Il Decreto Minniti sull’immigrazione?
Rischia di essere una sorta di “legge speciale”, la prima in Italia. Perché, a
ben vedere, quello che prevede per i richiedenti asilo, lo Stato Italiano non
lo fece neppure con le Brigate Rosse negli anni di piombo. A nessuna “categoria”
di persone, ancorché condannate in primo grado, la Repubblica nata dalla
resistenza al nazifascismo, ha mai negato tutti i gradi di giudizio previsti
dall’ordinamento.
Oggi l’accertamento dello status
di richiedente asilo può richiedere anche 2 anni e questa è una delle tante
storture del nostro sistema giudiziario, sicuramente da superare tanto per garantire
la sicurezza degli italiani quanto per il rispetto degli stessi richiedenti
asilo. Un obiettivo al quale, il decreto Minniti, dice di voler mirare. Bene,
quindi le risorse aggiuntive di uomini e mezzi previste dal decreto per rendere
più rapide le procedure.
Ma abolire il secondo grado di giudizio, disegnare un modello processuale ad
hoc basato sul cosiddetto "rito camerale" che, se si conclude
"con decreto che rigetta il ricorso", è ricorribile esclusivamente in
Cassazione, significa contraddire la non discriminazione davanti alla legge
garantita dall’art. 3 della Costituzione. E creare, a mio avviso, un precedente
assai pericoloso: oggi sono i richiedenti asilo a vedersi sottratto una possibilità
di avere giustizia, e domani? Chi o cosa ci garantisce che il medesimo
trattamento non possa, in futuro, essere riservato a ciascuno di noi?
Come ricorda il vecchio adagio, la
storia insegna che quando i mezzi vengono giustificati dai fini, si sa da dove
si inizia, ma non come si finisce: "Prima di tutto vennero a prendere gli
zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli
ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli
omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a
prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un
giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
Dissento da chi afferma che il
decreto Minniti «è un approccio pragmatico al fenomeno, che coniuga diritti e
rispetto delle regole».
E condivido tale dissenso con le associazioni che di migranti si occupano da
tempo sul territorio, ad iniziare da Acli, Arci, Caritas, Centro Astalli, Fondazione
Migrantes, Medici senza frontiere. Con loro sostengo la Proposta di legge di
iniziativa popolare “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell'inclusione
sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari” (https://goo.gl/s7f45a).
Non mi aspetto che questa riflessione riscuota consenso
generalizzato, anche se non mi dispiacerebbe. Ma su temi di questa natura è
bene confrontarsi senza conformarsi a populismi vecchi e nuovi. Qualche
distinguo in più me lo sarei aspettato dai
parlamentari del mio partito, che mi sembrano, invece, per la gran parte, dormire
sonni tranquilli di fronte ad una legge che, alla fine, rischia di rivelarsi inefficace. E soprattutto pericolosa.
Nessun commento:
Posta un commento