Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

lunedì 30 aprile 2012

Lega: la paura, il caos mentale


internet

Era il luglio 2008 quando l'allora ministro (sic!) Calderoli, ascoltato dalla Commissione Bicamerale per gli affari regionali affermava: «Credo sia stato un errore abolire l'ICI, che era una delle poche tasse contenenti un principio di federalismo».

Oggi, nel corso di un comizio elettorale a Como, Roberto Maroni, nuovo uomo forte della Lega, ha detto: «Contrasteremo l'IMU in ogni modo, con le iniziative dei Comuni fino all'obiezione fiscale dei cittadini: se non si reagisce, il rischio è che presto ci troveremo di nuovo il Podestà».

Giova ricordare che tanto Calderoli quanto Maroni sono stati ministri del Governo Berlusconi che ha prima abolito l'ICI e poi introdotto l'IMU.

Le elezioni amministrative sono ormai alle porte e la paura "fa novanta". E' quindi comprensibile la spasmodica necessità della Lega di distrarre l'attenzione degli elettori dagli incresciosi sviluppi delle inchieste giudiziarie sui suoi dirigenti.

Forse anche per questo, quegli stessi dirigenti, mostrano inequivocabili segni di confusione mentale.


A ciascuno le sue ... vacanze

http://www.corriere.it/
Il "capo", si sa, può permettersi celestiali vacanze (pagate da chi?) nei resort più esclusivi del pianeta. Ma le collaboratrici, anche le più fidate, devono contentarsi di solcare il centro di Milano agghindate per le spiaggie di Antigua.

Del resto le elezioni amministrative incombono. E se per il PdL si preannuncia una debacle senza precedenti, è lodevole che i Consiglieri Regionali politicamente più avveduti di cui il partito dispone "mostrino" il meglio di se per ... la causa.






domenica 29 aprile 2012

Il contribuente De Bortoli


da Internet

Scrive oggi Ferruccio De Bortoli sulla prima pagina de il Corriere che "Come prima cosa, andrebbe detto che la pressione fiscale, oggi vicina al 45 per cento, non aumenterà più. Anzi, diminuirà appena possibile, specie sul lavoro" e aggiunge che servono impegni concreti, non discorsi cattedratici per la riduzione della spesa pubblica.

Ha ragione De Bortoli in quello che scrive. Ha ragione a metà.

Ha ragione il direttore de il Corriere della Sera quando dice che serve un cambio di passo nell'aggredire la spesa piubblica improduttiva (compresa quella che finanzia gli editori di quotidiani commerciali).

Ha torto, il contribuente De Bortoli, quando considera conditio sine qua non, perchè Monti rilanci l'azione del suo Governo ,la rinuncia alla crescita della pressione fiscale per tutti i contribuenti. Indistintamente.

Certo la crescita della pressione fiscale sarebbe insopportabile per la famiglia media, l'operario e l'impiegato. Il piccolo artigiano.

Ma De Bortoli è troppo intelligente per non sapere che così non è per quei contribuenti che hanno redditi e patrimoni come lui ha. E, ancor di più, per coloro che avendoli non li denunciano al fisco.

Se nei prossimi 3 anni, per chi ha un reddito come il suo, la pressione fiscale crescesse progressivamente al 55, 60 e poi 65%; se chi ha un patrimonio come il suo, nei prossimi tre anni, pagasse una patrimoniale di scopo (investimenti pro crescita) pari al 5% annuo del patrimonio, forse si ridurrebbe sotto la soglia di povertà? No, non intaccherebbe minimamente il suo tenore di vita. Al più, aiuterebbe qualche imprenditore disperato a non togliersi la vita.

Questo (almeno) mi sarei aspettato dal direttore del primo giornale d'Italia. Questo (almeno) avrebbe dato (un po' di) credibilità al suo richiamo.

sabato 21 aprile 2012

Partiti: ultima spiaggia

Dal celodurismo prima maniera al recente Day Pride. In mezzo il respingimento in mare dei disperati che cercavano salvezza in Italia con il suo carico di morti e i soldi del contribuente italiani portati in Tanzania. Del tanto sbandierato federalismo, nessuna traccia. La sintesi potrà apparire impietosa, ma descrive quanto basta vent’anni di Lega. Se poi, come sostiene Bobo, improvvisato castigamatti, l’obiettivo del movimento rimane l’indipendenza della mitica padania, temo che per i militanti (rimasti) si preannuncino anni difficili.

Dalle politiche leghiste mi separa una distanza siderale. Ma non fatico a credere che la stragrande maggioranza della base nulla sapesse e tantomeno immaginasse di Tanzania, lingotti e diamanti. Parimenti sarei sorpreso se i militanti leghisti credessero che le “purghe” maroniane e le conseguenti espulsioni di qualche dirigente e assessore eradicassero la patologia. Piuttosto il patetico scandalo Belsito, non meno che quello Lusi, suona la campana dell’ultimo giro nell’opaco rapporto tra i partiti ed i soldi pubblici. Che dal 1994 al 2012 sono stati 2,3 miliardi di euro. Poco meno di 128 milioni di euro l’anno.

