Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

domenica 19 giugno 2011

Bossi e la Lega separati in casa

Pontida è da sempre il simbolo dell’orgoglio leghista. Quest’anno era atteso come uno spauracchio per Berlusconi. E’ andata diversamente: Bossi non molla Berlusconi, ma delude la base leghista.

Nessun ultimatum al Governo che può dormire sonni tranquilli. Neppure alcun “penultimatum” del tipo o si fanno le riforme o tutti a casa. Solo uno sbiadito “terzultimatum” sulla possibilità che Berlusconi, allora prossimo agli 80 anni, sia indicato come Presidente del Consiglio nel 2013. Del resto si sa: Roma sarà pure ladrona, ma tanto comoda è la poltrona! E Bossi sa che solo cedendo all’abbraccio mortale di Berlusconi riuscirà a conservarla. Per un paio d’anni almeno.

Ma la sensazione è che, proprio come per Berlusconi, il destino politico dell’Umberto sia ormai compiuto. Lui e i suoi, convenuti a Pontida, sono ormai separati in casa. Lo slogan ripetuto più di frequente, scandito a voce più alta e con tono più convinto è stato uno solo: secessione. La base ha così marcato una distanza incolmabile tra le sue richieste ed il procedere sempre più stentato del leader. Bossi ha promesso molto più di quanto riuscirà ad ottenere. Ma per i suoi (ex) sostenitori è molto meno del minimo che sono disposti ad accettare. E così ogni volta che lui ripeteva stancamente una delle solite promesse, il “suo” popolo non lo incitava al grido di “Bossi, Bossi”, ma lo interrompeva urlando “secessione, secessione”. Così, alla fine, con lo sguardo smarrito e la voce tremolante di chi ha ormai perso il controllo della situazione, l’Umberto ha dovuto esclamare “Va beh, volete la secessione. Ci si prepari.”

Del resto le sue proposte nulla c’azzeccavano con la secessione. Dalla richiesta di 4 ministeri al nord, che scatenerà nuovamente le ire di metà PdL, alla pretesa che lo Stato rinunci a perseguire chi evade le tasse, che lascerà invece nell’indifferenza l’intero PdL. Dalla pretesa (folle) che i principi universalistici contenuti nella prima parte della Costituzione non possono continuare a valere per tutti, alle mucche novantenni che, nei calcoli dei burocrati europei, farebbero ancora il latte nelle stalle degli allevatori padani. Ma sono tutte rivendicazioni di privilegi. Neppure una proposta di governo è uscita dalle parole del capo leghista. Ed è questo, probabilmente, il più preciso indicatore di una fine ormai inevitabile.

Il dopo-Pontida sarà più difficile per la maggioranza formale che governa il nostro Paese. Più difficile per la Lega, che vede la sua base chiedere conto di promesse fatte per anni e mai mantenute perché irrealizzabili. Ad iniziare dalla secessione. Più difficile per il PdL, che avrà a che fare con un alleato sempre più pretenzioso e riottoso. Più difficile per Tremonti, mai così pesantemente messo sotto accusa. Più difficile, nondimeno, per il “fine stagione” che accomuna Bossi e Berlusconi. Paralizzati dalla fase nuova che si è aperta nella politica italiana e che li ha presi in contropiede. Li ha trovati Impreparati. Incapaci di reagire. Sempre meno in grado di determinare le scelte anche solo dei partiti cui hanno dato vita. Lo striscione, gigantesco, esposto a Pontida con la scritta “Maroni presidente del Consiglio” è probabilmente segno dei nuovi equilibri che vanno determinandosi dentro la Lega. Assisteremo sicuramente a colpi di coda nelle prossime settimane. Ma il destino di questa maggioranza è segnato. Irreversibilmente. Al pari di quello di Bossi e Berlusconi.

E’ questo un momento di grande responsabilità per il Partito Democratico, l’unico in grado di guidare la fase del dopo Bossi – Berlusconi. Non mancano, nel nostro partito, leader capaci di portare un contributo positivo per il Paese. Uno di loro, ritengo, abbia i numeri per aggregare intorno a se il consenso necessario a riportare il centrosinistra al governo del Paese: Rosy Bindi.

2 commenti:

  1. Caro Airoldi,
    condivido la tua analisi.
    La Lega è ormai un partito autoreferenziale.
    Bossi è un ex leader in disarmo che ha deciso di tirare a campare in attesa del 2013 quando si ritirerà a vita privata. Quelli che per anni hanno creduto alla follia della secessione, ora la pretendono e lui non sa più che cosa fare. Il Paese attraversa grandi difficoltà, ma dal suo intervento a Pontida non è uscito uno straccio di proposta. Vive ormai dissociato, in un universo parallelo. In alcuni momenti mi ha fatto pena vederlo così spaesato.
    Sandro

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  2. Ciao Augusto,io spero che la Lega faccia cadere
    il governo se tale si può definire.Bossi non ha coraggio e non lascia B. al suo destino.Il malcontento serpeggia anche nel centro destra
    e spero che il centro sinistra faccia meglio e si prepari al contrattacco per le prossime elezioni....perchè continuano a votare B.?
    Dopo quello che ha fatto Silvio(Rubygate in testa)negli altri stati Europei si sarebbe dimesso...qui in Italia no!!!

    a presto Alberto e grazie

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