Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

domenica 19 giugno 2011

Bossi e la Lega separati in casa

Pontida è da sempre il simbolo dell’orgoglio leghista. Quest’anno era atteso come uno spauracchio per Berlusconi. E’ andata diversamente: Bossi non molla Berlusconi, ma delude la base leghista.

Nessun ultimatum al Governo che può dormire sonni tranquilli. Neppure alcun “penultimatum” del tipo o si fanno le riforme o tutti a casa. Solo uno sbiadito “terzultimatum” sulla possibilità che Berlusconi, allora prossimo agli 80 anni, sia indicato come Presidente del Consiglio nel 2013. Del resto si sa: Roma sarà pure ladrona, ma tanto comoda è la poltrona! E Bossi sa che solo cedendo all’abbraccio mortale di Berlusconi riuscirà a conservarla. Per un paio d’anni almeno.

venerdì 17 giugno 2011

L'oracolo di Pontida

Non attraversa un gran momento la classe politica del nostro Paese. Sono lontani i tempi di De Gasperi. Ma lo sono anche quelli di Moro e Berlinguer.

Recentemente, però, gli italiani si sono espressi senza se e senza ma. Con le elezioni amministrative hanno mandato un inequivocabile messaggio politico. Con la partecipazione ai referendum hanno bocciato un governo ed il suo presidente.
Non ne possono più di promesse senza senso. Vogliono tornare ad essere protagonisti del loro presente e attori del loro domani. Hanno voltato le spalle a chi da vent'anni li illude e ne carpisce il consenso con un raffinatissimo assedio mediatico. A chi li ha soggiogati instillando paura dopo paura.

Ma di Roma ladrona comoda è la poltrona.

Bossi e i suoi accoliti lo hanno imparato molto bene; da anni ormai. E potrebbero continuare ad assaporarne i privilegi alla faccia del "popolo padano". Che, dicevano una volta, "quando si muove piega la storia". Non necessariamente quella dei capi leghisti.

Il risultato è mortificante: il Paese è "appeso" all'oracolo di Pontida.

Segno questo, molto più indicativo di tanti altri, del degrado nel quale il tramonto di Berlusconi e Bossi, lo abbandona sprofondato.

domenica 12 giugno 2011

Pisapia tra sorprese e sfide

"La scelta finale toccherà a me".
E' stato chiaro il Sindaco Pisapia; e con questa frase ha avocato a se la prima scelta della sua esperienza amministrativa.
E non sono mancate le sorprese nella scelta del neosindaco di Milano. Quanti si sarebbero aspettati Bruno Tabacci al bilancio? E quanti Marco Granelli alla sicurezza?

Tabacci, già presidente di Regione Lombardia è politico navigato; ma anche uomo dalle visioni politiche non propriamente coincidenti con quelle del nuovo Sindaco. Personalmente credo farà bene, anche se gli spetta un compito per nulla semplice: farsi carico di un disastrato bilancio ereditato dalla Letizia Brichetto e squassato dal patto di sta stabilità versione Tremonti.
E che dire di Marco Granelli, neo assessore alla sicurezza?  Granelli è un obiettore di coscienza, presidente di CSVnet (Coordinamento nazionale dei centri di Servizio per il Volontariato) e dipendente di Caritas Ambrosiana dove per molti anni si è occupato di politiche sociali collaborando con il consorzio di cooperative sociali Farsi Prossimo. Ha accettato una grande sfida, Marco Granelli. Ma sono certo cambierà il volto della "sicurezza delle ruspe" formato De Corato.

Ma la prima e forse più grande sfida che attende Pisapia è quella di salvare l'Expo. Riportarlo cioè al suo significato originario dopo che gli appetiti di Formigoni e i mancati finanziamenti di Tremonti lo hanno trasformato in un colossale affare immobiliare.

mercoledì 8 giugno 2011

L'Umberto bollito

Che le elezioni amministrative avrebbero segnato un ulteriore, irreversibile passo verso la dissoluzione della maggioranza che governa il Paese lo si era capito dal primo turno. I ballottaggi lo hanno ampiamente confermato e la doppia sconfitta di oggi al Senato sulla legge anti-corruzione non fa che confermare una situazione da stato vegetativo permanente.

La crisi sembrava però colpire più duramente il PdL e Berlusconi in particolare (ormai capace di materializzarsi solo in sagoma di cartone anche alle assise di quei servi-amici che, di certo, non possono dirsi scevri da servio encomio).
Nessuno si aspettava, invece, che ad essere altrettanto nel caos fosse la Lega. E invece è così: Bossi è bollito tanto quanto Berlusconi.

La Lega è nel panico più totale. Abituata da vent'anni a promesse tanto assurde quanto irrealizzabili, (e irrealizzate) ma capaci di parlare alla pancia del suo elettorato, non sa ora gestire la protesta montante di chi a queste promesse ha creduto davvero ed è rimasto fregato.

