 abitanti (nei quali vive il 50% dei cittadini del nord). Perché cresce più rapidamente di tutti nei comuni sopra i 15.000. Perché ha “conquistato” il Veneto e il Piemonte. Perché ha iniziato “l’invasione” di zone del Paese tradizionalmente fedeli ad altri orientamenti. Soprattutto perché, parallelamente al consenso numerico, cresce un consenso sostanziale alle sue proposte. E, più ancora, alla sua visione della società. Non siamo cioè di fronte alla sola catalisi di voti di protesta o in libera uscita. In questo scenario, il PdL è il lato perdente dello schieramento vincitore.

Prima che l’oggi di un governo ormai votato ai disastri seriali rubi definitivamente la scena, questo quadro sintetico credo meriti qualche riflessione. Perché arrendersi allo sdegno per le venature xenofobe e discriminatorie della Lega, potrebbe rivelarsi rinuncia consolatoria, ma pericolosa. Un partito come il PD deve assumersi la responsabilità di proposte autenticamente alternative, che vadano alla radice dei problemi.

“La Lega vince perché parla alla pancia della gente”. Questa è ormai un’affermazione utilizzata da commentatori, sociologi e politologi. Può quindi essere utile domandarsi come mai ci si tanta gente desiderosa di “ascoltare” con la pancia. Perché ciò significa non porsi il problema della sostenibilità razionale del messaggio ricevuto, ma cercare rassicurazione in quel messaggio. Significa rifiutare risposte che diano risultati domani, ma chiedano sacrifici oggi. Significa volere una risposta immediata a ogni costo, senza domandarsi se sia reale, coerente con la dimensione del problema.

Due esempi.
La visione localistica che salva dai timori della globalizzazione.
La globalizzazione basata sul profitto, è interdipendenza tra sistemi economici. E’ progressivo spostamento del baricentro dello sviluppo a oriente. E’ sofferenza delle economie occidentali che si confrontano con Cina, India, Brasile. Non si conoscono modelli che promettano un riequilibrio in pochi mesi o pochi anni. Il problema, al momento, si presenta insolubile. Appare troppo grande, complesso. Preoccupa, terrorizza perfino.
L'adozione di una prospettiva localistica ne consente la frammentazione, la riduzione a una dimensione che lo fa apparire dominabile. Quindi riduce l’ansia, infonde serenità, normalità, sicurezza. Poco importa che le soluzioni individuate (dazi doganali, devolution, federalismo dai contenuti ignoti) scontino una totale incoerenza rispetto alla dimensione reale dei problemi. Soprattutto in un mondo dove «i governi seri non possono offrire neppure certezze, dovendo concedere libertà a ‘forze di mercato’ di cui è nota la mobilità e l'imprevedibilità” (Zygmunt Bauman).
Abitiamo un mondo dove la speculazione internazionale può mandare in bancarotta uno stato sovrano come la Grecia. Puntare al Portogallo, alla Spagna, all’Italia. Dove banche d’affari e agenzie di rating possono sconvolgere l’economia di un continente. La scelta del localismo, del “territorio”, non affronta alcuno di questi problemi, li nasconde dietro espressioni quali “padroni in casa nostra”. Prive di significato razionale in un contesto globale, ma emotivamente efficaci.

Il conflitto orizzontale.
La storia politica del novecento è segnata da tensioni sociali verticali, cioè fra differenti classi della società: dal conflitto di classe permanente della visione marxista, alla predilezione per i bisogni degli “ultimi” di quella cattolica. Il maggiore livello di benessere raggiunto, modifica ora i termini del problema e la recente crisi economica li amplifica.
Per la Lega, obiettivo primario non è più migliorare il tenore di vita proprio e dei propri figli, ma difenderlo da attacchi esterni. I primi obiettivi identificati dal partito di Bossi furono infatti i meridionali, poi rimpiazzati “dall’Europa”. Oggi sono gli extracomunitari.
E’ una costruzione del “noi” politico basato su un processo di chiusura della società piuttosto che su una visione inclusiva. E’ una logica che non può tenere conto del valore del bene comune; tantomeno a livello nazionale.
E’ un’idea, quindi, inconciliabile sia con la Dottrina sociale della Chiesa, sia con una visione laica basata su pari diritti ed opportunità. Ma è premiante in una società che sembra rinunciare ai valori di persona, comunità e collettività preferendo quello di individuo che basta a se stesso. Ancora una volta senza chiedersi quanto tutto ciò possa risolvere problemi reali, piuttosto che crearne di nuovi.

Riconoscere la complessità del fenomeno Lega non significa affatto condividerne analisi e proposte, ma partire dalle cause che inducono molti elettori a votarla, per avanzare proposte alternative. Convinti che, a non-risposte che parlano alla pancia, gli italiani preferirebbero risposte vere ed efficaci che parlano al cuore e alla ragione.

Questa è la sfida che il PD ha di fronte a se.

domenica 25 aprile 2010

C’è un 25 Aprile per gli imbecilli?

Difficile non porsi questa domanda dopo aver partecipato alle celebrazioni del 25 Aprile questa mattina a Saronno. Ma forse, anche in altre città.

Da molti anni la celebrazione non era così partecipata in città. Forse per la prima volta, un Sindaco veniva pubblicamente applaudito dai suoi cittadini mentre sfilava in corteo verso il monumento ai caduti accompagnando il Gonfalone.
Aurelio Legnani, classe 1926, notissima figura di combattente partigiano ha voluto dare spazio, nel suo intervento, alla voce di tre giovani scout che hanno letto frasi di Sturzo, Calamandrei, Pasolini. Il Sindaco Porro, alla sua prima uscita ufficiale, ha pronunciato un discorso nel quale ha richiamato i valori della resistenza e della liberazione e ne ha ricordato l’attualità e la freschezza oggi, a sessantacinque anni di distanza.
E’ stato un momento di festa capace di unire un’intera comunità attorno ai valori di democrazia, libertà e tolleranza che hanno trovato sintesi nella Costituzione repubblicana del ’48.

Purtroppo, a margine della manifestazione, è avvenuto un fatto di ordinaria imbecillità. Le bandiere esposte all’esterno della sede cittadina della Lega Nord sono state divelte e strappate. Un atto inaccettabile. Da condannare senza se e senza ma.

