Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

lunedì 29 marzo 2010

Senza TV ?

“Se spegniamo la tv per sei mesi, ci liberiamo di Berlusconi”. Mi è capitato di usare questa espressione, incontrando i cittadini durante la campagna elettorale. Affermazione provocatoria, certo. Ma non lontana dal vero. Nello straripante potere mediatico sta l’unica forza di B. Con lo straripante potere mediatico B. mantiene il suo status di “più ricco d’Italia”. E, infatti, negli ultimi giorni di campagna elettorale ha letteralmente assaltato ogni spazio televisivo possibile. Ma anche in questo ha dimostrato di essere ormai un politico del passato. Autoreferenziale.

Mi fa piacere leggere che “Si può fare ameno della tv, lo ha dimostrato il «Mentana Condicio». Queste elezioni regionali, grazie a una cavillosa interpretazione della par condicio, rischiavano di essere il funerale del confronto: niente dibattiti tv, in quarantena i contraddittori fra politici. Il format di Enrico Mentana ha provato due cose fondamentali: la prima è che mettere il bavaglio alla tv è ormai un ridicolo controsenso; la seconda, più importante ancora, è che la tv tradizionale o generalista non è più al centro della scena mediatica.” (Aldo Grasso, Corriere, 25 marzo 2010)

Sempre in campagna elettorale, dicevo che, come insegnano i regimi dittatoriali, c’è l’informazione “push”: quella che il potente di turno vuole farti ascoltare. Ma c’è anche quella “pull”, (il samizdat dell’allora URSS e paesi satelliti). Quella che trovi se la cerchi E che internet rende oggi facilmente fruibile. Basta volerla cercare.

Allora si può fare a meno della tv. Sicuramente di certa tv. Anche senza il «Mentana Condicio».

mercoledì 24 marzo 2010

Il Presidente oncologo

Vi ricordate il prof. Di Bella? Si, proprio quello che prometteva di vincere il cancro con le sue pozioni. Ha un erede. Quello che Massimo Gramellini chiama il guaritore. E che io chiamo il Presidente oncologo. Già, questa proprio ci mancava!

"L’altra sera, girovagando fra i canali, mi sono imbattuto in un volto ispirato che, dal palco di una piazza, inneggiava all’amore e urlava: entro il 2013 vogliamo vincere il cancro. Giuro, diceva proprio così. Vo-glia-mo vin-ce-re il can-cro. Non la disoccupazione. E nemmeno lo scudetto. Il cancro, «che ogni anno colpisce 250 mila italiani». Sulle prime ho sperato fosse il portavoce del professor Veronesi e ci stesse annunciando uno scoop mondiale. Così ho telefonato a uno dei 250 mila, un caro amico che combatte con coraggio la sua battaglia, e gli ho dato la grande notizia. Come no?, ha risposto, adesso però ti devo lasciare perché sono a cena con Vanna Marchi.

Ho degli amici molto spiritosi. Mi auguro che tutti i malati e i loro parenti la prendano allo stesso modo. E anche tutti i medici che in ogni angolo del pianeta si impegnano per raggiungere quell’obiettivo. In Italia con qualche problema in più, dato che il governo che entro tre anni intende vincere il cancro ha ridotto i fondi per la ricerca scientifica. Vorrei sorriderne, come il mio amico. Ma stavolta non ci riesco. Ho perso i genitori e tante persone care a causa di quel male. E allora: passi per le barzellette, le favole e persino le balle. Fa tutto parte del campionario di iperboli del bravo venditore e il pubblico ormai è assuefatto allo show. Ma anche a un’alluvione bisogna mettere un argine. Bene, per me il cancro rappresenta quell’argine. Non è: un milione di posti di lavoro. Non è: meno tasse per tutti. Il cancro è una cosa seria. E lui, che lo ha avuto e lo ha vinto, dovrebbe saperlo.
"

