Dal celodurismo prima maniera al recente Day Pride. In mezzo il respingimento in mare dei disperati che cercavano salvezza in Italia con il suo carico di morti e i soldi del contribuente italiani portati in Tanzania. Del tanto sbandierato federalismo, nessuna traccia. La sintesi potrà apparire impietosa, ma descrive quanto basta vent’anni di Lega. Se poi, come sostiene Bobo, improvvisato castigamatti, l’obiettivo del movimento rimane l’indipendenza della mitica padania, temo che per i militanti (rimasti) si preannuncino anni difficili.
Dalle politiche leghiste mi separa una distanza siderale. Ma non fatico a credere che la stragrande maggioranza della base nulla sapesse e tantomeno immaginasse di Tanzania, lingotti e diamanti. Parimenti sarei sorpreso se i militanti leghisti credessero che le “purghe” maroniane e le conseguenti espulsioni di qualche dirigente e assessore eradicassero la patologia. Piuttosto il patetico scandalo Belsito, non meno che quello Lusi, suona la campana dell’ultimo giro nell’opaco rapporto tra i partiti ed i soldi pubblici. Che dal 1994 al 2012 sono stati 2,3 miliardi di euro. Poco meno di 128 milioni di euro l’anno.
Da tempo mi sono permesso di affermare che la cresci-italia sarebbe stata una fase del Governo Monti dai risultati assai più incerti della salva-Italia. Ora che anche il ministro Passera ammette di non disporre di bacchette magiche, appare chiaro che la ripresa economica rimane lontana e quando arriverà, sarà comunque alquanto contenuta. E il rigorismo oltre misura al quale la Bundesbank sta obbligando l’intera Europa, non aiuta. Persisterà quindi una condizione di grave crisi, di recessione economica e di tensioni sociali crescenti. Una situazione nella quale garantire la coesione sociale sarà un imperativo imprescindibile. Ma per farlo servono partiti credibili, capaci di riconquistare quella fiducia dei cittadini che oggi segna il minimo storico. E che l’affaire del finanziamento pubblico rischia di incrinare irreversibilmente.
Cosa ci dovremmo attendere, allora, da un partito come il PD? Da subito almeno due proposte: una legge per destinare ad un fondo per le emergenze sociali i 170 milioni di euro che i partiti dovrebbero incassare a luglio; una proposta per ridurre del 50% le retribuzioni di deputati, senatori e consiglieri regionali con effetto immediato.
A ruota una revisione strutturale del meccanismo di finanziamento dei partiti, oggi camuffato da rimborso elettorale. Ha ragione Bersani quando lancia l’allarme contro il montare dell’antipolitica che vorrebbe costringere i partiti a finanziarsi unicamente con le buone uscite dei grandi manager, i lasciti degli ereditieri e i contributi dei palazzinari. Non esiste democrazia senza forze politiche organizzate, e i comitati elettorali del modello americano non necessariamente garantiscono maggiore trasparenza. Ma nel momento in cui il Governo chiede ai cittadini le nozze con i fichi secchi, i partiti non devono essere da meno; non possono rimanere sordi e ciechi mentre il discredito aumenta e rischia di coinvolgere le istituzioni democratiche. Dovrebbero, invece brillare per lungimiranza dando l’esempio. Da una integrazione con il meccanismo del 5 per mille al credito d’imposta proposto dal prof. Pellegrino Capaldo, le proposte per un finanziamento legato alla volontà dei cittadini non mancano. Manca, forse, il coraggio di adottarle.
Ma il tempo si è fatto breve. Il combinato disposto tra la peggior crisi economica dal ’29 e la più grave crisi di credibilità dei partiti (e della politica) dal ’92, rischia di innescare una reazione a catena dagli esiti imprevedibili. Chi opera nei partiti, in tutti i partiti, a livello locale, e lo fa da sempre con lo stile del volontariato, ha allora un compito che può risultare determinante: alzare la voce, creare massa critica, pretendere che le segreterie politiche nazionali abbandonino il loro mondo dorato e si ravvedano. E si convincano che la loro sopravvivenza è legata alla fiducia dei cittadini, più che a finanziamenti milionari.
Ma domani sarà già troppo tardi.
(pubblicato sul periodico In Piazza, in distribuzione gratuita nelle edicole)
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