Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

venerdì 14 aprile 2017

Il decreto Minniti? Probabilmente inefficace, sicuramente pericoloso

Il Decreto Minniti sull’immigrazione? Rischia di essere una sorta di “legge speciale”, la prima in Italia. Perché, a ben vedere, quello che prevede per i richiedenti asilo, lo Stato Italiano non lo fece neppure con le Brigate Rosse negli anni di piombo. A nessuna “categoria” di persone, ancorché condannate in primo grado, la Repubblica nata dalla resistenza al nazifascismo, ha mai negato tutti i gradi di giudizio previsti dall’ordinamento.

Oggi l’accertamento dello status di richiedente asilo può richiedere anche 2 anni e questa è una delle tante storture del nostro sistema giudiziario, sicuramente da superare tanto per garantire la sicurezza degli italiani quanto per il rispetto degli stessi richiedenti asilo. Un obiettivo al quale, il decreto Minniti, dice di voler mirare. Bene, quindi le risorse aggiuntive di uomini e mezzi previste dal decreto per rendere più rapide le procedure. 

Ma abolire il secondo grado di giudizio, disegnare un modello processuale ad hoc basato sul cosiddetto "rito camerale" che, se si conclude "con decreto che rigetta il ricorso", è ricorribile esclusivamente in Cassazione, significa contraddire la non discriminazione davanti alla legge garantita dall’art. 3 della Costituzione. E creare, a mio avviso, un precedente assai pericoloso: oggi sono i richiedenti asilo a vedersi sottratto una possibilità di avere giustizia, e domani? Chi o cosa ci garantisce che il medesimo trattamento non possa, in futuro, essere riservato a ciascuno di noi?

Come ricorda il vecchio adagio, la storia insegna che quando i mezzi vengono giustificati dai fini, si sa da dove si inizia, ma non come si finisce: "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".

Dissento da chi afferma che il decreto Minniti «è un approccio pragmatico al fenomeno, che coniuga diritti e rispetto delle regole». E condivido tale dissenso con le associazioni che di migranti si occupano da tempo sul territorio, ad iniziare da Acli, Arci, Caritas, Centro Astalli, Fondazione Migrantes, Medici senza frontiere. Con loro sostengo la Proposta di legge di iniziativa popolare “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell'inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari” (https://goo.gl/s7f45a).


Non mi aspetto che questa riflessione riscuota consenso generalizzato, anche se non mi dispiacerebbe. Ma su temi di questa natura è bene confrontarsi senza conformarsi a populismi vecchi e nuovi. Qualche distinguo in più me lo sarei aspettato dai parlamentari del mio partito, che mi sembrano, invece, per la gran parte, dormire sonni tranquilli di fronte ad una legge che, alla fine, rischia di rivelarsi inefficace. E soprattutto pericolosa.

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