Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

mercoledì 24 febbraio 2010

Migranti: pericolo o risorsa?

Riporto da rmfonline (www.rmfonline.it) l'editoriale di Massimo Crespi.
Tratta un argomento attuale. Ma lo tratta in modo inusuale per molti oggi. Sicuramente lo tratta in un modo che potrebbe apparire controproducente per chi, come me, è in campagna elettorale e chiede voti per le elezioni regionali. Ma sono argomenti sui quali non possiamo non confrontarci. A partire da questo blog. Ne va del domani nostro e dei nostri figli.


Non abbiamo ancora sentito nessuno sostenere che uno straniero rappresenti una ricchezza; una ricchezza per chi lo accoglie, siano singoli oppure comunità di persone. Nessun servitore della collettività, uomo politico, dell'istituzione, si esprime così: "L'immigrazione? Bene!", "Gli extracomunitari? Vengano, presto!"; al massimo, ma proprio al massimo, si dichiara che si tratta di risorse da impiegare. Se non delle mere opportunità, delle realtà da controllare e sfruttare; più spesso che si tratta soltanto di questioni problematiche, di affari da evitare, pericolosi persino per se stessi. Per tanti, delinquenza e basta.
Ma perché? Perché non si può considerare l'extracomunitario maghrebino come un dono, colui che ci offre un'occasione unica di confronto, una possibilità di crescita eccezionale. Semplicemente, un uomo mai visto che possiede qualcosa che ci manca e che non avremo mai se non lo accogliamo ascoltandolo, se non lo osserviamo cercando di comprenderne lo spirito, la forza che lo anima; se non lo imitiamo, desiderando essergli simile allorché dimostra di saperci fare. Se non lo esaudiamo, come dovremmo fare per l'appartenenza alla medesima famiglia.
Probabilmente, vorremmo essere come lui, pensiamoci bene: non gradiremmo un poco della sua tempra, del suo coraggio; non apprezzeremmo un poco della sua semplicità, della modestia? Non cederemmo all'istante per avere garantito quello stesso calore che lo circonda e quel sorriso disarmato? Ma quando ad un conoscente, che alla vista del colore di un viso leggermente differente o presunto tale ci allertava sulla presenza del "mao mao" o del "talebano" se non del "negher" (alla padana), domandavamo "Cosa ti disturba?", comprendevamo che con quegli epiteti rivelava qualcosa che gli rodeva dentro; quando si scopriva in quegli occhi scuri, si vedeva in quei panni demodé, desiderando invece morbosamente distinguersi, stare su, più in alto, più padrone, meno schiavo...
Ci siamo accorti di esserci distratti un po' troppo coi pensieri, qui in fondo alla chiesa, mentre siamo già allo scambio del segno della pace; così, composti e senza mai voltarci troppo indietro, allunghiamo timidamente la nostra mano secca ed infreddolita nel vuoto intorno a noi, cercandone un'altra e sperando non ci sia. Ne troviamo una sudaticcia accanto. Toh!, è di quel napoletano che fa il professore. Pace! Pace! Guardiamo il prete nigeriano abbracciare con trasporto tutti quanti i chierichetti ed ascoltiamo la vecchia dietro di noi commentare: "l'è n'negher, ma l'è brau, chel don lì!" (è un negro, ma è bravo quel sacerdote!).
Finisce la messa; oggi si è meditato su Sant'Agostino, un grandissimo della cattolicità, africano ed immigrato.

di: Massimo Crespi

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