Da tempo mi sono permesso di affermare che la cresci-italia sarebbe stata una fase del Governo Monti dai risultati assai più incerti della salva-Italia. Ora che anche il ministro Passera ammette di non disporre di bacchette magiche, appare chiaro che la ripresa economica rimane lontana e quando arriverà, sarà comunque alquanto contenuta. E il rigorismo oltre misura al quale la Bundesbank sta obbligando l’intera Europa, non aiuta. Persisterà quindi una condizione di grave crisi, di recessione economica e di tensioni sociali crescenti. Una situazione nella quale garantire la coesione sociale sarà un imperativo imprescindibile. Ma per farlo servono partiti credibili, capaci di riconquistare quella fiducia dei cittadini che oggi segna il minimo storico. E che l’affaire del finanziamento pubblico rischia di incrinare irreversibilmente.

Cosa ci dovremmo attendere, allora, da un partito come il PD? Da subito almeno due proposte: una legge per destinare ad un fondo per le emergenze sociali i 170 milioni di euro che i partiti dovrebbero incassare a luglio; una proposta per ridurre del 50% le retribuzioni di deputati, senatori e consiglieri regionali con effetto immediato.

A ruota una revisione strutturale del meccanismo di finanziamento dei partiti, oggi camuffato da rimborso elettorale. Ha ragione Bersani quando lancia l’allarme contro il montare dell’antipolitica che vorrebbe costringere i partiti a finanziarsi unicamente con le buone uscite dei grandi manager, i lasciti degli ereditieri e i contributi dei palazzinari. Non esiste democrazia senza forze politiche organizzate, e i comitati elettorali del modello americano non necessariamente garantiscono maggiore trasparenza. Ma nel momento in cui il Governo chiede ai cittadini le nozze con i fichi secchi, i partiti non devono essere da meno; non possono rimanere sordi e ciechi mentre il discredito aumenta e rischia di coinvolgere le istituzioni democratiche. Dovrebbero, invece brillare per lungimiranza dando l’esempio. Da una integrazione con il meccanismo del 5 per mille al credito d’imposta proposto dal prof. Pellegrino Capaldo, le proposte per un finanziamento legato alla volontà dei cittadini non mancano. Manca, forse, il coraggio di adottarle.

Ma il tempo si è fatto breve. Il combinato disposto tra la peggior crisi economica dal ’29 e la più grave crisi di credibilità dei partiti (e della politica) dal ’92, rischia di innescare una reazione a catena dagli esiti imprevedibili. Chi opera nei partiti, in tutti i partiti, a livello locale, e lo fa da sempre con lo stile del volontariato, ha allora un compito che può risultare determinante: alzare la voce, creare massa critica, pretendere che le segreterie politiche nazionali abbandonino il loro mondo dorato e si ravvedano. E si convincano che la loro sopravvivenza è legata alla fiducia dei cittadini, più che a finanziamenti milionari. 
Ma domani sarà già troppo tardi.
(pubblicato sul periodico In Piazza, in distribuzione gratuita nelle edicole)

giovedì 5 aprile 2012

I Sindaci e le molte insidie dell'IMU

Non hanno torto i Sindaci a lagnarsi del ruolo di esattori conto terzi che il Governo ha assegnato loro con la nuova IMU. Buona parte dei denari che chiederanno ai cittadini andrà direttamente allo Stato. Ma la faccia ce la mettono loro.

Peraltro la situazione dei Comuni è drammatica: le loro casse sono vuote. Saranno quindi costretti ad applicare aliquote alte, soprattutto sugli edifici che non sono abitazioni principali. E queste aliquote si applicheranno su rendite catastali aumentate del 60%. Insomma, sarà un salasso per molti.

Inevitabile attendersi, in molti comuni, azioni di lobby da parte dei soggetti forti, pure loro minacciati dalla crisi, sulle forze politiche che amministrano le nostre città. Non sarà facile, per le amministrazioni di centrosinistra, mantenere dritta la barra dell'attenzione ai più deboli.

Nelle prossime settimane, quando i Consigli comunali approveranno i bilanci del 2012 e le relative aliquote, sarà palese chi ce l'avrà fatta e chi no.



mercoledì 4 aprile 2012

Sul Registro comunale delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento

Nella seduta di Lunedì 22/4, il Consiglio Comunale di Saronno ha approvato l'istituzione del Registro Comunale delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento.
Ho votato in dissenso dalla maggioranza cui apartengo.
In seguito ho ricevuto alcune richieste di rendere disponibile il mio intervento in CC.
Lo faccio qui, tramite il blog.

1. Questa sera non siamo chiamati ad esprimerci sul cd Testamento Biologico. Il titolo della mozione vi fa riferimento, ma l’oggetto del deliberato è un altro. Siamo chiamati ad esprimerci sull’istituzione di un Registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento da parte del Comune di Saronno.

