Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

venerdì 4 maggio 2012

Il voto dimenticato

C'è un voto dimenticato, in questo fine settimana. Che potrebbe interessare i destini dell'Europa in misura non così inferiore di quello francese. Sono le elezioni politiche che si tengono in Grecia.

Il Paese si trova nel mezzo di una profonda recessione con disoccupazione record, la chiusura di decine di piccole e medie imprese al giorno, suicidi e scontri in piazza. Il governo Papademos attualmente in carica è sostenuto dai conservatori della Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok.

Tecnicamente in default, la Grecia ha già incassato la prima tranche del prestito europeo da 130 miliardi di euro. Ma i costi sociali sono altissimi. E la maggioranza dei greci sembra aver voltato le spalle ai suoi “salvatori”, i due maggiori partiti, che insieme appoggiano il governo Papademos, ma che sono gli stessi ad aver provocato la crisi, in anni di sprechi e corruzione.

I sondaggi dicono che il Pasok passerebbe dal 42,5% del 2009 al 10%, Nea Dimokratia dal 37 al 17%. In pratica, i due partiti maggiori, passerebbero dal 77 a meno 30%. La conferma di questi dati segnerebbe la fine del bipolarismo che ha governato la Grecia dalla caduta della giunta dei colonnelli, nel 1974, fino ad oggi. Il numero dei partiti che si sono registrati per prendere parte al voto -sono 36 a rappresentare posizioni che vanno dall'estrema sinistra alla destra filonazista- confermerebbe questa tendenza. Ma non è detto che la probabile sconfitta di Pasok e Nea Demokratia si trasformi in una vittoria delle forze politiche “anti-memorandum”, di destra o di sinistra. Se è vero che questo blocco di forze esprime la maggioranza dell’elettorato, è altrettanto vero che tra di loro – e questo riguarda soprattutto le sinistre – manca la volontà per un dialogo su una convergenza programmatica e quindi per una collaborazione post-elettorale. Certo è che un boom delle estreme comuniste e neofasciste creerebbe una situazione esplosiva.

Il rischio è quello che dalle elezioni esca un quadro estremamente frammentato. La Grecia entrerebbe in un lungo periodo d’instabilità politica, caratterizzato da governi di coalizione molto affollati. Ma i partiti che ne faranno parte non sembrano avere né la capacità, né tantomeno la cultura politica, per poter cooperare tra di loro per il bene del Paese. Per l'intera Europa si aprirebbe uno scenario da incubo: da una parte governi troppo deboli per attuare le misure ancora più devastanti sul piano sociale che Papademos ha sottoscritto; dall'altra la mancanza di interlocutori politico-istituzionali affidabili. In altre parole la Grecia tornerebbe ad essere una polveriera.

Sul piano economico il rischio che l'Italia diventi come la Grecia non è del tutto scongiurato. Su quello politico potrebbero esserci più similitudini di quanto non sembri ad una analisi superficiale.

Forse faremmo bene a riservare ai risultati delle elezioni in Grecia una attenzione non troppo dissimile di quelle francesi.

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