C’era chi si aspettava che, il 4 marzo, il voto degli
elettori che si definiscono cattolici confluisse nel sedicente Popolo della
Famiglia o in quelle liste che si richiamavano formalmente alla religione
cristiana. Così non è stato, per fortuna.
Secondo dati SWG, del “mondo cattolico” si è recato alle urne
il 70% circa degli elettori. Di questi il 27% ha votato M5S, il 20% circa ha
votato FI, un altro 20% ha votato PD, mentre il 17%, Lega. Altri istituti
forniscono dati non divergenti. La maggioranza dei cattolici ha quindi votato in
modo sostanzialmente analogo agli altri elettori italiani scegliendo per il
reddito di cittadinanza, la difesa della razza bianca, l’espulsione dei
richiedenti asilo, la flat tax e via di questo passo.
Se da una parte è vero che la Conferenza Episcopale Italiana
si è tenuta (giustamente) lontana dal dare indicazioni di voto, dall’altra non
va dimenticato che il suo Presidente, card. Bassetti, aveva osservato come la
Chiesa italiana auspicasse un risultato elettorale capace di Ricostruire (la
speranza), Ricucire (il Paese), Pacificare (la società). Oggi possiamo
dire, credo senza tema di smentita, vox
clamantis in deserto.
Sembreremmo di fronte a due mondi non più comunicanti: il
magistero dei Vescovi italiani (e di Papa Francesco) sembra non essere più
criterio di discernimento elettorale per i fedeli italiani. Se vivere gli
stessi problemi e le stesse preoccupazioni di tutti, sentirsi imprigionati
nelle medesime periferie esistenziali di insicurezza e, spesso, di solitudine, è
fisiologico, condividerne le soluzioni proposte dai vincitori delle recenti
elezioni non può non sollevare perplessità e domande.
In una società ampiamente indifferente ai valori del cristianesimo,
è ancora un valore aggiunto per tutti che i cattolici tornino ad elaborare
proposte capaci di Ricostruire (la
speranza), Ricucire (il Paese), Pacificare (la società) e contemporaneamente,
dare risposte concrete ai problemi delle persone, a partire dagli ultimi? In caso di risposta affermativa,
da dove ripartire?
Come osserva il prof. Introvigne in una recente intervista, sui
temi attuali i cattolici avrebbero tantissimo da dire e milioni di persone (al
di là di ogni credo religioso) considerano Papa Francesco un punto di
riferimento più autorevole di qualunque politico.
Parafrasando allora una fortunata espressione di Papa
Francesco, mi sentirei di dire che serve lavorare per un modello di politica in uscita che al centro metta la persona, lontana da ogni autoreferenzialità e dal voler
conquistare posti o poltrone, gigli magici o inner circle, ma capace di trovare risposte autentiche, innanzitutto per coloro i cui primi problemi sono arrivare a fine mese piuttosto che evitare di farsi aggredire per strada. E contemporaneamente
capaci di sfuggire alla narrativa deprimente che alimenta una sensazione di solitudine
anche in mezzo ad una folla rumorosa.
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