Bossi è un ministro nullafacente, ma dotato di un fiuto politico capace di tenerlo per vent'anni sulla cresta di un'onda basata sul nulla. Oggi che questo fiuto non lo soccorre più e necessita di collaborazione, si scopre circondato da colonnelli capaci, al più, di produrre leggi "pocata". E in effetti è difficile definire diversamente la legge di iniziativa popolare proposta dal geniale Calderoli per portare "qualche" ministero a Milano.

Ma Pontida incombe. E quello che per anni è stato il simbolo del (forse un po' grottesco) radicamento legista, rischia di trasformarsi in una occasione di rumorosa contestazione contro Bossi e la sua cricca di intoccabili colonnelli. Ci voleva un'operazione di distrazione di massa. E, a uno come Calderoli, era difficile chiedere di meglio.

Si annuncia desolante quanto quello di Silvio e del PdL, il tramonto di Umberto e della Lega..

lunedì 6 giugno 2011

Referendum, 3 SI più 1

Andrò a votare domenica 12 Giugno.

Due SI senza riserve per l'acqua pubblica. Ci sono beni talmente indispensabili alla vita delle persone da non poter essere oggetto di profitto economico. Non possono essere scarsi o abbondanti in funzione dello status economico dei cittadini. E' la collettività nel suo insieme che deve farsi carico di utilizzarli al meglio per renderli disponibili a tutti e preservarli per il futuro. L'acqua è sicuramente uno di questi. Per questo sulle schede rossagialla voterò SI.

Un SI senza riserve perchè la legge sia uguale per tutti. Con la legge 7 aprile 2010 il governo Berlusconi ha stabilito che il Presidente del Consiglio ed i ministri possono chiedere il rinvio dei loro processi al fine di consentire " il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla costituzione e dalla legge". Un evidente escamotage per consentire a Berlusconi di sottrarsi ancora una volta al giudizio della magistratura. Per questo sulla scheda verde voterò SI.

Un SI per fermare QUESTO nucleare. Chernobyl, Three Mile Iland e Fukushima ci dicono che le tecnologie nucleari di cui disponiamo fino a oggi non sono sufficientemente sicure. Troppo pericoloso è il loro esercizio. In caso di errore, di guasto o di evento catastrofico le conseguenze sono mortali. Per questo sulla scheda grigia voterò SI.
Ma l'energia è indispensabile alla nostra vita. E rinunciare a quella nucleare pone di fronte a delle scelte.
  1. Produrne di più con le altre fonti tradizionali, in gran parte inquinanti (petrolio, carbone, gas) e responsabili dell'effetto serra;
  2. Consumarne di meno. Molta di meno. Più facile a dirsi che a farsi. Magari in inverno, verso le 19 della sera, quando si raggiunge il picco dei consumi e il solare non può aiutarci. Richiede un differente stile di vita scelto almeno dal 50-70% degli italiani (e degli europei);
  3. Produrne di più con tutte le fonti rinnovabili. Molta di più. Ma le tecnologie di cui disponiamo e disporremo non ce lo consentiranno in misura sufficiente e a costi accettabili per i prossimi 10 - 15 anni. Siamo solo agli inizi: il percorso è lungo e in parte sconosciuto.
Il mio sarà quindi un NO a QUESTO nucleare. Ma sono convinto che la ricerca deve continuare, anche nel campo del nucleare. Per individuare combustibili a vita media più breve, che riducano il problema delle scorie. Per passare dalla pericolosa fissione alla più sicura fusione. Per verificare se la fusione fredda è un mito o una realtà. Un nucleare così sarebbe amico dell'ambiente. E non nemico dell'uomo.

domenica 5 giugno 2011

Se la sconfitta vale una vittoria

Le recenti elezioni amministrative sono state un successo per il centrosinistra. Lo sono state anche per il PD, che pure non ha portato suoi uomini alla guida di città simbolo quali Milano e Napoli. Ma ha contribuito in modo determinante alla ri-nascita del senso di comunità; di quella voglia di non essere solo (tele)spettatori, ma co-protagonisti delle scelte che riguardano le nostre città. Un ritorno di interesse sperato, ma imprevisto. Già al primo turno, almeno nelle sue dimensioni. Che ha mandato nel panico PdL e Lega. Ha scatenato le parole della disperazione: zingaropoli, invasione di musulmani, centri sociali. O le promesse più vergognose: condono per le abitazioni abusive, soppressione della tassa rifiuti, ministeri a Milano. Ma la gente non ci ha creduto. Non più. E questo desiderio di ri-appropriazione è la terapia più efficace contro il berlusconismo.

Ci sono poi state sconfitte il cui valore è superiore a quello di molte vittorie. Una per tutti: Varese. Dove a Luisa Oprandi va riconosciuto non solamente un risultato assolutamente impensabile. Ma, soprattutto, il coraggio di averci messo la faccia quando altri non lo hanno fatto. Forse proprio perché la partita sembrava persa in partenza.