Qui va ricondotta anche la testimonianza di Tommaso, come uomo e cristiano a servizio del bene comune. Era un uomo appartenente alla polis, coinvolto nelle vicende della polis, eppure distaccato, capace di una certa distanza che gli permetteva di tenere lo sguardo fisso sulla possibilità di un assetto, di un ordinamento più giusto, cioè meno ingiusto della società. Tornava spesso a Bose e quando lo incontravo, mi veniva sempre in mente una parola di Dag Hammarskjöld, questo grande cristiano che fu segretario generale dell’ONU: “Merita il potere solo chi ogni giorno lo rende giusto!”.
Lo stare nel mondo di Tommaso era obbediente alla logica paolina dell’entrare senza farsi assorbire, dell’abitare senza essere preda della propria costruzione. Per Tommaso l’arte della politica, alla quale si sentiva prestato, non era solo l’arte del possibile, ma l’arte di rendere possibile ciò che è giusto, ciò che è doveroso, ciò che è necessario all’umanizzazione e alla qualità della convivenza umana.
Per questo era un uomo di silenzio, attento all’ascolto, aperto al pensiero degli altri, ricco di appassionata interiorità, capace di interrogare e di lasciarsi interrogare: in questo esercizio aveva raffinato le qualità della pazienza e della mitezza..."
(dall'omelia di Enzo Bianchi, priore di Bose, ai funerali di Tommaso Padoa Schioppa - Roma, Basilica di santa Maria degli Angeli e dei Martiri, martedì 21 dicembre 2010).