E' quello che corrono le donne in una società che ritualizza l'8 marzo. E lo riduce all'omaggio di una mimosa. Da domani, poi, tutto torna come prima. Fino alla prossima celebrazione rituale.
Al più ci si riempie la bocca con la promessa di una nuova legge sulle quote rosa. Questa volta relativa ai consigli di amministrazione e simili. Come se il problema fosse principalmente numerico.
Bene ha fatto, invece, il Presidente Napolitano a ricordare che «è necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa, sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto ad oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto».
Già, perchè si potranno fare tutte le leggi che vogliamo, ma se nell'immaginario colletivo prevalente la donna vincente rimane quella che sculetta in televisione. Se i genitori "fortunati" rimangono quelli che possono "invitare" le loro figlie a non farsi superare da altre nelle "attenzioni" di Berlusconi. Se l'industria pubblicitaria (chi ne è il primo imprenditore italiano?) continua a puntare sulla mercificazione del corpo femminile, ben a poco saranno servite le leggi sulle quote rosa e le ricorrenze varie. E le mimose.
Ma da questo giro perverso si uscirà solamente se la gran parte delle donne lo vorrà concretamente!
Nessun commento:
Posta un commento