Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

mercoledì 2 giugno 2010

2 Giugno, festa di oggi


Il 2 giugno è la principale festa civile del nostro Paese.
Come la presa della Bastiglia (14 luglio 1789) lo è per i francesi. Come la Dichiarazione di Indipendenza (4 luglio 1776) lo è per gli americani.
Ricorda un periodo molto più recente della storia: il 2 e 3 giugno 1946. Quando avvennero due momenti “unici” nella storia della nazione: il referendum istituzionale indetto a suffragio universale e l’elezione dei 556 componenti l’Assemblea Costituente. Il primo sancì la scelta degli italiani per la forma repubblicana, chiudendo così 85 anni di monarchia. Il secondo diede vita all’assemblea che ci “regalò” la carta costituzionale.
Più del 25 aprile, che ne rappresenta in qualche modo la condizione necessaria, il 2 giugno è un momento di unità che dovrebbe superare differenze di ogni tipo.

Mi è quindi particolarmente spiacevole dover rimarcare assenze ingombranti alle celebrazioni di oggi. Soprattutto se gli assenti non hanno perso occasione per evidenziare la loro presenza alle recenti celebrazioni del 25 aprile. Una contradictio in terminis. Capace di gettare una luce sinistra su progetti di federalismo, peraltro mai sufficientemente circostanziati.

Mai come in questo periodo di palese crisi economica il Paese necessiterebbe di forze politiche capaci di far prevalere ciò che unisce su quanto divide. Pur nell’assoluto rispetto del ruolo loro affidato dagli elettori.
Condivido il richiamo alle parole pronunciate il 2 giugno 2005 dall’allora Presidente Ciampi: “Affrontiamo, confrontandoci, i problemi veri del Paese con la volontà di arrivare a soluzioni condivise. E traduciamole in atti concreti”. Parole che mi sembra trovino autorevole eco in quelle pronunciate ieri dal Presidente Napolitano: “Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile : occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all'Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l'Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso”.

Moniti simili, pronunciati da uomini con storie e sensibilità politiche differenti. Parole che, mi auguro, possano trovare seguito anche a Saronno.
Perché, anche per i saronnesi, il 2 giugno non sia solo il ricordo di un fatto ormai lontano.

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