Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

martedì 1 maggio 2012

A quel bar di piazza del Popolo


Agli inizi dei lavori dell’Assemblea Costituente, Giuseppe Dossetti si incontrò con Palmiro Togliatti in un bar nei pressi di Piazza del Popolo per discutere di quale avrebbe dovuto essere la “cifra”, cioè il dato di sintesi dei principi costituzionali.  Dopo un girare intorno al tema che non sembrava approdare ad un esito, fu proprio lui a rompere gli indugi e a proporre a Togliatti il valore del lavoro. La reazione dell’interlocutore fu del tipo: «Ma lei lo dice per compiacere noi». «No, non mi interessa compiacere voi – rispose di Dossetti – sono proprio convinto che il tema del lavoro debba essere centrale nella nuova Costituzione e possa rappresentare un punto di incontro fra posizioni culturali che per altri aspetti non sono facilmente conciliabili».
Si capisce allora come il lavoro sia diventato così importante da meritare due dei dodici articoli dei “Principi Fondamentali”, l’1 e il 4, e da ispirare buona parte del Terzo Titolo della Costituzione relativo ai “rapporti economici”.

Avere un giorno di festa condiviso non risponde solo al bisogno di riposo (tra l’altro funzionale alla stessa produttività del lavoratore), ma alla necessità umana di riconoscere e sottolineare motivi comuni per fare festa insieme: ricorrenze religiose, certo, ma anche festività civili, memorie di eventi che hanno segnato la storia di una società. Se viene a mancare il giorno di festa per tutti, la stessa coesione civile ne è intaccata, le leggi commerciali diventano più forti delle dimensioni conviviali e relazionali, delle famiglie, delle amicizie, delle esigenze spirituali non solo dei credenti, ma di quanti pensano e cercano vie di umanizzazione. E se non ci fosse questo simultaneo prendere le distanze dal lavoro e dedicarsi ai legami, come si potrebbe combattere l’isolamento, l’abbandono, la solitudine disperata delle persone più fragili, a cominciare dagli anziani e dai malati? Pensiamo forse che gli intrattenimenti massmediatici e virtuali possano sostituire le relazioni personali e proteggerle dall’impoverimento umano? Un giorno di tregua comune dal neg-otium valorizza, non svilisce, il valore costituzionale del lavoro.

Da alcuni anni invece, emerge sempre più la tendenza a lavorare anche di domenica, dapprima per non diminuire la produttività degli impianti e, ultimamente, per garantire l’apertura generalizzata di negozi e grandi magazzini. Oggi questa tendenza diventa una abitudine e si estende anche alle festività civili come quella del Primo Maggio.



Pur nella consapevolezza che il lavoro sta diventando una merce sempre più rara, osservo che ci troviamo di fronte ad un gioco pericoloso.


Un gioco che, a quel bar nei pressi di piazza del Popolo, Dossetti e Togliatti avrebbero concordemente condannato.

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