Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

martedì 30 agosto 2011

Aboliamo il porcellum per una nuova legge elettorale

Dal lungo cogitare di lunedì ad Arcore tra le menti più illuminate che governano questo Paese è uscito il meglio che ci si potesse attendere: un aborto di manovra economica. Nessuna certezza sul piano del risanamento dei conti e il nulla sotto vuoto spinto sul fronte del rilancio economico. Una sola la certezza acquisita: una Lega in disarmo ha detto signorsì a Berlusconi che ora tirerà a campare fino al 2013 pur non avendo più nulla da dire all’Italia ormai da tempo.

Se il Parlamento non riuscirà a metterci una pezza, ci attendono conseguenze devastanti. Ma siamo di fronte ad una missione impossibile: in Parlamento siedono nominati, non eletti. Gente, per capirci, che quando il padrone gli ha sibilato: “sei disposto a votare che secondo me Ruby era la Nipote di Mubarak, vero?”, lo ha fatto senza battere ciglio.

Responsabile di questo teatrino che umilia le istituzioni è una delle solite menti illuminate: Roberto Calderoli, autore di disastri seriali, tra i quali l’attuale legge elettorale. Una legge che lui stesso ha definito “una porcata”.

Il PD ha presentato da tempo la proposta di una nuova legge che consenta ai cittadini di tornare a scegliere i propri rappresentanti. Ma è realistico che i suddetti parlamentari accettino anche solo di discuterla? No, perchè il padrone lo impedirebbe. Serve una spada di Damocle che li costringa. Questa costrizione è il Referendum abrogativo della legge elettorale vigente, il cosiddetto “Porcellum”. Il Referendum ripristinerebbe il “Mattarellum”, legge non esente da difetti. Ma proprio per questo solleciterebbe il Parlamento a legiferare per tornare ad un sistema elettorale rispettoso dei diritti dei cittadini e coerente con una democrazia bipolare.

Parte in questi giorni la raccolta delle firme con l’obiettivo di arrivare a 500.000 entro il 30 Settembre. I tempi sono molto stretti, l’impresa è difficile, ma non impossibile.

Personalmente firmerò e chiederò al circolo PD della mia città, Saronno, di mobilitarsi per raccogliere quante più firme possibile.

Il penoso caso Filippo

Con la vicenda giudiziaria di Penati, il PD rischia di farsi molto male. E non solo per l’insipienza con cui l’interessato la sta affrontando.

L’opinione di gran lunga prevalente tra gli elettori e i militanti sembra sintetizzabile in due parole: a casa! E dico “a casa” a ragion veduta; perché se dicessi “in galera” attribuirei alla sintesi una valutazione sul piano giudiziario, non politico. Una valutazione impropria e quantomeno prematura: la presunzione di innocenza vale per Penati quanto per qualsiasi altro cittadino. Grazie, ancora una volta, alla Costituzione repubblicana (art. 27 comma 2).

Quello espresso dalla base del nostro partito è un grido di dolore di chi si sente tradito nel profondo delle sue convinzioni. Di chi non accetta che anche la classe dirigente del PD consideri fisiologico che si possa pensare di far (carriera) politica tramite la corruzione, la concussione, le tangenti. Di chi non accetta che prescrizione e assoluzione siano considerate sinonimi. E’ la reazione, comprensibilissima, di chi mette impegno, tempo, passione e a volte soldi propri, a servizio di un ideale in cui crede. A servizio della propria comunità. Del proprio Paese. Teniamoci stretta una base così!

Ma chi ha qualche responsabilità dentro il partito deve andare oltre il sia pur comprensibile (e sperabile) sdegno. Non per banali distinguo tra “aree”, anche se il ruolo nazionale di Penati pesa come un macigno. Ma per comprendere la cause di uno sbandamento etico che consente ad un dirigente del rango di Penati di considerarsi politicamente assolto perché giuridicamente prescritto. E di tornare (un po’ penosamente, diciamocelo) sulle sue dichiarazioni solo dopo il cartellino giallo della Presidente e del Vice Segretario del partito. Che poi ciò sia sufficiente a differenziarci da altri, mi sembra ben miserrima consolazione. E’ moralismo chiedere che nei metodi di selezione della nostra classe dirigente siano insiti gli anticorpi per evitare simili naufragi? Sono convinto di no; piuttosto è desiderio che il PD non muoia. Ma se lo fosse, viva il moralismo.

