Ci costa 50 milioni di €, ma probabilmente molto di più, celebrare l’inutilità di Maroni. Perché, purtroppo, questo è l’unico
significato attribuibile al Referendum che si svolgerà domani in Lombardia.
Maroni si avvia mestamente alle fasi finali della sua
sbiadita presidenza. Una presidenza aperta sotto il segno di roboanti promesse di maggiore autonomia per i lombardi. Ma, dal 18 marzo 2013 ad oggi,
il nulla.
Maroni e la sua maggioranza hanno avuto quattro anni e mezzo per
concordare con lo Stato maggiore autonomia sulle materie previste dall’art. 116
della Costituzione, ma non sono stati capaci di farlo. Neppure un inizio, un
tentativo. Non sono stati neppure capaci di consultare i cittadini e gli enti
locali sulle maggiori autonomie da richiedere come previsto dal 116. Zero. Il
nulla. Missing in action.
Ed ora vorrebbero far credere ai lombardi che con questo
referendum otterranno lo “Statuto Speciale” per la Lombardia e la possibilità
di “tenere i nostri soldi, almeno la metà di quelli che diamo allo Stato”. Non
serve essere dei costituzionalisti per capire che si tratta di una bufala
colossale! Non per nulla il quesito che Maroni sottopone a referendum non cita
alcuno dei due.
Recarsi alle urne per votare sul nulla è privo di senso.
Recarsi a votare non per ottenere maggiore autonomia, cosa in linea di
principio condivisibile, ma per ridare fiato ad un asfittico Maroni è un errore
politico sesquipedale. Recarsi a votare significa, in buona sostanza, accettare
di farsi mettere l’anello al naso dalla Lega. E sinceramente, nella vita, si
può fare di meglio!
Chi intende realmente contrattare maggiore autonomia per la
sua regione segue le procedure previste dall’art. 116 della Costituzione, come
sta facendo in questi giorni la regione Emilia Romagna.
Capiamoci: quello di Maroni non è un referendum per l’autonomia, ma una
gran quantità di danè tra via. Peccato che siano tasse di noi lombardi!