2. Questa sera non siamo chiamati ad esprimerci su uno di quei temi che normalmente vengono definiti “eticamente sensibili” o “principi non negoziabili”. Perché se è vero che il testo della mozione richiama in premessa diritti inviolabili, citando articoli della nostra Costituzione, della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e quant’altro, ancora una volta nessuno di questi ha attinenza diretta con il dispositivo della mozione, che riguarda invece l’istituzione di un Registro delle DATda parte del nostro Comune. Anzi, l’art. della nostra Costituzione a mio avviso più affine al tema della mozione è il 117 (non citato nella mozione) il quale dispone che "la tutela della salute" è materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni, ma non dei Comuni.

3. Sono favorevole a che un cittadino, se lo ritiene, possa depositare l’espressione delle sue volontà di “fine vita” da far valere qualora dovesse trovarsi impossibilitato ad esprimerle direttamente. Sono quindi favorevole all’istituzione di un Registro delle Dichiarazioni (forse meglio Disposizioni) Anticipate di Trattamento.

4. La domanda che ho posto a me stesso e mi permetto di porre al Consiglio è allora la seguente: l’approvazione di questa mozione è lo strumento adatto perché ciò possa legittimamente avvenire? La riposta che mi sono dato è negativa. Provo a elencare alcune motivazioni:
  • Oggi non esiste nel nostro Paese una normativa che disciplini l’istituzione di questo “registro”. Non esiste una normativa che disciplini come una Pubblica Amministrazione e soprattutto un Ufficiale di Governo quale è il Sindaco, debbano comportarsi in merito
  • Esiste invece un conflitto interpretativo in ordine a tale comportamento tra l’ANCI da una parte e i ministeri dell’Interno, Del Lavoro e Politiche Sociali e della Salute dall’altra. La posizione dell’ANCI è parzialmente richiamata nel testo della mozione. Quella dei tre ministeri è contenuta in una Direttiva Interministeriale (19/11/10) che recita tra l’altro così: “Il Comune, [secondo quanto previsto dall’art. 14 D.Lgs. 18 agosto 2000, n 267] gestisce, per conto dello Stato e tramite il Sindaco nella sua qualità di Ufficiale di Governo solo i servizi elettorali, di stato civile e di anagrafe. Ulteriori funzioni amministrative possono essere affidate ai Comuni dalla legge che regola anche i relativi rapporti finanziari assicurando le risorse necessarie”. (omissis) Pertanto, non si rinvengono elementi idonei a ritenere legittime le iniziative volte alla introduzione dei registri per le dichiarazioni anticipate di trattamento. In tale quadro si potrebbe anzi ipotizzare, un uso distorto di risorse umane e finanziarie con possibili responsabilità di chi se ne sia fatto promotore”. Siamo quindi di fronte a due posizioni sostanzialmente antitetiche
5. Da ultimo. Sappiamo essere all’esame del Parlamento il cd "Disegno Di Legge Calabrò", testo che personalmente trovo emendabile in più punti, ma questo esula dall’argomento in discussione questa sera. E’ invece pertinente quello che il testo di tale DDL, (come modificato dalla Camera ed ora incardinato al Senato) recita all’art. 9 (Disposizioni finali), dove, tra l’altro, si legge: “E’ istituito il Registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento nell’ambito di un archivio unico informatico nazionale. Il titolare del trattamento dei dati contenuti nel predetto archivio e` il Ministero della Salute”.

Credo che qualsiasi legge verrà approvata dal Parlamento in ordine al cd Testamento Biologico (che personalmente preferirei fosse definita legge sulle Disposizioni del Fine Vita), non potrà che istituire un Registro Unico Nazinale delle DAT e il titolare dei dati che vi confluiranno non potrà che essere un organo centrale della P.A. Del resto mi appare difficile scovare una ratio in base alla quale si dovrebbe delegare la titolarità di una materia così delicata agli 8092 Comuni italiani, buona parte dei quali non avrebbe neppure la struttura per gestirla con le sufficienti garanzie per i cittadini.

Conclusione

Le disposizioni che ciascuno di noi potrebbe voler esprimere in ordine al suo fine vita sono un argomento tremendamente serio. Consentirgli di farlo è questione di civiltà.

Ma se è vero che questa sera non siamo chiamati ad esprimerci sul Testamento Biologico, né a dirimere il conflitto tra ANCI e ministeri, è altrettanto vero che siamo chiamati a dar prova di saper correttamente amministrare. Tema questo, a mio avviso, non meno eticamente sensibile di molti altri.

Se, tramite il nostro voto, dicessimo ai cittadini che approviamo questa mozione con l’obiettivo di istituire un Registro Comunale giuridicamente valido dove potranno validamente depositare le loro Dichiarazioni Anticipate di Trattamento perché così facendo difendiamo i loro diritti civili, renderemmo loro un cattivo servizio. Perché di ciò, questa sera, noi non abbiamo certezza. Di più, e qui invito alla riflessione le colleghe e i colleghi della maggioranza cui appartengo, correremmo il rischio di mutuare metodi non nostri e che abbiamo più volte condannato: quelli di parlare alla pancia dell’elettorato o di una sua parte, non di rendergli un servizio.

E questa, a mio modesto avviso, è una tentazione alla quale, chi ha cultura di governo, non dovrebbe cedere.