La crisi finanziaria ed economica ha contribuito a diffondere il termine “bolla” finanziaria.
Per la loro natura e-mozionale le bolle sono applicabili a tutti quei settori dove l’uomo viene indotto a decidere da fattori emozionali più che da quelli razionali. La sensibilità a questo tipo di messaggi ha ispirato molte campagne di marketing orientandole verso un modello di consumismo diffuso.
Questa modalità di comunicazione si è estesa, da tempo, alla comunicazione politica. Molti partiti hanno imparato a fare appello ai desideri, se non agli istinti, degli elettori. Così che, questi ultimi, finiscono per scegliere quei partiti che dicono ciò che loro desiderano. Non necessariamente la verità, che può essere dolorosa e quindi difficilmente portatrice di consenso.
In questo modo, come nelle bolle finanziarie, il consenso si fonda su aspettative illusorie e i due fattori si alimentano a vicenda. Si corre così il rischio di promesse sempre più lontane dalla realtà e la loro distanza può crescere fino a creare una bolla politica che, prima o poi, scoppia. Inesorabilmente.
E’ il drammatico rischio che corre oggi la Lega.
La quale, per evitarlo, domenica, è corsa ai ripari pensando bene di chiudere gli scambi che sarebbero potuti avvenire tra gli ascoltatori di Radio Padania (ormai in rivolta per gli zero-risultati ottenuti nonostante il servilismo di Bossi verso Berlusconi) e Lucia Annunziata nel suo programma “in ½ ora”.
La quale, per evitarlo, domenica, è corsa ai ripari pensando bene di chiudere gli scambi che sarebbero potuti avvenire tra gli ascoltatori di Radio Padania (ormai in rivolta per gli zero-risultati ottenuti nonostante il servilismo di Bossi verso Berlusconi) e Lucia Annunziata nel suo programma “in ½ ora”.
Le risposte alla crisi attuale, (non solo economica!) legata a una società diventata sempre più individualista e antiegalitaria, vanno ricercate invece proponendo comportamenti collaborativi e condivisi. Al fine di suscitare emozioni positive attorno ad un modello di società che ripari i danni dell’individualismo e dell’antiegalitarismo. Ma questo sancirebbe la fine del secondo peggior ventennio del nostro Paese: quello Bossi-Tremonti e Berlusconi.
E’ un percorso che il PD può fare nella misura in cui non si lascia condizionare da quel modello ormai in disfacimento.
Da una bolla prossima a scoppiare.
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