
La disperazione, caro Della Loggia, è sempre una cattiva consigliera. Il qualunquismo, una patologia pandemica.
L'editorialista che se ne fa assoggettare, rischia di trasmettere messaggi devianti, al pari di chi è sempre e immotivatamente ottimista. Di contribuire (suo malgrado?) a rendere non distinguibile il vero dal falso; l'utile dal dannoso.
Compito primario dell'intellettuale è quello di richiamare all'esercizio oggettivo dello spirito critico. Innanzitutto se stesso; poi i politici; infine tutti e ciascuno. E di indicare un possibile percorso che permetta di migliorare la situazione negativa rilevata. Sempre che ne sia capace.
Rinunciarvi, divenendo a sua volta veicolo di qualunquismo, soprattutto se ha a disposizione il primo quotidiano nazionale, rischia di farne un pessimo intellettuale.
Rinunciarvi, divenendo a sua volta veicolo di qualunquismo, soprattutto se ha a disposizione il primo quotidiano nazionale, rischia di farne un pessimo intellettuale.
Ma a che serve oggi, caro Della Loggia, a questo Paese, un pessimo intellettuale?
Cordialità.
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