E’ improba la sfida che attende il Governo Monti. Soprattutto se la vuole affrontare, finalmente, con la dovuta attenzione al tema dell’equità. Che è poi quella della tenuta del tessuto sociale. Il giudizio va quindi sospeso in attesa dei primi, urgenti, provvedimenti.
Ma più di una premessa incoraggiante sembra già essersi manifestata. E induce ad un, seppur cauto, ottimismo.
Un Presidente del Consiglio che prende la parola, si rivolge ai cittadini e lo fa senza contare balle: ci eravamo scordati che potesse accadere anche in Italia.
Un Governo dove 3 dicasteri assai delicati sono affidati ad altrettante donne. Che sono li senza aver posato per qualche calendario, senza essersi rifatte le tette o mostrato le giarrettiere in TV. Semplicemente perché competenti.
Un Governo a trazione Lombarda, il più “nordico” delle storia della Repubblica, che vede Trota senior e la sua corte dei miracoli saldamente all’opposizione. Finalmente superata l’ubriacatura del federalismo di stampo leghista si potrà valorizzare il profondo autonomismo che impregna la nostra Costituzione, nel quadro di una grande coesione nazionale.
Un Governo che riconosce come integrazione e cooperazione internazionale sono due facce della stessa medaglia. Dopo gli anni della Bossi-Fini e del lavoro sporco che Maroni aveva affidato all’amico (di Silvio) Gheddafi, l’Italia potrà tornare a riappropriarsi del suo ruolo storico di interlocutore con l’altra sponda del mediterraneo.
Ma sarà sopratutto un governo che dovrà chiedere sacrifici duri ed estesi nel tempo; che dovrà districarsi tra le insidie infide della finanza e della speculazione internazionali. Troppo presto per dire se la presenza di Passera sarà un valore aggiunto o una macina al collo.
Da ultimo, avrebbe conquistato da subito la fiducia degli italiani il Presidente Monti se, presentandosi alle Camere, avesse detto tra l'altro: “il mio Governo ha deciso di ridurre del 50% il compenso dei suoi ministri e chiede ai parlamentari di fare altrettanto”.
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