Chi mi conosce sa quanto il mio pensiero sia lontano dalle posizioni politiche della Lega Nord. Ma al pari del mio, chiedo il rispetto del pensiero altrui. Ancora di più quando si esprime nelle forme e nei modi garantiti dalla Costituzione, cioè tramite un partito politico. Per questo, agli elettori saronnesi della Lega Nord, va la mia personale solidarietà.
Gridare “ora e sempre resistenza” e contemporaneamente strappare i simboli di un partito politico, significa essere ignoranti. Ignorare che le squadracce fasciste non iniziarono i loro crimini con i delitti Minzoni e Matteotti, ma molto prima attaccando partiti e associazioni. Significa tradire gli ideali di quella resistenza che ha dato vita al 25 Aprile, alla Carta costituzionale, a 65 anni di democrazia e libertà.
Significa infine, me lo si lasci dire perché fatico a trovare diversa espressione, comportarsi da imbecilli.

giovedì 22 aprile 2010

La prima volta dell'impedito

E venne quel giorno. Anche per Berlusconi. Per la prima volta contestato. Accusato. Segnato a dito. In pubblico. Costretto a difendersi e a contrattaccare. Maldestramente. Non da un avversario politico. Non da uno al quale può dare del comunista. O del cattocomunista. Ma dal fondatore, assieme a lui, del medesimo partito. Ora terza carica dello Stato.

Il confronto è stato duro. A tratti aspro e perfino sgarbato. “Devi lasciare”. “Che fai, mi cacci?”. Al momento non sappiamo dove porterà. Non sappiamo se quella di Fini è strategia o più modestamente tattica. Certo 11 contrari e un astenuto sul documento finale non danno ragione di quanto accaduto. Perchè nulla sarà più come prima. Dentro il PdL e non solo. E probabilmente, di Fini, sentiremo parlare ancora a lungo.

Non basterà un altro predellino per ridare smalto all’azione del Presidente del Consiglio. La direzione nazionale di oggi ha reso il PdL meno distante da un partito normale. E per questo ha segnato una tappa irreversibile nella parabola discendente di Silvio Berlusconi. Un avvicinamento verso la sua uscita di scena. Perchè Berlusconi non può tollerare un altro da sé che la pensi diversamente da lui. E lo obblighi ad un dibattito pubblico.

Sapranno, gli italiani, trarre opportune conseguenze dallo spettacolo indecoroso andato in scena oggi? Saprà il PD farne tesoro?

venerdì 9 aprile 2010

Analisi del voto?


Analisi del voto. Con questo unico punto all’OdG è convocata, per Lunedì 12 Aprile, la prima Segreteria provinciale del PD varesino dopo la recente tornata elettorale.
Un argomento catartico, verrebbe da dire. Visti il non entusiasmante 19,38% raccolto in provincia. Le poche settimane dal congresso provinciale. I non molti mesi dalle comunali del capoluogo.

A 10 giorni dal voto, sul sito provinciale del mio partito, non trovo commenti di alcun big. Nonostante non manchino. E in campagna elettorale si siano attivamente spesi. Chi per Tizio; chi per Caio; chi per Sempronio. Curiosa applicazione della legge del contrappasso: accorati appelli prima, discreti silenzi dopo.

Discuteranno di rinnovamento anagrafico i membri della segreteria? Di chi potrà succedere a chi? Di chi potrà candidare chi a cosa? Di sondaggi? Di candidature unitarie? Di equilibri “old style”? Di flussi elettorali? (le solite tabelle). Mi auguro di no. Anzi, ne sono sicuro.

Lecco: 36.3 alle comunali e 32 alle regionali. Lodi: 28.6 alle comunali e 34.5 alle regionali. Saronno: 28 alle comunali e 25.5 alle regionali. Sono le percentuali di città (non piccole) e province dove il PD ha vinto. Sicuramente ha invertito una tendenza. Sono esempi sui quali non si può non interrogarci. Sono realtà che possono aiutare ad evitare un errore: che le strategie del partito siano affidate a chi ha perso, nella convinzione, tragica, che le possa insegnare a chi ha vinto. Da qui la prima suggestione che affido alla segreteria provinciale: ripartire da chi ha ottenuto il consenso della sua gente. Per ascoltare. Analizzare. Capire. Confrontare. Mutuare. Solo poi, proporre.

Quale sarà la cifra del PD varesino nei prossimi anni? E’ tempo di lifting? Di aggiustamenti? Di successioni nella continuità? Di rinnovamento principalmente anagrafico? O serve discontinuità (imprescindibile, visibile, incontestabile) per uscire dalle secche nelle quali ci troviamo? Cosa può dire il PD agli elettori del primo partito della provincia, quello del non voto? Perché dovrebbero credere che votarci è meglio che non votare?
Ecco allora la seconda suggestione. Il congresso provinciale può essere un momento privilegiato per rispondere a queste domande. Ma serve coraggio, più che non in passato. Per abbandonare vecchi schemi. Per elaborare un progetto complessivo che parli al cuore delle persone, più che colorare di rosso risposte confezionate per parlare alla pancia. Per lavorare ad un futuro, che non sarà domani. Forse neppure dopodomani. Perché il domani del 19%, se va bene, è il 20%. Ma potrebbe essere il 18%.

Può essere una sfida ardua riflettere sul voto. Ma anche una grande occasione. Per “reinterpretare il rapporto tra politica e società”. Tralasciamo le analisi consolatorie. I complimenti che confermano appartenenze. Le mosse di circostanza. Sono liturgie da partito vecchio. Partiamo dai contenuti, piuttosto che dai nomi. Almeno questa volta.

giovedì 1 aprile 2010

Per quale società?

“Non siamo riusciti a trasmettere un’idea di società alternativa a quella su cui Berlusconi e la Lega prendono i voti”. Sta in questa frase di Rosy Bindi la sintesi migliore della sconfitta del PD alle recenti regionali. Mi permetto di aggiungere che non ci siamo riusciti perché forse non ci crediamo abbastanza.

Faccio un esempio: le tasse. Partecipando con gli altri candidati agli incontri con i cittadini durante la campagna elettorale, ho spesso sentito promettere “mezzo punto in meno di addizionale IRPEF” piuttosto che “una riduzione di mezzo punto di IRAP”. Buoni argomenti per lucrare qualche voto di preferenza. Ma nulla a che vedere con “l’idea alternativa”, anche in termini di fisco, di cui parla la presidente del PD. D’altra parte, le anticipazioni ISTAT sulle dichiarazioni dei redditi 2008 degli italiani, sono li a confermarne, impietosamente, la distanza siderale con quanto avremmo dovuto saper proporre.

Un secondo esempio: la sicurezza. A margine di una conferenza stampa tenuta a Saronno, Filippo Penati ha, ancora una volta, tergiversato sull’opportunità delle ronde. Peccato che, negli stessi giorni, una relazione della DDA milanese parlasse espressamente di una penetrazione ormai diffusa e soffocante della ‘ndrangheta nel tessuto sociale ed economico della Lombardia. Ancora una volta una distanza siderale tra problema reale e proposta di soluzione.

