La crisi finanziaria ed economica ha contribuito a diffondere il termine “bolla” finanziaria.
Per la loro natura e-mozionale le bolle sono applicabili a tutti quei settori dove l’uomo viene indotto a decidere da fattori emozionali più che da quelli razionali. La sensibilità a questo tipo di messaggi ha ispirato molte campagne di marketing orientandole verso un modello di consumismo diffuso.
Questa modalità di comunicazione si è estesa, da tempo, alla comunicazione politica. Molti partiti hanno imparato a fare appello ai desideri, se non agli istinti, degli elettori. Così che, questi ultimi, finiscono per scegliere quei partiti che dicono ciò che loro desiderano. Non necessariamente la verità, che può essere dolorosa e quindi difficilmente portatrice di consenso.
In questo modo, come nelle bolle finanziarie, il consenso si fonda su aspettative illusorie e i due fattori si alimentano a vicenda. Si corre così il rischio di promesse sempre più lontane dalla realtà e la loro distanza può crescere fino a creare una bolla politica che, prima o poi, scoppia. Inesorabilmente.
E’ il drammatico rischio che corre oggi la Lega.