Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

lunedì 31 gennaio 2011

Indignez vous !

“Il motivo di base della Resistenza era l’indignazione. Noi, veterani dei movimenti di Resistenza, chiamiamo le nuove generazioni a fare vivere e trasmettere l’eredità della Resistenza e dei suoi ideali. Noi diciamo loro: raccogliete il testimone, indignatevi!”.

Così scrive Stéphane Hessel, giovinotto francese di soli 94 anni nel suo pamphlet di sole 32 pagine che sta vendendo centinaia di migliaia di copie.
Hessel è stato partigiano in clandestinità durante l’occupazione nazista della Francia. Deportato a Buchenwald, sfuggì più volte alla morte. Ha partecipato alla stesura della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” ed è stato ambasciatore di Francia in diversi Paesi.

Hessel si indigna perchè ritiene inaccettabile la politica di Sarkozy in quanto "poco attenta ai bisognosi e agli ultimi".

Ma cosa scriverebbe se vivesse in Italia e si accorgesse che, noi  italiani, vittime della sindrome della rana bollita, non sappiamo più indignarci nemmeno delle edificanti vicende di B.?

Non per nulla, mentre in Francia in testa alle vendite nelle librerie troviamo “Indignez-vous!”, in Italia la classifica dei libri del periodo natalizio ha visto in prima posizione Benedetta Parodi - sorellina della più nota Cristina ed anche lei giornalista Mediaset - con “Benvenuti nella mia cucina”, la quale peraltro si piazza anche al settimo posto con “Cotto e mangiato”. 

lunedì 24 gennaio 2011

Non possiamo tacere

Pubblico questa lettera aperta, già,sottoscritta da molti amici, alla quale aggiungo la mia convinta adesione.
Invito chi volesse, credente o non credente, a fare altrettando su FB o sul mio blog.
Augusto Airoldi
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Dopo aver sentito e letto i numerosi interventi di questi giorni sulle vicende giudiziarie del Presidente del Consiglio, non sentiamo il bisogno di intervenire sul merito delle questioni che occupano da troppi giorni le prime pagine dei giornali.
Come politici che tentano di offrire la loro testimonianza cristiana nel servizio alle istituzioni e a questo nostro Paese, ci sentiamo piuttosto in dovere di manifestare la nostra preoccupazione per la deriva che sta interessando in modo sempre più evidente la vita pubblica italiana.
Un’intera generazione politica, e non facciamo differenze di schieramento, rischia di venire precipitata in un formalismo che accompagna alla proclamazione di valori e tradizioni che spesso vengono qualificati con l’impegnativo aggettivo di cristiani, una serie di comportamenti pratici che sconfinano nella categoria dell’a-moralità e pretendono di non diventare oggetto di giudizio in nome dell’assoluta intangibilità della sfera privata e della libertà, altrettanto assoluta, di scelta dell’individuo.
Per chi fa politica la dimensione pubblica non è un accidente o un qualcosa di totalmente separato dalla propria esperienza di vita (anche privata), tanto quanto per chi si definisce credente la testimonianza quotidiana non può essere separata dalle proprie abitudini di vita, anche privatissime. Non si tratta di ergersi a giudici di nessuno; per questo esiste la magistratura nella città terrena e il buon Dio in quella celeste.
Il punto è un altro: il patrimonio morale e culturale di un popolo o di una nazione non sono indipendenti dal comportamento e dalle abitudini di chi in essi riveste ruoli di responsabilità, a qualsiasi livello. Il Vangelo non è tenero con chi si definisce cristiano e rischia di recare scandalo, ovvero di offrire una testimonianza dissonante e contraria rispetto a quanto proclama o afferma di credere: meglio che si leghi una macina al collo e si getti nel mare.
La rilevanza penale di un comportamento è fondamentale per il giudizio terreno di chi è investito del compito di vigilare sul rispetto delle leggi, ma le conseguenze morali e culturali di ogni nostro comportamento vanno oltre il codice penale e toccano elementi più profondi e radicali quali l’ethos collettivo e la possibilità di indicare criteri per vivere una vita buona.
La grave preoccupazione per l’emergenza educativa che ha spinto i vescovi italiani a dedicare un intero decennio della comunità cristiana proprio al tema della trasmissione dei valori, suona purtroppo come profetica: quali modelli offriamo ai giovani? Quali prospettive educative si aprono di fronte ai più piccoli? Che cittadini stiamo formando? Sono domande che, se guardiamo a quello che sta accadendo in questi mesi, rischiano di condurci attraverso riflessioni colme di smarrimento se non di angoscia.