Pongo una domanda: c’è un comune denominatore tra le due situazioni esemplificate? Sì: è la paura. La paura di fare proposte realmente alternative a quelle considerate dominanti. La paura di “reinterpretare il rapporto tra politica e società”. (Bindi).

“E’ chiaro che se continuiamo a fare la foto a Berlusconi, gli italiani non smetteranno di rispecchiarsi in lui e nella sua foto. E’ tempo di scattare un’altra fotografia” (Bindi).

Non sottovaluterei l’osservazione della presidente Bindi. Dalla capacità di proporre come migliore per tutti una società significativamente diversa da quella di Berlusconi e Bossi passa la possibilità del PD di tornare interlocutore dei cittadini. In Italia come in Lombardia. Come a Varese.

lunedì 29 marzo 2010

Senza TV ?

“Se spegniamo la tv per sei mesi, ci liberiamo di Berlusconi”. Mi è capitato di usare questa espressione, incontrando i cittadini durante la campagna elettorale. Affermazione provocatoria, certo. Ma non lontana dal vero. Nello straripante potere mediatico sta l’unica forza di B. Con lo straripante potere mediatico B. mantiene il suo status di “più ricco d’Italia”. E, infatti, negli ultimi giorni di campagna elettorale ha letteralmente assaltato ogni spazio televisivo possibile. Ma anche in questo ha dimostrato di essere ormai un politico del passato. Autoreferenziale.

Mi fa piacere leggere che “Si può fare ameno della tv, lo ha dimostrato il «Mentana Condicio». Queste elezioni regionali, grazie a una cavillosa interpretazione della par condicio, rischiavano di essere il funerale del confronto: niente dibattiti tv, in quarantena i contraddittori fra politici. Il format di Enrico Mentana ha provato due cose fondamentali: la prima è che mettere il bavaglio alla tv è ormai un ridicolo controsenso; la seconda, più importante ancora, è che la tv tradizionale o generalista non è più al centro della scena mediatica.” (Aldo Grasso, Corriere, 25 marzo 2010)

Sempre in campagna elettorale, dicevo che, come insegnano i regimi dittatoriali, c’è l’informazione “push”: quella che il potente di turno vuole farti ascoltare. Ma c’è anche quella “pull”, (il samizdat dell’allora URSS e paesi satelliti). Quella che trovi se la cerchi E che internet rende oggi facilmente fruibile. Basta volerla cercare.

Allora si può fare a meno della tv. Sicuramente di certa tv. Anche senza il «Mentana Condicio».

mercoledì 24 marzo 2010

Il Presidente oncologo

Vi ricordate il prof. Di Bella? Si, proprio quello che prometteva di vincere il cancro con le sue pozioni. Ha un erede. Quello che Massimo Gramellini chiama il guaritore. E che io chiamo il Presidente oncologo. Già, questa proprio ci mancava!

"L’altra sera, girovagando fra i canali, mi sono imbattuto in un volto ispirato che, dal palco di una piazza, inneggiava all’amore e urlava: entro il 2013 vogliamo vincere il cancro. Giuro, diceva proprio così. Vo-glia-mo vin-ce-re il can-cro. Non la disoccupazione. E nemmeno lo scudetto. Il cancro, «che ogni anno colpisce 250 mila italiani». Sulle prime ho sperato fosse il portavoce del professor Veronesi e ci stesse annunciando uno scoop mondiale. Così ho telefonato a uno dei 250 mila, un caro amico che combatte con coraggio la sua battaglia, e gli ho dato la grande notizia. Come no?, ha risposto, adesso però ti devo lasciare perché sono a cena con Vanna Marchi.

Ho degli amici molto spiritosi. Mi auguro che tutti i malati e i loro parenti la prendano allo stesso modo. E anche tutti i medici che in ogni angolo del pianeta si impegnano per raggiungere quell’obiettivo. In Italia con qualche problema in più, dato che il governo che entro tre anni intende vincere il cancro ha ridotto i fondi per la ricerca scientifica. Vorrei sorriderne, come il mio amico. Ma stavolta non ci riesco. Ho perso i genitori e tante persone care a causa di quel male. E allora: passi per le barzellette, le favole e persino le balle. Fa tutto parte del campionario di iperboli del bravo venditore e il pubblico ormai è assuefatto allo show. Ma anche a un’alluvione bisogna mettere un argine. Bene, per me il cancro rappresenta quell’argine. Non è: un milione di posti di lavoro. Non è: meno tasse per tutti. Il cancro è una cosa seria. E lui, che lo ha avuto e lo ha vinto, dovrebbe saperlo.
"

domenica 21 marzo 2010

La sussidairietà inversa di Formigoni e l'antifederalismo della Lega

Governo Berlusconi con Sacconi e giunta Formigoni con l’assessore Boscagli riducono le risorse per il sociale e ne accentrano una parte sempre più significativa. Di fatto i Comuni lombardi hanno ricevuto complessivamente (compreso il nuovo fondo per la non autosufficienza introdotto con il 2009) nel 2008 182,7 milioni di €, nel 2009 212,6, nel 2010 168,9 con una diminuzione netta in tre anni di 13,8 milioni di € pari a -7,5%. Per i Comuni lombardi ora è l’ora delle scelte difficili: diminuiscono le risorse trasferite da Stato e Regione e non ci sono più le entrate dell’ICI, il rischio è quello del taglio dei servizi già in essere proprio nel momento più grave della crisi economica e sociale. Ma ci sono due cose gravi: la prima è che Stato e Regione Lombardia con una mano lanciano il fondo per la non autosufficienza, rivolto ad azioni soprattutto domiciliari a favore di persone anziani non più autosufficienti e di persone disabili, e con l’altra tolgono una cifra maggiore dai finanziamenti ordinari; la seconda aumentano sensibilmente le risorse per azioni di contributi ai singoli cittadini dati direttamente da Roma e dal Pirellone, cercando di utilizzare questi strumenti per aumentare il consenso per chi governa in maniera strumentale. Infatti la Regione Lombardia in due anni ha aumentato la trattenuta di risorse sociali per la gestione diretta, proprio in prossimità delle elezioni, da 8,7 a 34,3 milioni di €, trattenendosi così circa il 17% dei fondi.

