“... Viva anche la chiusura di certe rotte marine della sofferenza e della morte per migranti d’Africa e dei cinici traffici dei nuovi mercanti di esseri umani, sebbene inevitabile e dolente il pensiero corra ai "respinti e basta", agli uomini e alle donne e ai bambini in fuga dalle guerre e dalla persecuzione che si arenano nei deserti di Libia e nessuno riconosce e nessuno accoglie secondo umanità e secondo le leggi che le nazioni civili si sono date. …”.
Che la (nuova) visita del colonnello Gheddafi nel nostro Paese susciti tanto scandalo, sinceramente mi sorprende. Del resto è chiaro che la ratio della visita può essere ben sintetizzata dal noto adagio pecunia non olet. Quindi chi lo ha invitato ha messo in conto tuta la coreografia. E ha deciso che il (proprio) tornaconto economico ben valeva ridicolizzare un Paese sulla scena internazionale. Una coreografia certamente da avanspettacolo, ma non più rivoltante di quella che ci siamo sorbiti per tutta l’estate. Alcuni amano possedere trenta ville, altri vivere in tenda e girare con trenta purosangue berberi; alcuni amano circondarsi di escort e frequentare minorenni, altri amazzoni e hostess: dove sta la differenza? Che poi ci si sorprenda per il proselitismo, ad uso dei musulmani derelitti del Medio Oriente e dell’Africa, mi lascia stupefatto. Semmai stupisco che 700 emancipate ragazze italiane abbiano trovato normale farsi affittare da Gheddafi.
Se chiedessi ai miei tre lettori di chi sono le parole riportate in apertura e la maggioranza di loro rispondesse “di Bossi o Calderoli o Maroni”, non potrei biasimarli. Ma si sbagliano, purtroppo. Già, perché sono tratte dal fondo di oggi di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Sarò pure un cattolico atipico, ma queste parole mi lasciano ben più basito di tutto il resto. Tarquinio, che pure nell’articolo citato definisce, giustamente, “incresciosi e urtanti” gli incontri di proselitismo islamico a pagamento messi in scena da Gheddafi, sembra invece considerare inevitabili danni collaterali le morti, le torture e i trattamenti inumani della macchina repressiva attivata dal colonnello per impedire a una parte degli immigrati di raggiungere l’Italia dalla coste libiche. Effetti inevitabili, cui riservare non più di un dolente pensiero. Che, per la morale cattolica, il fine giustifichi i mezzi, è cosa francamente a me ignota.
Ma sono certo che l’editore di Tarquinio la pensi ben diversamente da lui. Se L’Europa e con essa l’Italia diverranno a maggioranza musulmane non sarà certo per il teatrino di Gheddafi. Più probabilmente per l’immagine di cristianesimo che danno quegli amici di Gheddafi che hanno concordato con lui le misure anti-immigrazione. E che, proprio oggi, titolano in prima pagina: “l’Europa sia cristiana”.
Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)
martedì 31 agosto 2010
martedì 17 agosto 2010
Dei lavelli e dei vasi (da notte).
"Io avrò anche pisciato fuori dal vaso, ma il mio è piccolino invece quello del Presidente è grande, molto grande e l'ha fatta fuori anche lui". Questo il distillato del raffinato “pensiero” politico del deputato del PdL Maurizio Bianconi a commento della nota del Quirinale che, peraltro senza citarlo, chiariva il pensiero del Presidente Napolitano a proposito dell’accusa di tradimento della Costituzione.
Ha sicuramente parlato sotto la dettatura di qualche deficiente, Maurizio Bianconi. Almeno così mi auguro. Per lui e per i suoi elettori, naturalmente.
Ma se anche così non fosse, poco ci sarebbe da scandalizzarsi, in un Paese dove un Ministro in carica comunica alzando il dito medio della mano destra (forse perché, così facendo, evita di dover spiegare ai cittadini contribuenti cosa faccia tutto il giorno al Governo – cosa che lo metterebbe sicuramente in qualche imbarazzo).
E dove due quotidiani di scarsa tiratura riescono a tenere inchiodata l’attenzione dell’opinione pubblica su lavelli e scansie che, acquistati alla periferia di Roma, si vorrebbe a tutti i costi dimostrare siano finiti a Montecarlo (forse perché, così facendo, si evita che i cittadini si interroghino sui reali problemi del Paese e sulla drammatica incapacità del Governo Berlusconi ad occuparsene).
Nell’attesa che il PD (quello vero, non quello panleghista di cui si sente di tanto in tanto vagheggiare sconsideratamente dalle nostre parti) batta un colpo invece di lasciare alla sola Presidente Bindi l’onere di attestarne l’esistenza in vita, prepariamoci ad una difesa preventiva. Quella di don Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, che avendo lamentato come una «concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici a “servitori”. Semplici esecutori dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il paese vada allo sfascio» finirà sicuramente nel tritacarne dei soliti due giornali(sti) di scarse tirature per fare la fine di Dino Boffo.
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