La politica farà le sue scelte e adotterà le sue strategie che condurranno probabilmente a un duro scontro tra chi difende le ragioni del Presidente del Consiglio e chi ritiene che i suoi comportamenti siano lesivi della dignità dell’intero Paese. Questo non toglie però nulla alla necessità di una profonda riflessione sulle conseguenze che abitudini e comportamenti che si trascinano da tempo e di cui i protagonisti si sono a più riprese vantati, rischiano di far precipitare sull’intera società italiana.

Anche dalle gerarchie ecclesiastiche si sono opportunamente levate, negli ultimi giorni e non solo, voci preoccupate al proposito. Nessuno ha titolo per considerarsi paladino esclusivo del cristianesimo in politica e nessuno può arrogarsi il diritto di invocare i valori cristiani, e tanto meno il Vangelo, per difendere le proprie scelte politiche che rimangono, è bene ricordarlo, nel campo dell’opinabile e del provvisorio. Ci piace richiamare, per concludere, un passaggio della Lettera a Diogneto, uno scritto del padri apostolici: i cristiani “dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. (…) Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano” (V,9-11.13). Anche oggi c’è bisogno di cristiani così e di politici che, dicendosi cristiani, abbiano l’umiltà di servire e rifuggano l’arroganza del potere.

Giuseppe Adamoli, Alessandro Alfieri, Emanuela Baio, Mario Barboni, Giovanni Bianchi, Luigi Bobba, Carlo Borghetti, Daniele Bosone, Gianluca Bracchi, Virginio Brivio, Giovanni Burtone, Ezio Casati, Mario Cavallaro, Paolo Corsini, Silvia Costa, Paolo Cova, Paolo Danuvola, Lino Duilio, Andrea Fanzago, Enrico Farinone, Luca Gaffuri, Francesco Garofani, Gianantonio Girelli, Marco Granelli, Lorenzo Guerini, Daniela Mazzuconi, Alessia Mosca, Giovanni Orsenigo, Beppe Pagani, Flavio Pertoldi, Fabio Pizzul, Gigi Ponti, Francesco Prina, Marco Riboldi, Matteo Richetti, Ettore Rosato, Antonio Rusconi, Giovanni Sanga, Fabrizio Santantonio, Carlo Spreafico, Gianluca Susta, Patrizia Toia

Milano, 23 gennaio 2011

domenica 23 gennaio 2011

La tonaca del card. Bagnasco

Corre almeno due rischi la prolusione con la quale il card. Bagnasco aprirà i lavori del Consiglio Episcopale Permanente della CEI domani pomeriggio.

La prima è che i media recepiscano solamente la parte che si occuperà, per ammissione dello stesso Bagnasco, del "caso Ruby". Che sarebbe meglio definire l'ennesimo "caso Berlusconi".
La seconda è che la politica italiana, tanto di destra quanto di sinistra, cerchi di piegare le parole del Presidente CEI ai propri fini. Di tirare Bagnasco per la tonaca.

Sono certo che il PD non commetterà questo errore. Da cattolico che sta nel PD non chiedo alla Chiesa italiana di fare una scelta politica di parte. Piuttosto le chiedo di non rinunciare ad annunciare il  Vangelo. Di non abdicare alla testimonianza della sua alta autorità morale. E di farlo fino in fondo. Perchè, come ricordava Paolo VI, "il mondo crede più ai testiomoni che ai maestri".