Scelte che mettono a rischio i servizi sociali nei Comuni lombardi: nel 2010 avranno il 57,6% in meno di risorse per i servizi sociali derivanti dal Fondo nazionale per le politiche sociali rispetto al 2008: da 92 a 39 milioni di €. Il taglio è causato da una diminuzione da parte dello Stato (- 27%) e in misura maggiore dal fatto che la Regione Lombardia si è trattenuta una quota significativa: 34,3 milioni rispetto ai 8,7 di due anni prima, pari a circa il 17%: una spugna pericolosa. Diminuisce ma di poco il fondo regionale (85,9 anziché 90,7) e si aggiunge il fondo per la non autosufficienza che compensa solo parzialmente la perdita del fondo nazionale. Complessivamente i Comuni nel 2010 passano da 182,7 a 168,9 milioni di € (-7,54%) rispetto a due anni fa. A rischio i servizi.

Insomma: Formigoni e i suoi alleati ci raccontano un sacco di bufale. Chssà se i lombardi se ne accorgeranno?

venerdì 19 marzo 2010

Perle di ... saggezza

Dice uno dei candidati alla carica di Sindaco del comune di Saronno, probabilmente in crisi di notorietà: "L’avere nel governo cittadino l’apporto del più noto conoscitore d’arte italiano sarebbe proprio una disgrazia per la nostra città? Un personaggio come Vittorio Sgarbi – al di là del carattere istrionico e vulcanico – potrebbe solo fare bene e sottrarre Saronno ad un provincialismo soffocante, che ci rende solo spettatori o, al massimo, insignificanti ed ancillari tributari di Milano".

Dice il più noto conoscitore d'arte italiano corteggiato dal candidato sindaco: "il trans vero e' Casini, in base al ragionamento che l'amante ideale e' quella che cambia sempre posizione".

Vere perle di saggezza, non c'è che dire! Politica alta, non provinciale come quella che si fa a Saronno !

giovedì 18 marzo 2010

Maroni Roberto: bocciato !

"Qui (in Lombardia, ndr) - scrive il magistrato Roberto Pennisi nella relazione 2009 della Direzione distrettuale antimafia di Milano - diverse decine di associati di ‘ndrangheta, attraverso estorsioni, usura, riciclaggio, omicidi e ferimenti, detenzione illecita e porto di armi comuni e da sparo, stupefacenti, rapine sono riusciti ad ottenere il controllo completo del territorio dell’area geografica, imponendo, fra l’altro, regole imprescindibili – quali il pagamento di quote sui ricavi di azioni delittuose – e conferendo agli associati facoltà di mutuo soccorso dirette ad assicurare, con qualunque mezzo, il sostentamento dei sodali anche in caso di detenzione. Il tutto per conservare la gestione monopolistica non solo delle attività criminose, ma anche di interi settori produttivi della zona, commissionando a tale scopo reati contro la persona di estrema gravità e realizzati con modalità esecutive spettacolari, anche nei confronti di appartenenti alla stessa organizzazione".

Mi auguro che l’arresto di Matteo Messina Denaro sia vicino. E sarei disposto a non considerarlo il colpo di teatro che Berlusconi sta sicuramente preparando in vista delle elezioni, se avvenisse nei prossimi giorni.
Ma non rinuncio a chiedere conto al varesino ministro dell’interno di quanto scrive la DDA milanese. Ma come, sig. ministro: non ci aveva spiegato che l’ordine pubblico in Lombardia necessitava delle ronde? Non ci aveva ripetuto fino alla nausea che il problema principale è dato dalla presenza degli immigrati? E il suo partito non ripete continuamente che è di loro che dobbiamo avere paura?

Lei sa, sig. ministro, che il sonno della ragione genera mostri. Ma forse non sa che il risveglio dei lombardi potrebbe essere prossimo. E che risvegliandosi chiederanno conto a chi li ha addormentati raccontando loro la favola di un paese che non c’è.

Resistenza

Scrive Massimo Gramellini su La Stampa, che nei Paesi normali, un capo del governo che urla a un’autorità dello Stato «fate schifo», «siete una barzelletta» e ordina di chiudere un programma del servizio pubblico sarebbe costretto ad andarsene nel giro di un’ora. Sempre in quei famosi Paesi, quando un’autorità dello Stato viene trattata dal capo del governo alla stregua di una cameriera, si dimette in un sussulto d’orgoglio oppure esegue l’ordine. Ma noi siamo nella terra degli arlecchini: più servili che servi. Tutti inchini e promesse, niente sostanza. Attraverso il sipario trasparente delle intercettazioni osserviamo questi funzionari mentre si sorbiscono le reprimende del Capo in silenzio (il silenzio degli Innocenzi). Cercano di ammansirlo con parole vaghe, alzano fumo, ma alla fine che fanno? Niente. Lasciano Santoro al suo posto (per fermarlo un misero mese hanno dovuto appiedare pure Vespa) e il Cav. in preda a un delirio di onni-impotenza. Poi, passata la tempesta telefonica, si sfogano con gli amici: «Aho’, quello me manda a fare in c. ogni tre ore!». E lo dicono senza dignità, ma anche senza paura, come se la loro essenza millenaria di burocrati li mettesse al riparo persino dalle ire del padrone.

E conclude: Montanelli sosteneva che durante il ventennio l’unica resistenza al fascismo la fecero gli impiegati pubblici, contro l’abolizione della pausa cappuccino. Chinavano il capo, allargavano le braccia. E continuavano ad andare al bar. Fu pensando a loro che Mussolini ammise: «Governare gli italiani non è difficile, è inutile». Una grave iattura, certo, ma talvolta consente di evitarne di peggiori.

Come ricordavano i ragazzi della Rosa Bianca(quella vera!) nei loro volantini i "regimi" si evitano se ciascuno, ogni giorno, prende coscienza di ciò che gli avviene attorno e "resiste". Democraticamente. Ma fermamente.

mercoledì 17 marzo 2010

Cattaneo, l'assessore alle inaugurazioni

Sabato 13 marzo, viaggio prova del Frecciarossa da Milano Rogoredo a Malpensa.
Naturalmente record di velocità, mobilitazione generale di tutti i lavoratori delle Nord, chiamati di gran carriera al lavoro per garantire che tutto filasse liscio, parata di telecamere e giornalisti per immortalare l’ormai mitico assessore Cattaneo, che, tronfio come non mai, si lancia in spericolate previsioni: “in un’ora e mezza si potrà andare da Bologna a Malpensa, in due ore da Firenze a Malpensa”.
Fantastico assessore ! I bolognesi e i fiorentini sono trepidanti, in attesa del magico momento in cui, dopo due ore di treno, potranno sbarcare a Malpensa. E una volta sbarcati a Malpensa cosa faranno ? Un caffè, una visita al duty free o che altro ?
In compenso i pendolari lombardi, ieri, come oggi, come domani, sono alle prese con treni vetusti, in ritardo e sporchi.
Ma a Cattaneo cosa volete che importi ? Lui non è assessore ai trasporti, lui è l’assessore alle inaugurazioni.

sabato 13 marzo 2010

Così buono che non lo vuole nessuno

Ci sarà tempo fino al 19 marzo per richiedere il "Buono famiglia 2010"(*), presentando la domanda presso le ASL. La Giunta regionale della lombardia ha infatti deciso, di spostare i termini della presentazione delle domande dal 5 al 19 marzo prossimo. E di rendere contemporaneamente meno stringenti i requisiti necessari per fare richiesta.

