Oggi Matteo Renzi ha pugnalato alle spalle Enrico Letta e lo ha assassinato. Politicamente.
Dov'è la notizia? Non c'è. Era nella logica delle cose. Mi era capitato di dire che l'8 Dicembre 2013 non era stato eletto il nuovo Segretario del PD, ma qualcuno era salito su un tram di nome PD e il tram era partito per Palazzo Chigi. Qualcuno, giusto un po' più saggio di Renzi, qualche anno fa pare abbia detto: chi di spada ferisce, di spada perisce. Verrebbe da dire che c'è solo da sedersi sull'ansa del fiume. Purtroppo c'è di mezzo l'Italia.
Oggi, una direzione nazionale di congiurati belanti ha approvato l'omicidio politico votando sostanzialmente sul niente. E questo sorprende un po' di più. Ora, se è vero che la relazione del Segretario è stata una liturgia puramente formale perché tutto era già stato deciso altrove, non era impossibile sperare in una direzione scevra da servo encomio. Ma la speranza è stata vana. Il più lucido nel riconoscere a Letta i meriti per il lavoro svolto tra vincoli impossibili è stato Civati che neppure gli aveva votato la fiducia.
Oggi i grandi assenti in direzione nazionale sono stati i programmi. Difficile comprendere perché la direzione di un grande partito quale è il PD cannibalizzi il proprio Presidente del Consiglio se non sa articolare una proposta programmatica alternativa, se non ha la minima idea di come rimuovere i vincoli che ne hanno frenato l'azione di governo, se non sa minimamente con quale maggioranza "arrivare al 2018".
Una brutta pagina quella scritta oggi dalla direzione nazionale del PD, dalle conseguenze imprevedibili.
Ma nessuno, o quasi, è sembrato accorgersene.
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