domenica 21 marzo 2010

La sussidairietà inversa di Formigoni e l'antifederalismo della Lega

Governo Berlusconi con Sacconi e giunta Formigoni con l’assessore Boscagli riducono le risorse per il sociale e ne accentrano una parte sempre più significativa. Di fatto i Comuni lombardi hanno ricevuto complessivamente (compreso il nuovo fondo per la non autosufficienza introdotto con il 2009) nel 2008 182,7 milioni di €, nel 2009 212,6, nel 2010 168,9 con una diminuzione netta in tre anni di 13,8 milioni di € pari a -7,5%. Per i Comuni lombardi ora è l’ora delle scelte difficili: diminuiscono le risorse trasferite da Stato e Regione e non ci sono più le entrate dell’ICI, il rischio è quello del taglio dei servizi già in essere proprio nel momento più grave della crisi economica e sociale. Ma ci sono due cose gravi: la prima è che Stato e Regione Lombardia con una mano lanciano il fondo per la non autosufficienza, rivolto ad azioni soprattutto domiciliari a favore di persone anziani non più autosufficienti e di persone disabili, e con l’altra tolgono una cifra maggiore dai finanziamenti ordinari; la seconda aumentano sensibilmente le risorse per azioni di contributi ai singoli cittadini dati direttamente da Roma e dal Pirellone, cercando di utilizzare questi strumenti per aumentare il consenso per chi governa in maniera strumentale. Infatti la Regione Lombardia in due anni ha aumentato la trattenuta di risorse sociali per la gestione diretta, proprio in prossimità delle elezioni, da 8,7 a 34,3 milioni di €, trattenendosi così circa il 17% dei fondi.

Scelte che mettono a rischio i servizi sociali nei Comuni lombardi: nel 2010 avranno il 57,6% in meno di risorse per i servizi sociali derivanti dal Fondo nazionale per le politiche sociali rispetto al 2008: da 92 a 39 milioni di €. Il taglio è causato da una diminuzione da parte dello Stato (- 27%) e in misura maggiore dal fatto che la Regione Lombardia si è trattenuta una quota significativa: 34,3 milioni rispetto ai 8,7 di due anni prima, pari a circa il 17%: una spugna pericolosa. Diminuisce ma di poco il fondo regionale (85,9 anziché 90,7) e si aggiunge il fondo per la non autosufficienza che compensa solo parzialmente la perdita del fondo nazionale. Complessivamente i Comuni nel 2010 passano da 182,7 a 168,9 milioni di € (-7,54%) rispetto a due anni fa. A rischio i servizi.

Insomma: Formigoni e i suoi alleati ci raccontano un sacco di bufale. Chssà se i lombardi se ne accorgeranno?

venerdì 19 marzo 2010

Perle di ... saggezza

Dice uno dei candidati alla carica di Sindaco del comune di Saronno, probabilmente in crisi di notorietà: "L’avere nel governo cittadino l’apporto del più noto conoscitore d’arte italiano sarebbe proprio una disgrazia per la nostra città? Un personaggio come Vittorio Sgarbi – al di là del carattere istrionico e vulcanico – potrebbe solo fare bene e sottrarre Saronno ad un provincialismo soffocante, che ci rende solo spettatori o, al massimo, insignificanti ed ancillari tributari di Milano".

Dice il più noto conoscitore d'arte italiano corteggiato dal candidato sindaco: "il trans vero e' Casini, in base al ragionamento che l'amante ideale e' quella che cambia sempre posizione".

Vere perle di saggezza, non c'è che dire! Politica alta, non provinciale come quella che si fa a Saronno !

giovedì 18 marzo 2010

Maroni Roberto: bocciato !

"Qui (in Lombardia, ndr) - scrive il magistrato Roberto Pennisi nella relazione 2009 della Direzione distrettuale antimafia di Milano - diverse decine di associati di ‘ndrangheta, attraverso estorsioni, usura, riciclaggio, omicidi e ferimenti, detenzione illecita e porto di armi comuni e da sparo, stupefacenti, rapine sono riusciti ad ottenere il controllo completo del territorio dell’area geografica, imponendo, fra l’altro, regole imprescindibili – quali il pagamento di quote sui ricavi di azioni delittuose – e conferendo agli associati facoltà di mutuo soccorso dirette ad assicurare, con qualunque mezzo, il sostentamento dei sodali anche in caso di detenzione. Il tutto per conservare la gestione monopolistica non solo delle attività criminose, ma anche di interi settori produttivi della zona, commissionando a tale scopo reati contro la persona di estrema gravità e realizzati con modalità esecutive spettacolari, anche nei confronti di appartenenti alla stessa organizzazione".