Ma sembra che la proroga non basti perchè i lombardi ne facciano richiesta. Neppure con i nuovi requisiti.
Prova ne è che ieri mattina (12/3) è arrivato un ordine di servizio a referenti e direttori dei distretti ASL della Lombardia che li ha precettati per le giornate del 13 e 14 marzo in modo da essere presenti in tutte strutture per anziani e per non autosufficienti per la promozione del buono famiglia regionale ai parenti degli ospiti.

Caro presidente Formigoni, questi sono i mezzi ai quali devi ricorrere quando proponi provvidenze fatte per la campagna elettorale più che per i reali bisogni dei cittadini Lombardi.
Mi permetto suggerirti qualche (costosa) inaugurazione in meno e qualche attenzione in più a chi ha veramente bisogno.

(*)Il "Buono famiglia" è il contributo di 1.300 euro a favore dei nuclei a basso reddito che hanno a carico anziani ricoverati in case di riposo o disabili in residenze assistenziali, che presentino almeno una delle seguenti due condizioni: avere nel proprio nucleo familiare almeno un figlio, anche in affido, minorenne e un indicatore della situazione di reddito familiare (ISR) non superiore a 22.000 euro, o percepire ammortizzatori sociali a causa dell'interruzione o sospensione del rapporto di lavoro.

giovedì 11 marzo 2010

Legittimo impedimento: legge “fotografia” delle vicende del Presidente del Consiglio

Legittimo impedimento: un’altra legge “fotografia” delle vicende personali (e penali) del Presidente del Consiglio dei ministri

Ho pubblicato sulla home page del sito un intervento del prof. Giorgio Grasso sulla legge approvata nella serata del 10/3 dal Senato della Republica. Invito a leggerlo.

Quello approvato è un provvedimento che, sostanzialmente, esonera il Presidente del Consiglio dal comparire in tribunale in quanto (costantemente) impegnato nelle attività di governo.

Eppure una soluzione ci sarebbe per far si che anche Berlusconi fosse uguale agli altri cittadini di fronte alla legge. Almeno in questo caso.
Se le costante riduzione delle risorse a disposizione della giustizia non impedisse ai tribunali lo straordinario, il Presidente del Consiglio potrebbe essere invitato a comparire nel tempo che riserva alle numerose e variamente frequentate feste a palazzo Grazioli.

A meno che i suoi espertissimi legali non riescano a dimostrare che proprio questa è la sua vera attività di governo.

lunedì 8 marzo 2010

Il sonno della ragione genera mostri

«Per un popolo civile non vi è nulla di più vergognoso che lasciarsi " governare", senza opporre resistenza, da una cricca di capi privi di scrupoli e dominati da torbidi istinti. (…) Ma vi domando: perché non reagite, perché tollerate che questi tiranni vi spoglino progressivamente, in modo aperto o velato, di un diritto dopo l'altro, fino a quando un giorno non rimarrà più nulla, null'altro che una macchina statale comandata da criminali e ubriaconi? (…)

Non nascondete la vostra viltà sotto il velo della prudenza. Ogni giorno in cui indugiate ad opporvi a questo mostro infernale, aumenta sempre più, come una curva parabolica, la vostra responsabilità. (…)

Molti, forse la maggior parte dei lettori di questi volantini, non sanno con esattezza in che modo potrebbero fare resistenza. Non ne vedono alcuna possibilità. Cercheremo di dimostrare loro che ciascuno può contribuire alla caduta di questo regime. Non sarà certo possibile preparare il terreno per il rovesciamento di questo "governo", mediante una resistenza individuale, da solitari amareggiati, e tantomeno si potrà in tal modo affrettarne la caduta (…)»

(dai Volantini della Rosa Bianca)

Non c’è soluzione di continuità tra il decreto salva liste-PdL e molte leggi e decreti cui Berlusconi ci ha abituato. Per questo non sorprende.
Non per questo non indigna. Ancora una volta si è imposto al Paese che il sultano è legibus solutus e con esso i suoi vassalli, valvassori e lacchè.

Ma c’è di più. Ed è forse questa la novità più incresciosa.
Si è umiliata la Presidenza della Repubblica. Si è umiliata la massima carica istituzionale; la suprema garanzia della convivenza repubblicana.
Soprattutto si è umiliato l’uomo. Giorgio Napolitano. Il quale ha, saggiamente, evitato che lo scontro istituzionale raggiungesse il punto di non ritorno. Considerando interpretativo un testo che nulla interpreta, ma tutto riscrive. A vantaggio del sultano e dei suoi adepti. Ancora una volta.

A Napolitano la mia stima e solidarietà per la saggezza dimostrata. Per aver operato secondo il mandato costituzionale. Almeno lui!
Alla politica, quella vera, quella a servizio dei cittadini, il compito più difficile: risvegliare gli italiani dal sonno della ragione. Prima che generi più mostri di quanto una democrazia possa sopportarne.

sabato 6 marzo 2010

Decreto salva PdL: l'arroganza di un potere al tramonto

Rosy Bindi, presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, ha criticato duramente il decreto salva-elezioni. «Il governo ha intera la responsabilità di aver consumato un'ultima violazione delle regole democratiche», ha dichiarato in una nota. «Dopo le leggi ad personam per tutelare interessi privati del premier, ecco che si fanno le leggi su misura per le liste regionali del Pdl per sanare i pasticci provocati dai loro dirigenti locali», ha aggiunto, «si vogliono coprire le divisioni, i malumori, le inadeguatezze del centrodestra e si trucca la partita elettorale per vincere, costi quel che costi».