In altre parole, di far prevalere la dimensione profetica sulla realpolitik.

domenica 16 gennaio 2011

Le minoranze nel tritacarne e la sfida del dialogo

Sono preoccupanti o tragiche le notizie che hanno accompagnato il passaggio dal vecchio al nuovo anno. Dal rifiuto del Brasile ad estradare Cesare Battisti, alle stragi di cristiani avvenute in Africa e nel Medio Oriente. Un panorama a tinte fosche, di fronte al quale esponenti di primo piano del governo Bossi-Tremonti e Berlusconi non hanno trovato di meglio che rispondere con “la cena degli ossi”. Appuntamento che, vuoi per la banda dei commensali, vuoi per le pietanze servite, meglio si sarebbe potuta definire come “la cena del buco”.
Per fortuna nostra e di tutti gli Italiani, al Quirinale c’è un signore che di nome fa Giorgio Napolitano e di mestiere il Presidente della Repubblica.
E' toccatro a lui, mentre i predetti commensali discutevano come accompagnare il federalismo agli ossi e mandare a casa Berlusconi, affrontare i problemi di questo Paese nel tradizionale messaggio di fine anno. E a ben guardare, al centro del suo intervento, il Presidente non ha messo i giovani. Piuttosto il debito pubblico, la situazione economica, la riforma fiscale, Persino, fatto quasi inaudito di questi tempi per un uomo politico, il richiamo al dovere di pagare le tasse. Il riferimento ai giovani e alle loro difficoltà è servito a ricordare che sono e saranno loro i più colpiti dalle conseguenze devastanti di una politica da altre faccende distratta. Insomma, quindici minuti intensi di “supplenza” durante i quali ha toccato problemi del tutto ignorati dal Governo di Bossi-Tremonti e Berlusconi. Un governo dove la competizione tra chi vuole andare subito al voto e chi è intento ad acquistare nuovi parlamentari alla maggioranza, genera un caos primordiale.

venerdì 14 gennaio 2011

Alfieri del blog

Congratulazioni ad Alessandro Alfieri per la scelta di aprire un suo blog.
Una scelta sicuramente opportuna e, al contempo, impegnativa; soprattutto nel lungo periodo. Molti sono i blog aperti; molti di meno quelli puntualmente aggiornati. Avviene così anche per quelli di Varesenews.

Sono certo che Alessandro ha già in mente più di un argomento da affrontare, come del resto già ha fatto. Ma se proprio volesse accogliere qualche spunto "esterno", mi sentirei di indicare i due seguenti.
  1. Chi troppo chi nulla: l'anomalo caso del Servizio Civile in Lombardia. Esempio? Che il bando recentemente pubblicato preveda di destinare 40 volontari al comune di Varese e ZERO a quello di Saronno, un po' stupisce. Sarà solo per via dei regolamenti, delle graduatorie, dei punteggi assegnati ai progetti e via dicendo,  o sarà anche perchè il Sindaco di Varese è presidente di ANCI Lombardia e sta da una certa parte politica, mentre l'amministrazione di Saronno sta da un'altra parte? In questo caso, stupirebbe molto meno.
  2. Minoranze nel tritacarne. Da alcune settimane è esploso il tema della discriminazione delle minoranze. Soprattutto religiose. In particolare cristiane. Un problema certo latente da tempo, ma che solo recentemente sembra aver superato (per quanto?) il livello di sordità dei media occidentali. Ma, ahimè, un tema che nessun "blogger" di quelli ospitati da Varesenews, ha ancora avuto il coraggio di affrontare. Peraltro un tema di grande laicità. Un tema che il PD non può continuare a gestire sottotraccia o delegare a qualche esagitato.
Buon lavoro, Alessandro.