Mi auguro non ci sia un “metodo Penati”. Ancor più che non sia diffuso tra la classe dirigente del PD.

Ma se così non fosse, un partito a “trazione Penati” sarebbe la negazione degli ideali sui quali il PD è nato.

lunedì 22 agosto 2011

Gheddafi e i modesti reggitori europei

Il destino di Gheddafi e' giunto al suo epilogo.

L'augurio più' immediato che mi sento di rivolgere ai cittadini libici e' che l'attuale agonia sia breve e, soprattutto, quanto più' incruenta possibile.
Quello di Gheddafi e' stato un quarantennio sanguinario sia nei confronti del suo popolo che dei cittadini di mezzo mondo: il colonnello e' stato per decenni uno dei più' munifici finanziatori del terrorismo internazionale. Che la sua resa (o la fuga) arrivi in poche ore e' sicuramente un auspicio, non una certezza.

Più' complesso e' rivolgere un augurio di medio termine tanto ai libici quanto al Medio Oriente e all'Europa. I 'ribelli' che hanno sconfitto il regime sono tutt'altro che uniti tra di loro: non e' escluso che il solo controllo di Tripoli sfoci in una suddivisione geografica della citta tra i diversi gruppi che potrebbero attivare dei check-point per passare da una zona di influenza all'altra. Non sarebbe un bel biglietto da visita per la "nuova Libia".

Ma cio' che si annuncia più' preoccupante in queste ore concitate e' un comunicato comparso sul sito ufficiale del Consiglio Nazionale Transitorio. Il comunicato prospetta, tra l'altro, una nuova Costituzione i cui principi ispiratori troverebbero fondamento nella Sharia.
Certo, potrebbe trattarsi di una dichiarazione tattica con l'obiettivo di tenere uniti i diversi gruppi di insorti. Ma se cosi' non fosse, ci troveremmo di fronte ad un drammatico caso di eterogenesi dei fini le cui conseguenze sono allo stato imprevedibili: la (follia) della guerra occidentale scatenata Bush dopo la tragedia dell'11 Settembre con l'obiettivo di eradicare l'integralismo islamico rischia di concludersi (o quasi) con la Nato che ha instaurato la Sharia a Tripoli!

Purtroppo lo sgretolamento del regime di Gheddafi ha gia' scatenato la corsa tra i Paesi occidentali per ingraziarsi i nuovi (presunti) potenti, assicurarsi petrolio e gas libico e dividersi la ricca torta della ricostruzione. Purtroppo i 'modesti' (so che in un periodo di insulti facili e gridati usare eufemismi puo' non pagare, ma ognuno da cio' che ha) reggitori di Italia, Francia, Germania e Inghilterra, che guidano questa vergognosa competizione, sembrano, ancora una volta, tanto ignari delle loro responsabilità politiche quanto assorbiti dalle contingenze nazionali che li costringono ad assicurarsi fonti energetiche a buon prezzo piuttosto che ricche commesse con le quali rientrare dalle spese della guerra.
Non per nulla De Gasperi era solito dire che lo statista pensa alle prossime generazioni mentre il politicante pensa alle prossime elezioni.

Della Libia sappiamo cosa sta terminando, non cio' che l'aspetta.
E ci aspetta.

martedì 16 agosto 2011

Agosto, manovra mia ti disconosco

Il tema e' tremendamente serio. Riguarda il futuro del nostro Paese; il nostro futuro.
L'ultimatum della BCE, giunto per missiva la scorsa settimana, ha costretto il nostro Governo ad occuparsene. Il Presidente del Consiglio ad anteporlo, per qualche giorno, alla ossessione che lo oppone alla magistratura. Fatto sta che, in 48 ore, lui, Bossi e Tremonti hanno approntato un Decreto Legge che il Governo ha approvato all'unanimità.
Il contenuto e' una sorta di lucido delirio, anche se qualche spunto non del tutto ripugnante pure c'e'.
Ripugna invece che in meno di 48 ore tutti i ministri abbiano cambiato idea: dopo averlo approvato all'unanimità, ne hanno preso le distanze. E per non farsi mancare proprio nulla, quel gigante di buone maniere che e' il ministro Bossi ha dato del nano al collega Brunetta.

Gia', quello del nostro futuro e' un tema importante.
Troppo importante per lasciarlo nelle mani della banda che ci governa.