«Non accettiamo questa arroganza del potere che calpesta i principi della democrazia e mette a rischio i fondamenti della convivenza civile», ha spiegato, «mobiliteremo tutti i democratici del Paese, e anche tra gli elettori del centrodestra sono tanti quelli che oggi sono le prime vittime di una classe dirigente di irresponsabili e di azzeccagarbugli». Per Bindi, «il voto di marzo sarà anche l'occasione per far vedere che si sta allargando il divario tra il centrodestra e il sentire profondo degli italiani».

venerdì 5 marzo 2010

La politica e il possibile


Cari amici del blog vi invio questa prima lettera dalla campagna elettorale. Il "caos liste" sta rischiando di trasformare la politica da l'arte del possibile al luogo dove tutto è possibile. Ma non per tutti. Noi abbiamo intrapreso strade diverse. E proseguiamo sereni.

giovedì 4 marzo 2010

Immigrazione e campagna elettorale

Ragionare di immigrazione in campagna elettorale sembra essere impossibile. Molto più facile sentire slogan pregiudiziali se non ideologici. Quasi che l’elettore debba essere considerato incapace di un giudizio razionale. Non sono di questo avviso e torno quindi a parlarne su questo blog.

Il 17 Febbraio scorso la Commissione Episcopale per le Migrazioni ha emesso un comunicato stampa che così riassumo.
1. I fatti di Rosarno dimostrano che la carenza di progettualità politica e l’assenza delle istituzioni diventano causa di sfruttamento e conflittualità sociale. I fatto di via Padova a Milano evidenziano come l’esclusione sociale e la ghettizzazione provocano scontri tra etnie e crescente conflittualità.
2. Gli sgomberi di campi rom, senza un progetto preciso che tuteli le famiglie e i minori, costituiscono un attacco ai diritti delle persone e delle famiglie, oltre che un motivo ulteriore per esasperare le relazioni tra le persone coinvolte.
3. Nell’apposito capitolo del Dossier Caritas/Migrantes 2009, estrapolando le denunce presentate contro autori noti ed equiparando le classi di età tra italiani e il numero effettivo degli immigrati si arriva a stabilire un uguale tasso di criminalità tra italiani e stranieri residenti. E’ pertanto impropria ogni criminalizzazione pregiudiziale e generalizzata degli immigrati.
Il comunicato si conclude con un l’auspicio che i temi della giustizia sociale e dell’integrazione ritornino al centro dei programmi e delle politiche locali, evitando che la tematica dell’immigrazione sia usata pregiudizialmente e ideologicamente per scopi elettorali.

Navigando i siti di molti candidati, non pochi dei quali si definiscono cattolici, si trovano proposte di significato diametralmente opposto. Non politiche di integrazione, ma tolleranza zero. Non promozione di reciproca conoscenza culturale, religiosa, di stili di vita, ma ronde. Non proposte ragionate, ma slogan ad effetto. Molti luoghi comuni.

Eppure resto convinto della innata capacità di integrazione dei lombardi. Peraltro molto più profonda di quanto certi slogan di politici vorrebbero far intendere.

martedì 2 marzo 2010

Se il torrente Lura non lambisce l’Europarlamento

Evidentemente il torrente Lura non lambisce l’Europarlamento.

E’ questa la sconsolata conclusione alla quale giungo leggendo le dichiarazioni di Lara Comi in merito alla petizione per il risanamento del Lura, da me condivisa durante la riunione con i 5 candidati alla carica di Sindaco del comune di Saronno. Che un parlamentare europeo della mia città sia contraria a sollecitare la Regione a mantenere l’impegno di migliorare lo stato di salute del torrente Lura, lascia sconcertati.

La mozione di Alberto Paleardi chiede una cosa molto semplice: che la regione rispetti gli impegni presi e porti il livello qualitativo delle acque del Lura a “buono”. Non è una nostra trovata elettorale. E’ un impegno previsto dalla direttiva 60/2000 della Comunità Europea, come recepita dalla legge 152/2006 all’art 77 . Secondo il dettato di tale articolo, la Regione Lombardia è già inadempiente in quanto avrebbe dovuto conseguire lo stato qualitativo “sufficiente” entro il 31/12/2008.

Rinviare ora al 2027 l’impegno al raggiungimento del livello “buono”, oggi previsto per il 2015, significa rinviarlo sine die. Forse Comi dimentica che nel 2015 il nostro territorio sarà sotto i riflettori del mondo con l’Expo. Possiamo permettere che Saronno e il saronnese presentino il bacino del Lura non come un’attrazione naturalistica, ma come una cloaca e cielo aperto? Personalmente sono convinto di no, ma attendo che l’onorevole Comi si pronunci.

Per quanto riguarda il tavolo di lavoro proposto dalla Comi, mi vedo costretto a rammentarle che questo esiste già. E dal lontano 2004. Si chiama “CONTRATTO DI FIUME OLONA – BOZZENTE – LURA”. E’ sottoscritto da tutti i soggetti istituzionali interessati (Regione Lombardia, Amministrazioni Comunali (77 tra cui Saronno, nda), Amministrazioni Provinciali di Milano, Varese e Como, Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) di Milano (Provincia), Varese e di Como, ARPA Lombardia, Autorità di Bacino del fiume Po, Agenzia Interregionale per il Po (AIPO), Ufficio Scolastico Regionale Per la Lombardia). E’ quindi qualcosa di ben più cogente del tavolo di lavoro di cui parla. Peraltro, sarei curioso di sapere se la proposta dell’on. Comi non sottintenda una sconfessione dell’operato del presidente Formigoni che, stando al dettato dell’art 6, fa parte del Comitato di coordinamento del Contratto di Fiume ed ha l’ obbligo di convocarlo invitando tutti i sottoscrittori almeno una volta all’ anno.

Qui non si tratta di istituire tavoli, ma di mantenere gli impegni presi.

Altro dato estremamente interessante fornito sempre da Lara Comi sono i 14 milioni e 190mila € che la Regione avrebbe erogato nell’ ambito del contratto di fiume, che ha come primo obiettivo strategico il risanamento delle acque anche del torrente Lura. Le saremmo molto grati se spiegasse ai saronnesi a cosa sono serviti: l’ acqua del nostro torrente, è ben visibile da tutti, presenta un livello di qualità pessimo sia prima che dopo le somme che sarebbero state spese spese.

Purtroppo le elezioni regionali si avvicinano. E mentre il torrente Lura muore, il presidente Formigoni inaugura.

Se Lara Comi ritornerà sui suoi passi, i saronnesi non potranno che esserne contenti.

domenica 28 febbraio 2010

Perchè vi candidate?

“Perché vi candidate?” Questa la domanda che sabato 27 febbraio il quotidiano Avvenire ha rivolto ai candidati alle elezioni del 28-29 marzo prossimi (http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire).