lunedì 10 gennaio 2011

E' morto Paride Brunetti

E' morto domenica mattina a Saronno all'età di 94 anni, Paride Brunetti, comandante partigiano noto con lo pseudonimo di "Comandante Bruno"

Attivo durante la resistenza nelle zone del bellunese e del Monte Grappa, fu decorato dal generale Mark W. Clark, della 5ª Armata USA, della “Bronze Star Medal”, e nel 1947 dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi della Medaglia d'argento al Valor Militare. Per il suo impegno nella Resistenza, ha avuto anche la cittadinanza onoraria di Feltre (Belluno) e di Vittorio Veneto (Treviso).Si trasferi poi a Saronno, dove, negli anni 70 è stato consigliere comunale per il Pci, e presidente della locale sezione dell'Anpi. Ha svolto un'intensa attività rivolta a promuovere i valori della democrazia, della giustizia e della pace soprattutto verso i giovani. Durante uno di questi incontri disse: «Ho fatto la guerra in Russia e ho fatto la Resistenza. Se qualcuno odia la guerra sono io. La guerra non ha giustificazioni».

Con la scomparsa di Paride Brunetti viene a mancare un prezioso testimone delle vicende che hanno permesso la nascita dell'Italia repubblicana. Scompare una di quelle persone alla quale tutti e ciascuno dobbiamo essere grati.

Ai suoi familiari e parenti i miei più sinceri sentimenti di cordoglio.

venerdì 7 gennaio 2011

Giornata della Bandiera: i moniti di Napolitano


Napolitano consegna una copia della prima
bandiera a Matteo Renzi
Discorso tutt'altro che formale o celebrativo quello del Presidente Napolitano oggi a Reggio Emilia alla Giornata della Bandiera in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Anzi, ha voluto chiarire da subito che a nessuno è concesso non rispettare il Tricolore.

Sottolineo 3 passaggi significativi.

1. "Vorrei rivolgere un vivo incitamento a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizione, a tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni nazionali regionali e locali, perché nei prossimi mesi, al Sud e al Centro come al Nord, si impegnino a fondo nelle iniziative per il centocinquantenario, così da renderne davvero ampia e profonda la proiezione tra i cittadini, la partecipazione dei cittadini, in rapporto ad una ricorrenza da tradurre in occasione di rafforzamento della comune consapevolezza delle nostre responsabilità nazionali".
2.  "... non si chiede - nel celebrare il centocinquantenario - una visione acritica del Risorgimento, una rappresentazione idilliaca del moto unitario e tantomeno della costruzione dello Stato nazionale".
3. "E a forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misura rilevante in una parte del Paese, vorrei dire che il ritrarsi, o il trattenere le istituzioni, dall'impegno per il centocinquantenario - che è impegno a rafforzare le condizioni soggettive di un'efficace guida del paese - non giova a nessuno. Non giova a rendere più persuasive, potendo invece solo indebolirle, legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico".

Bossi ha bofonchiato a stretto giro di posta per quel passaggio che è sembrato indirizzato dritto alla Lega. E' stata una reazione scontata, priva di reale forza politica. Ma le parole del Presidente sono state inequivocabili: aspettiamoci una reazione ben più violenta nelle prossime ore, la finezza comunicativa di Bossi è ben nota!

Tra i destinatari del richiamo alle forze politiche che hanno responsabilità negli enti locali ad impegnarsi a fondo nelle iniziative per il centocinquantesimo c'è anche la maggioranza che amministra Saronno, la mia città. Si sta già lavorando in questa direzione; sarà opportuno non perdere il ritmo. 



lunedì 3 gennaio 2011

Stangata di 1.000 euro. Ma i Consiglieri regionali lombardi non piangono.

