Il 40,8% alle elezioni europee,
il partito più votato in Europa. 3 regioni: la Sardegna, l’Abruzzo e il
Piemonte conquistate al centrodestra; 20 Comuni capoluogo vinti, di cui 14 strappati
al centrodestra, il 70% dei Comuni votanti che hanno scelto PD, sono questi i
risultati più eclatanti delle elezioni amministrative. Pur non dimenticando le
sconfitte subite a Livorno, Perugia, Potenza e Padova sono numeri impressionanti,
che delineano inequivocabilmente una affermazione superiore ad ogni pur rosea
previsione.
Molti osservatori si sono
esercitati nell'analisi di questi risultati. E pur con sfumature diverse, tutti
convengono su due motivazioni fondamentali. La prima è la sostanziale evaporazione
dell’area di centro; la seconda, che i candidati del PD si sono affermati
laddove erano visti come facce nuove,
soprattutto se ritenuti allineati
alle scelte della segreteria nazionale.
Volendo concludere questa parte,
può essere interessante utilizzare la sintesi, tanto estrema quanto efficace,
proposta da Ilvo Diamanti: ha vinto il
”PdR”. Che si deve leggere come Partito Democratico di Renzi, ma che
l’ortografia consente di leggere anche come Partito
di Renzi. Solo il tempo consentirà di dire quale delle due letture è la più
corretta.
Narrano le cronache
dell’Assemblea Costituente che le sedute parlamentari del mattino differissero significativamente da quelle pomeridiane, nelle modalità di confronto e nei
risultati ottenuti. Perché era negli incontri meridiani che i Costituenti trovavano
il coraggio di guardare agli interessi complessivi del Paese. Mettevano da
parte le rigidità, l’istinto egemonico e facevano prevalere ciò che univa su
ciò che divideva. Ed è grazie a questo spirito meridiano che la Carta è stata redatta e approvata. Usando una
immagine, potremmo dire che la nostra Costituzione è nata di pomeriggio.
La fase politica che il nostro
Paese sta attraversando non è meno delicata di quella di allora. La
responsabilità che il 40,8% degli elettori ha caricato sulle spalle del PD non
è inferiore a quella dei padri costituenti. Le attese per un paese migliore,
per la prima volta dopo molti anni, sono
le stesse. E gli impegni assunti davanti a loro dal segretario del PD sono
molti e di grande rilevanza: eguaglianza, lavoro, scuola, pubblica
amministrazione, lotta alla corruzione, solo per citarne alcuni. E come
tralasciare la nuova legge elettorale e il superamento del bicameralismo
perfetto? Temi, soprattutto quest’ultimo, sui quali il PD si gioca la faccia,
la credibilità di saper guidare l’ammodernamento di una parte non trascurabile
della nostra architettura costituzionale. Fallire qui, soprattutto se a causa
di impuntature del Governo, significherebbe tradire la fiducia di così tanti
cittadini. Perché, allora, irrigidirsi sulla proposta di riforma del Governo
che, difficilmente, avrebbe i numeri per passare? E se passasse, mai
raccoglierebbe quel largo consenso necessario per modificare una parte della
Costituzione. Perché invece non ripartire da altre proposte, sempre del PD come
quella del Senatore Chiti, che ha già trovato ben più ampio consenso anche tra
le forze di minoranza e che, con una sapiente opera di mediazione, potrebbe
superare favorevolmente il voto del Parlamento in poche settimane?
Caro Segretario, da tempo allieti
i nostri risvegli mattutini con i tuoi
tweet e te ne siamo grati. Permettimi allora di avanzarti una richiesta: mi
farebbe piacere un tuo tweet, di tardo pomeriggio, perché no, col quale annunci
che i gruppi parlamentari del nostro partito hanno trovato un accordo sulla
riforma del bicameralismo. E il tuo Governo l’ha condivisa. E non perché
qualcuno è stato sostituito e qualcun altro si è autosospeso, ma perché tutti
hanno rinunciato a qualche cosa, tu per primo se dovesse servire, per far prevalere
il molto che ci unisce: il bene del nostro Paese.
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