Rispondo volentieri. Rispondo da candidato al Consiglio regionale della Lombardia in provincia di Varese per il PD. Rispondo attingendo ai valori nei quali credo. Alla storia dalla quale provengo: quella dell’associazionismo e del cattolicesimo democratico.

Nella mia città, Saronno in provincia di Varese, sono stato eletto più volte in Consiglio comunale. Un impegno di assoluto volontariato, come è facile immaginare. Mi hanno dato fiducia tanti saronnesi, tanti amici che mi conoscono. Nessuno mi ha mai offerto il suo sostegno in cambio di qualcosa che non fosse la condivisione di un modello di città, di comunità, di società. A nessuno ho mai chiesto un contributo per le mie campagne elettorali che non fosse basato sulla condivisione e la diffusione di ideali e progetti concreti. In altre parole ho sempre accettato la sfida di candidarmi per contribuire ad una società possibilmente migliore. Per tutti.

Oggi, candidato al Consiglio regionale della Lombardia ho deciso di fare lo stesso. Sul mio materiale elettorale scrivo: “Voglio condurre una campagna elettorale sobria e in sintonia i valori nei quali credo. Più basata sulla collaborazione degli amici e dei molti che hanno fiducia in me che su costose spese pubblicitarie”.

Oggi, tra le mie proposte agli elettori, c’è quella che ho battezzato “Per una politica più sobria”. Cioè ridurre del 50% la retribuzione dei consiglieri regionali della Lombardia. Attualmente superiore ai 12.500 €/mese netti. Per un costo, a carico della comunità, di quasi 18 milioni di € l’anno. Con i soldi risparmiati (almeno 8 milioni di €/anno) propongo di istituire un fondo a disposizione del Consiglio regionale (non della Giunta) con il quale finanziare interventi a favore di chi perde il lavoro; delle famiglie in difficoltà; dei giovani che faticano a trovare occupazione stabile. Ma anche di artigiani, piccoli imprenditori e giovani professionisti travolti dalla crisi. Si potrebbe iniziare destinando una parte di questi soldi al fondo Famiglia e Lavoro, ma non solo.
E’ un segno, non la soluzione di tutti i problemi. Ma i segni hanno una grande forza. E',credo, la sfida di essere lievito. E la politica ne ha bisogno.

Rispetto profondamente chi dalla sua professione ricava legalmente e legittimamente decine o centinaia di migliaia di € al mese. Ma la politica non è una qualunque professione, è un servizio alla comunità. Se lascia intendere che la si sceglie per soldi, perde di credibilità. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Peraltro a me risulterebbe difficile convincere un cassintegrato, un anziano con mille € di pensione, un giovane precario o un artigiano che chiude bottega che per occuparmi dei suoi problemi voglio 12.500 € netti prelevati dalle sue tasse. Noto, invece, che non per tutti è così, visto che questa proposta riscuote molta indifferenza tra i colleghi candidati dei diversi schieramenti. E che i media non le dedichino che poche righe. Sarà così anche per Avvenire?

giovedì 25 febbraio 2010

La famiglia e il Governo del fare ... niente

«Caro Carlo, sono d’accordo con te sulla necessità di dare quanto prima alle famiglie numerose e monoreddito un segnale positivo, poiché il Governo riconosce nei nuclei familiari con figli non solo una fonte di solidarietà e di affetti, ma anche una risorsa preziosa per il futuro della società». Cosi rispondeva Silvio Berlusconi al sottosegretario Giovanardi che gli sollecitava un impegno concreto del Governo a favore della famiglia. Era il settembre 2009.

«Come Forum avevamo chiesto che per il 2010 lo stanziamento previsto nel 2009 per il "bonus famiglia" (2,4 miliardi di euro) venisse destinato per avviare una riforma fiscale per riconoscere i diritti delle famiglie con figli, ma la risposta è stata cancellare totalmente questa cifra. L’esito, in Finanziaria, è "zero per misure esplicite per la famiglia"» Così scrive Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. Siamo al Febbraio 2010.

In quale situazione vivano realmente le famiglie italiane lo certifica la Banca d’Italia: il venti per cento dei nuclei familiari deve cavarsela con un reddito mensile inferiore a 1.281 euro. Ora, in tempo per le elezioni regionali, c’è chi scopre la famiglia dopo 15 anni di governatorato e propone un “bonus” dalle caratteristiche un po’ bizzarre.

Non sorprende che dopo tante brillanti prove del “Governo del fare … niente” il Forum delle associazioni familiari voglia proporre ai candidati alle elezioni regionali la sottoscrizione di un manifesto con una serie di impegni. Che sintetizzo così: 1.Promozione della famiglia fondata sul matrimonio; 2.promozione di politiche non assistenziali ma capaci di riconoscere il protagonismo sociale delle famiglie; 3.finanziamento di interventi a tutela della maternità, oppure per facilitare la conciliazione tra famiglia e lavoro, o per sostenere le famiglie con persone fragili e non autosufficienti al proprio interno.

Conclusione: prese a pesci in faccia dal governo del fare niente, le famiglie italiane si appellano alle Regioni.

Da parte mia leggerò con attenzione le richieste del Forum e renderò pubblica la mia decisione in merito alla sottoscrizione del manifesto.

mercoledì 24 febbraio 2010

Migranti: pericolo o risorsa?

Riporto da rmfonline (www.rmfonline.it) l'editoriale di Massimo Crespi.
Tratta un argomento attuale. Ma lo tratta in modo inusuale per molti oggi. Sicuramente lo tratta in un modo che potrebbe apparire controproducente per chi, come me, è in campagna elettorale e chiede voti per le elezioni regionali. Ma sono argomenti sui quali non possiamo non confrontarci. A partire da questo blog. Ne va del domani nostro e dei nostri figli.