I costi per indennità (stipendio) e rimborsi vari ai Consiglieri regionali della Lombardia sono in aumento: da 17.463.000 € del 2010 a 18.380.000 € del 2011
Le associazioni dei consumatori e la CGIA di Mestre concordano: è in arrivo una stangata di oltre 1.000 euro sulle tasche delle famiglie italiane. Tra rincari di alimentari, benzina, tariffe, assicurazioni e servizi bancari, il 2011 sarà “un anno infelice”, con un impatto di 1.016 euro a famiglia.

La voce più consistente che peserà sulle famiglie sarà quella alimentare, con aumenti annui di 267 euro, ovvero del 6%. A seguire i carburanti, per i quali  la spesa aumenterà di ben 131 euro l’anno. Oltre 120 euro in più saranno spesi per il trasporto ferroviario, comprese le tratte dei pendolari, mentre i prezzi della RC auto cresceranno di 105 euro (+10-12%). Aumenti sono previsti anche per le tariffe autostradali (+2%), per quelle del gas (+7-8%) e della luce (+4-5%), per quelle dei rifuiti (+7-8%) e per l’acqua (+5-6%). L’aumento più consistente in termini percentuali è però quello del trasporto pubblico locale (+25-30%).

Se per i lombardi il nuovo anno si prospetta "infelice", molto più contenti sembrano essere i nostri rappresentanti politici regionali, di destra, di centro o di sinistra che siano che, per i loro "emolumenti", avranno a disposizione quasi un milione di euro in più. Infatti, l'unica voce che li riguardi, prevista in diminuzione dal bilancio 2011 della Regione, è quella che va sotto il nome "diaria". Si tratta di una riduzione del 7% circa, non decisa dai nostri Consiglieri regionali, ma dovuta al fatto che questa componente del loro "stipendio" è legata a quella dei parlamentari nazionali. In altre parole questa voce passa da 2.539,08  a 2.411,56 euro mensili. Ma lo stipendio complessivo del Consigliere regionale lombardo continua a veleggiare oltre i 12.000 € netti al mese.

Nei giorni scorsi, l'amico Fabio Pizzul, Consigliere regionale eletto a Milano nelle liste del PD, ha presentato due ordini del giorno per ridurre stipendi e vitalizi: uno è stato stroncato dal voto contrario di Lega e PdL, l'altro giudicato inammissibile dal Presidente del Consiglio Regionale. Una battaglia persa; una guerra appena iniziata.

Ai Consiglieri Regionali del PD eletti in provincia di Varese chiedo un impegno concreto a fianco di Fabio Pizzul. Un impegno che ci consenta di non vergognarci di fronte a quei lombardi, sempre più numerosi, che faticano ad arrivare a fine mese.
Durante la campagna elettorale per le Elezioni Regionali del marzo scorso avevo presentato una proposta che andava proprio in questo senso (cfr a lato Per una politica più sobria e vicina alla gente).
Si potrebbe ripartire da li.

domenica 2 gennaio 2011

La cacciata degli infedeli

Tra i commenti alla strage di cristiani copti in una chiesa di Alessandria d’Egitto, nella notte del 31 dicembre, propongo quello che è uscito su “La Stampa” del 2 gennaio 2011.
Ne è autore Vittorio E. Parsi, professore di politica internazionale all’Università Cattolica di Milano, e relatore su questi stessi temi all’ultima Settimana Sociale dei cattolici italiani, a Reggio Calabria.

Sono almeno due i piani di lettura che si possono scegliere per spiegare i gravissimi attentati anticristiani di Alessandria d’Egitto: il primo concentrato sulle peculiarità proprie del più importante dei paesi arabi, il secondo più attento alle dinamiche complessive del Medio Oriente e al peggioramento generale delle condizioni di sicurezza (ma dovremmo dire di sopravvivenza) dei cristiani in tutto il mondo arabo e islamico.

Il mio punto di vista è che essi sono talmente intrecciati che devono essere tenuti contemporaneamente presenti se si vuole capire davvero la portata degli eventi cui stiamo assistendo.