Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

domenica 17 aprile 2011

Lucide follie, domande dirimenti


da internet

Se la follia può manifestarsi come violazione delle norme sociali, compresa la possibilità di diventare un pericolo per se stessi e gli altri. Se in psicoanalisi, la follia, potrebbe essere definita come una sovrapposizione della parte istintuale su quella razionale, è probabile che questo nostro Paese sia percorso da una follia politicamente trasversale. 

Difficile definire diversamente da folli le ormai continue esternazioni del Presidente del Consiglio. Ma altrettanto difficile ritenere meno che folli le recenti dichiarazioni di Asor Rosa, disposto a misure non democratiche per scacciare Berlusconi e "salvare la democrazia".

Ha ragione il Card. Tettamanzi quando si interroga con tre semplici domande sui  “giorni paradossali” che stiamo vivendo.
"Perchè ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?
Come sono, quindi, i giorni che oggi viviamo? Possiamo rispondere nel modo più semplice, ma non per questo meno provocatorio per ciascuno di noi, interrogandoci con coraggio sul criterio che ispira nel vissuto quotidiano i nostri pensieri, i sentimenti, i gesti. E’ un criterio caratterizzato da dominio superbo, subdolo, violento, oppure è un criterio contraddistinto da attenzione, disponibilità e servizio agli altri e al loro bene?"

Sono domande profondamente laiche. Dalle quali potrebbe essere utile ripartire per un partito come il PD.
Se vuole contribuire a far uscire il Paese dallo stallo nel quela si trova. Ed evitare di cadere nell'errore di Asor Rosa.

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