Non abbiamo ancora sentito nessuno sostenere che uno straniero rappresenti una ricchezza; una ricchezza per chi lo accoglie, siano singoli oppure comunità di persone. Nessun servitore della collettività, uomo politico, dell'istituzione, si esprime così: "L'immigrazione? Bene!", "Gli extracomunitari? Vengano, presto!"; al massimo, ma proprio al massimo, si dichiara che si tratta di risorse da impiegare. Se non delle mere opportunità, delle realtà da controllare e sfruttare; più spesso che si tratta soltanto di questioni problematiche, di affari da evitare, pericolosi persino per se stessi. Per tanti, delinquenza e basta.
Ma perché? Perché non si può considerare l'extracomunitario maghrebino come un dono, colui che ci offre un'occasione unica di confronto, una possibilità di crescita eccezionale. Semplicemente, un uomo mai visto che possiede qualcosa che ci manca e che non avremo mai se non lo accogliamo ascoltandolo, se non lo osserviamo cercando di comprenderne lo spirito, la forza che lo anima; se non lo imitiamo, desiderando essergli simile allorché dimostra di saperci fare. Se non lo esaudiamo, come dovremmo fare per l'appartenenza alla medesima famiglia.
Probabilmente, vorremmo essere come lui, pensiamoci bene: non gradiremmo un poco della sua tempra, del suo coraggio; non apprezzeremmo un poco della sua semplicità, della modestia? Non cederemmo all'istante per avere garantito quello stesso calore che lo circonda e quel sorriso disarmato? Ma quando ad un conoscente, che alla vista del colore di un viso leggermente differente o presunto tale ci allertava sulla presenza del "mao mao" o del "talebano" se non del "negher" (alla padana), domandavamo "Cosa ti disturba?", comprendevamo che con quegli epiteti rivelava qualcosa che gli rodeva dentro; quando si scopriva in quegli occhi scuri, si vedeva in quei panni demodé, desiderando invece morbosamente distinguersi, stare su, più in alto, più padrone, meno schiavo...
Ci siamo accorti di esserci distratti un po' troppo coi pensieri, qui in fondo alla chiesa, mentre siamo già allo scambio del segno della pace; così, composti e senza mai voltarci troppo indietro, allunghiamo timidamente la nostra mano secca ed infreddolita nel vuoto intorno a noi, cercandone un'altra e sperando non ci sia. Ne troviamo una sudaticcia accanto. Toh!, è di quel napoletano che fa il professore. Pace! Pace! Guardiamo il prete nigeriano abbracciare con trasporto tutti quanti i chierichetti ed ascoltiamo la vecchia dietro di noi commentare: "l'è n'negher, ma l'è brau, chel don lì!" (è un negro, ma è bravo quel sacerdote!).
Finisce la messa; oggi si è meditato su Sant'Agostino, un grandissimo della cattolicità, africano ed immigrato.

di: Massimo Crespi

martedì 23 febbraio 2010

Prima proposta: per una politica più sobria. A partire da me

La prima proposta della mia campagna elettorale riguarda i Consiglieri regionali. Quelli come me, se mi darete il vostro sostegno e sarò eletto.

La Lombardia è una delle regioni economicamente più avanzate del mondo. Eppure migliaia di famiglie vivono il dramma della Cassa Integrazione. Altrettanti giovani faticano ad accedere al mercato del lavoro o lo fanno con contratti di precariato che si perpetuano negli anni. Decine di migliaia di anziani vivono con meno di 1.000 euro al mese. Centinaia di piccole aziende chiudono. Molti professionisti, soprattutto giovani, attraversano forti difficoltà.

Di fronte a questo scenario considero uno schiaffo a molti cittadini che ai Consiglieri regionali della Lombardia vada uno stipendio netto di 12.500 euro al mese. Con un costo per la comunità superiore ai 17 milioni di euro l’anno.

Avanzo quindi una proposta precisa: ridurre del 50% tale retribuzione. Recuperare risorse fino a 8 milioni di euro. Con questi soldi costituire un fondo del Consiglio regionale da utilizzare per gli interventi sociali più urgenti. Per il 2010 propongo metà dei soldi risparmiati siano destinati al “Fondo Famiglia e Lavoro” istituito dal card. Tettamanzi per chi ha perso lavoro e stipendio. La parte restante ad altre realtà vicine ai bisogni della gente di Lombardia che il Consiglio individuerà.

E' una proposta che vuole tenersi lontana dal populismo e dall'antipolitica. Anzi, che vuole ricostruire la fiducia delle persone nei politici, prima che nella politica. Per uno stile improntato a sobrietà. Perchè fare politica torni ad esere un servizio alle persone e alla società. Non un modo per garantirsi un lauto stipendio.

Mi auguro che molti candidati al consiglio regionale la condividano e dichiarino di volerla sostenere. Ad iniziare dagli amici candidati come me nelle liste del PD.
Mi auguro anche che ciascun elettore chieda al candidato che vuole votare come si schiera su questa mia proposta.

(sul mio sito www.augustoairoldi.it è possibile trovare i dettagli della proposta)

lunedì 22 febbraio 2010

Perchè mi sono candidato al Consiglio Regionale della Lombardia

Inizio questo confronto motivando l'accetazione della candidatura al Consiglio regionale della Lombardia. E per chi vuole rimando al mio sito www.augustoairoldi.it.
E' una candidatura che nasce dalla richiesta di molti amici e tra loro l'intero circolo saronnese del Partito Democratico. Sono state richieste pressanti, che mi hanno indotto a riflettere.

Ho accettato perché credo che l'impegno Regionale possa essere l'evoluzione degli anni di impegno cittadino e provinciale. Ho accettato perché credo che noi lombardi possiamo essere più fedeli ai nostri valori di giustizia, accoglienza e solidarietà senza per questo venire meno alla nostre capacità imprenditoriali e alla nostra innata inclinazione verso il nuovo. Ho accettato perché ritengo opportuno provare a rappresentare le necessità del vasto comprensorio del saronnese. Ho accettato, io, cattolico, di farlo dentro il PD perché credo nel progetto originario di una casa comune per quanti, cattolici, non credenti e diversamente credenti, hanno a cuore l'impegno per il bene comune. Ho accettato pur conscio delle difficoltà dentro e fuori il Partito Democratico.

Una politica più sobria e più vicina alla gente. Una Regione più attenta all’emergenza lavoro per le famiglie che lo perdono, i giovani che non lo trovano, gli artigiani e i piccoli imprenditori che chiudono. Un modello economico/sociale che non ci costringa in continua emergenza ambientale. Un sistema di trasporti finalmente efficiente. Una formazione scolastica che sia veicolo di ingresso nel mondo del lavoro. Una sanità che metta al centro la persona piuttosto che il profitto. Se, come me, credi che questi siano obiettivi per i quali valga la pena impegnarsi, possiamo raggiungerli insieme.

Voglio condurre una campagna elettorale sobria e in sintonia con i valori nei quali credo. Più basata sulla collaborazione degli amici e dei molti che hanno fiducia in me, che su costose spese pubblicitarie. Possiamo collaborare a partire dal mio sito www.augustoairoldi.it dove troverete qualche notizia su di me e le mie proposte. Possiamo partire da quest blog con il quale rimanere in contatto e dialogare.

Lavorando assieme per il bene comune della gente di Lombardia, forse riusciremo a raggiungere un risultato importante.

Augusto Airoldi