Mi auguro che l’arresto di Matteo Messina Denaro sia vicino. E sarei disposto a non considerarlo il colpo di teatro che Berlusconi sta sicuramente preparando in vista delle elezioni, se avvenisse nei prossimi giorni.
Ma non rinuncio a chiedere conto al varesino ministro dell’interno di quanto scrive la DDA milanese. Ma come, sig. ministro: non ci aveva spiegato che l’ordine pubblico in Lombardia necessitava delle ronde? Non ci aveva ripetuto fino alla nausea che il problema principale è dato dalla presenza degli immigrati? E il suo partito non ripete continuamente che è di loro che dobbiamo avere paura?

Lei sa, sig. ministro, che il sonno della ragione genera mostri. Ma forse non sa che il risveglio dei lombardi potrebbe essere prossimo. E che risvegliandosi chiederanno conto a chi li ha addormentati raccontando loro la favola di un paese che non c’è.

Resistenza

Scrive Massimo Gramellini su La Stampa, che nei Paesi normali, un capo del governo che urla a un’autorità dello Stato «fate schifo», «siete una barzelletta» e ordina di chiudere un programma del servizio pubblico sarebbe costretto ad andarsene nel giro di un’ora. Sempre in quei famosi Paesi, quando un’autorità dello Stato viene trattata dal capo del governo alla stregua di una cameriera, si dimette in un sussulto d’orgoglio oppure esegue l’ordine. Ma noi siamo nella terra degli arlecchini: più servili che servi. Tutti inchini e promesse, niente sostanza. Attraverso il sipario trasparente delle intercettazioni osserviamo questi funzionari mentre si sorbiscono le reprimende del Capo in silenzio (il silenzio degli Innocenzi). Cercano di ammansirlo con parole vaghe, alzano fumo, ma alla fine che fanno? Niente. Lasciano Santoro al suo posto (per fermarlo un misero mese hanno dovuto appiedare pure Vespa) e il Cav. in preda a un delirio di onni-impotenza. Poi, passata la tempesta telefonica, si sfogano con gli amici: «Aho’, quello me manda a fare in c. ogni tre ore!». E lo dicono senza dignità, ma anche senza paura, come se la loro essenza millenaria di burocrati li mettesse al riparo persino dalle ire del padrone.

E conclude: Montanelli sosteneva che durante il ventennio l’unica resistenza al fascismo la fecero gli impiegati pubblici, contro l’abolizione della pausa cappuccino. Chinavano il capo, allargavano le braccia. E continuavano ad andare al bar. Fu pensando a loro che Mussolini ammise: «Governare gli italiani non è difficile, è inutile». Una grave iattura, certo, ma talvolta consente di evitarne di peggiori.

Come ricordavano i ragazzi della Rosa Bianca(quella vera!) nei loro volantini i "regimi" si evitano se ciascuno, ogni giorno, prende coscienza di ciò che gli avviene attorno e "resiste". Democraticamente. Ma fermamente.

mercoledì 17 marzo 2010

Cattaneo, l'assessore alle inaugurazioni

Sabato 13 marzo, viaggio prova del Frecciarossa da Milano Rogoredo a Malpensa.
Naturalmente record di velocità, mobilitazione generale di tutti i lavoratori delle Nord, chiamati di gran carriera al lavoro per garantire che tutto filasse liscio, parata di telecamere e giornalisti per immortalare l’ormai mitico assessore Cattaneo, che, tronfio come non mai, si lancia in spericolate previsioni: “in un’ora e mezza si potrà andare da Bologna a Malpensa, in due ore da Firenze a Malpensa”.
Fantastico assessore ! I bolognesi e i fiorentini sono trepidanti, in attesa del magico momento in cui, dopo due ore di treno, potranno sbarcare a Malpensa. E una volta sbarcati a Malpensa cosa faranno ? Un caffè, una visita al duty free o che altro ?
In compenso i pendolari lombardi, ieri, come oggi, come domani, sono alle prese con treni vetusti, in ritardo e sporchi.
Ma a Cattaneo cosa volete che importi ? Lui non è assessore ai trasporti, lui è l’assessore alle inaugurazioni.