Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

mercoledì 14 marzo 2018

Il voto dei cattolici in attesa di una politica in uscita


C’era chi si aspettava che, il 4 marzo, il voto degli elettori che si definiscono cattolici confluisse nel sedicente Popolo della Famiglia o in quelle liste che si richiamavano formalmente alla religione cristiana. Così non è stato, per fortuna.

Secondo dati SWG, del “mondo cattolico” si è recato alle urne il 70% circa degli elettori. Di questi il 27% ha votato M5S, il 20% circa ha votato FI, un altro 20% ha votato PD, mentre il 17%, Lega. Altri istituti forniscono dati non divergenti. La maggioranza dei cattolici ha quindi votato in modo sostanzialmente analogo agli altri elettori italiani scegliendo per il reddito di cittadinanza, la difesa della razza bianca, l’espulsione dei richiedenti asilo, la flat tax e via di questo passo.

Se da una parte è vero che la Conferenza Episcopale Italiana si è tenuta (giustamente) lontana dal dare indicazioni di voto, dall’altra non va dimenticato che il suo Presidente, card. Bassetti, aveva osservato come la Chiesa italiana auspicasse un risultato elettorale capace di Ricostruire (la speranza), Ricucire (il Paese), Pacificare (la società). Oggi possiamo dire, credo senza tema di smentita, vox clamantis in deserto.

Sembreremmo di fronte a due mondi non più comunicanti: il magistero dei Vescovi italiani (e di Papa Francesco) sembra non essere più criterio di discernimento elettorale per i fedeli italiani. Se vivere gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni di tutti, sentirsi imprigionati nelle medesime periferie esistenziali di insicurezza e, spesso, di solitudine, è fisiologico, condividerne le soluzioni proposte dai vincitori delle recenti elezioni non può non sollevare perplessità e domande.

In una società ampiamente indifferente ai valori del cristianesimo, è ancora un valore aggiunto per tutti che i cattolici tornino ad elaborare proposte capaci di Ricostruire (la speranza), Ricucire (il Paese), Pacificare (la società) e contemporaneamente, dare risposte concrete ai problemi delle persone, a partire dagli ultimi? In caso di risposta affermativa, da dove ripartire?

Come osserva il prof. Introvigne in una recente intervista, sui temi attuali i cattolici avrebbero tantissimo da dire e milioni di persone (al di là di ogni credo religioso) considerano Papa Francesco un punto di riferimento più autorevole di qualunque politico.

Parafrasando allora una fortunata espressione di Papa Francesco, mi sentirei di dire che serve lavorare per un modello di politica in uscita che al centro metta la persona, lontana da ogni autoreferenzialità e dal voler conquistare posti o poltrone, gigli magici o inner circle, ma capace di trovare risposte autentiche, innanzitutto per coloro i cui primi problemi sono arrivare a fine mese piuttosto che evitare di farsi aggredire per strada. E contemporaneamente capaci di sfuggire alla narrativa deprimente che alimenta una sensazione di solitudine anche in mezzo ad una folla rumorosa.

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