In principio fu
l'indipendenza della Padania, ma ben presto (quasi) tutti compresero che si trattava di una bufala colossale.
Fu poi la volta della "devolution" e non le toccò miglior sorte.
Vennero quindi le elezioni regionali del 2013 e il candidato Maroni si sgolò promettendo un referendum per la creazione della "macroregione del nord" (Piemonte-Lombardia-Veneto). Ma terminata la campagna elettorale anche di questa pensata non si seppe più nulla.
Infine, Maroni, eletto Presidente, promise che la Lombardia sarebbe diventata una Regione a statuto speciale, salvo innestare l'ennesima retromarcia per manifesta incostituzionalità.
Una siffatta teoria di successi avrebbe ricondotto a ragione qualunque politico avveduto, non l'indomito Maroni. Infatti, il 17 Febbraio scorso, con il contributo determinante del M5S, ha fatto approvare dal Consiglio Regionale una delibera per la celebrazione di un referendum popolare consultivo che, la prossima primavera, potrebbe chiamare i lombardi a rispondere ad un quesito che suona sostanzialmente così:
«Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell'unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione?».
Quesito al quale, di primo acchito, verrebbe da rispondere positivamente.
Peccato che, qualsiasi risultato dovesse sortire dalle urne, non cambierebbe assolutamente nulla: la Lombardia non avrà più autonomia qualora vincessero i "si", né, ovviamente, ne avrà di meno nel caso di vittoria dei "no". In altre parole, non sarà sicuramente con questo referendum che la Lombardia riuscirà a valorizzare il suo ruolo o ridurre il suo "residuo fiscale" nei confronti dello Stato. Spiace dirlo, ma siamo di fronte all'ennesima bufala.
Se Maroni avesse realmente a cuore una maggiore autonomia Lombarda, si sarebbe mosso da tempo definendo in modo intelligente e concreto per quali materie concorrenti Stato-Regione chiedere più autonomia e avrebbe chiesto l'apertura di un tavolo di confronto con il Governo per arrivare a una "intesa tra lo Stato e la Regione", esattamente come previsto dal dall'art. 116 comma 3 della Costituzione Repubblicana (che, per inciso, di referendum non parla). Invece no: per motivi meramente ideologici e di marketing politico, Maroni e la Lega Nord vanno dritti verso un Referendum che loro stessi sanno inutile e costoso. Danée trà via, detto in vernacolare.
Già, ma quanto costoso per i cittadini lombardi (saronnesi compresi)? Vediamo.
La Giunta Maroni stanzia a bilancio una prima posta di 30 milioni di € a copertura delle spese referendarie. Ma, in Consiglio Regionale, la strampalata proposta rischia di non avere la necessaria maggioranza qualificata per essere approvata. Arriva quindi il soccorso pentastellato: i 5S votano a favore della delibera ottenendo in cambio che la consultazione si svolga con strumenti elettronici. "Questo meccanismo consente una maggiore economicità", dichiara la consigliera Iolanda Nanni del M5S.
La paventata "maggiore economicità" si materializza in sede di assestamento del bilancio regionale 2015 quando l'Assessore (al bilancio) Massimo Garavaglia è costretto a stanziare ulteriori 19 milioni di € per «l'adeguamento del sistema informativo contabile e regionale e delle procedure informatiche necessarie per lo svolgimento del referendum». Siccome, però, questi ulteriori 19 milioni Maroni non li ha, ricorre ad un mutuo bancario, sul quale, ovviamente, si pagheranno interessi e costi accessori.
Quindi: 30 + 19 + interessi e costi vari, non si andrà lontano dai 50 milioni di €. Contando la Lombardia 10 milioni di abitanti, la consultzione costerà 5 € per abitante, neonati non votanti compresi. Siccome a Saronno vivono circa 40.000 dei 10 milioni di lombardi, sulla città degli amaretti lo sfizio maroniano peserà per 200.000 € di possibili contributi regionali che non arriveranno più perché Maroni e la Lega Nord li useranno per pagare l'inutile Referendum.
Su questi presupposti, il Sindaco Fagioli, ha fatto iscrivere all'Odg del prossimo CC (12/11) una deliberazione di indirizzo con la quale impegna il Consiglio comunale di Saronno a "esprimere il suo sostegno al referendum per l’Autonomia della Lombardia come strumento di tutela del tessuto produttivo e sociale lombardo".
Sarà interessante ascoltare come, lui e la sua maggioranza, argomenteranno a favore di tanto spreco di denaro pubblico. Non meno interessante sarà scoprire le ragioni della scelta di qualche gruppo di minoranza.
E' probabile che la sponsorizzazione di questa inutile quanto costosa operazione sia il tributo politico che la Lega Nord saronnese paga alla casa madre. Ma Saronno non è amministrata dalla sola Lega Nord! Seppur numericamente non determinanti altre liste condividono questa responsabilità. Ma di fronte all'inutile spreco di 50 milioni di € di denaro pubblico e, soprattutto, all'abuso di quel fondamentale istituto di democrazia diretta che è il referendum popolare, mi auguro che la coscienza personale prevalga sugli schieramenti politici e sulle convenienze di partito e il Consiglio comunale tutto sappia inviare in Regione Lombardia un messaggio chiaro contro ogni spreco, abuso e illusione.
Perché Saronno merita di più.