Si può essere sovversivi chiedendo che le leggi vengano rispettate da chi ci governa (Ennio Flaiano)

venerdì 29 aprile 2011

Vittime e macerie di un regime al capolinea

Strabismo. Paradosso. Impazzimento. Implosione. Non è facile trovare una definizione che descriva l’attuale situazione politica del nostro Paese. Forse lo è di più ipotizzare che, tra non molto, del “sistema Berlusconi” potrebbero non rimanere che macerie.

Da una parte il Parlamento, ormai ridotto a legiferare ad personam o per decreti milleproroghe. Dove tutto e il suo contrario trovano accoglimento in ragione della necessità contingente; delle minacce di Bossi; dei ricatti di questo o quel “Responsabile”.

Dall’altra l’accelerazione esponenziale impressa dal presidente del Consiglio al dibattito politico in concomitanza con l’avvio o la ripresa dei processi che lo vedono imputato, presunto innocente, di reati infamanti.

martedì 26 aprile 2011

Da Guernica a Tripoli sappiamo solo mirare meglio. Forse.


Pablo Picasso, Guernica
(da internet)

Il 19 marzo iniziava la sciagurata guerra di Libia. Poche ore dopo, mons. Martinelli vescovo di Tripoli, dichiarava all'Ansa: Io spero in una resa, ma credo che Gheddafi non cederà, anzi penso che l’uso della forza ne accentui la reazione. A mio giudizio è stato dato il via ad un gioco sbagliato”. A 36 giorni da quel momento sembra aver avuto ragione lui. 
Ieri, nuovamente intervistato all'Ansa circa la decisione italiana di partecipare i bombardamenti in Libia, Martinelli ha reagito così: "Per favore, no: sarebbe la rovina". E il tempo dirà, ne sono certo, che anche questa volta ha ragione lui.

"L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia - annunciato ieri sera dal Presidente del Consiglio Berlusconi - costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio Supremo di Difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento". Così, questa mattina il Presidente della Repubblica.

Ha ragione Napolitano quando dice che la decisione italiana di bombardare la Libia "costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a metà marzo". Ma il problema è un altro: la conseguenza di una scelta sbagliata ab origine, non può che essere profondamente sbagliata a sua volta. Poteva, Napolitano, specificare questo dettaglio? Probabilmente no. Poteva tacere? Sicuramente si. 
 
A sostenere la sciagurata decisione di bombardare non ci sono, con ogni evidenza, motivazioni militari: qualcuno può razionalmente sostenere che saranno i nostri aerei a cambiare le sorti della guera? Non ci sono richiami alla Costituzione: basta rileggere l'art. 11. Tantomeno ci sono principi etici.  Ci sono invece motivazioni di politica economica. In altre parole, è probabile che l'Italia si sia sentita rivolgere questo caldo invito dagli altri volonterosi: (Sarkozy per primo) "cari amici, voi importate gas e petrolio in grande quantà dalla Libia. Volete continuare a farlo quando, prima o poi, avremo eliminato Gheddafi e/o attuato la secessione del paese? Allora partecipate al lavoro sporco. Altrimenti è meglio che iniziate a cercare gas e petrolio altrove". Che Berlusconi abbia ceduto a tali richieste non mi sorprende. Che Napolitano gli dia copertura istituzionale mi inorridisce. Che nella mozione presentata dal PD non si escludano i bombardamenti è segno di un preoccupante sbandamento prima cultural-valoriale che politico.
Le bombe, è noto, abbondano laddove manca la politica e scarseggia la materia grigia. E il loro utilizzo ne è una sorta di misura compensativa.
Che ciò avvenga all'interno della coalizione di governo, non sorprende. Al più ne è ulteriore, superflua, conferma.
Che il partito di Bossi sia contrario all'uso delle bombe, ma favorevole a quello dei Kalashnikov per respingere "i bombardati" che cercano salvezza, non merita commento.
Che l'uso delle bombe si faccia strada anche nel mio partito, il PD, lascia francamente basiti. E' il segno, ahimè drammatico quanto evidente, di una capacità complessiva di governo la cui elaborazione è ancora in fieri.

Che trovi consenzienti parte dei cattolici presenti nei diversi schieramenti è cosa semplicemente folle.

Infine, a chi crede, comunque, che la guerra (autorizzata o non) sia la soluzione per accompagnare l’evoluzione di un popolo verso la democrazia, pongo due semplici domande:
  1. Come valuteranno il prossimo naturale sviluppo della guerra di Libia, cioè l'inevitabile intervento delle truppe di terra?
  2. A quando la campagna di Siria?
Pare proprio che dal 26 aprile 1937 ad oggi, da Guernica a Tripioli, l'umanità abbia solo imparato a bombardare con più precisione. Forse.
In 74 anni non avremmo potuto fare di meglio?

domenica 24 aprile 2011

lunedì 18 aprile 2011

Prima che insorgano le più pericolose degenerazioni

Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione.

"Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Quest'anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche".

Non è casuale che Giorgio Napolitano abbia voluto dedicare il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo, in particolare, ai 10 magistrati morti per mano dei terroristi.
E non è casuale che, nel medesimo messaggio, abbia voluto ricordare come "nelle polemiche sull'amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni".

Accostare il diuturno, sconsiderato, folle attacco nei confronti della magistratura ai 10 magistrati  uccisi per mano dei terroristi; avvertire che il gioco al massacro è ormai giunto ad un punto oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni, significa non escludere che si sta alimentando un clima nel quale nulla diviene impossibile. Anche qualche nuovo sciagurato fatto di sangue.

Prendano fermamente ed inequivocabilmente le distanze da comportamenti tanto scellarati coloro che si richiamano a valori non negoziabili.

Ritroviamoci, tutti assieme, attorno ai valori della Carta Costituzionale. Riconosciamo nella separazione dei poteri da essa postulata uno dei fondamenti del nostro vivere civile.
Prima e al di sopra di ogni distinzione o contrapposizione politica.
Prima che sia troppo tardi. 

domenica 17 aprile 2011

Lucide follie, domande dirimenti


da internet

Se la follia può manifestarsi come violazione delle norme sociali, compresa la possibilità di diventare un pericolo per se stessi e gli altri. Se in psicoanalisi, la follia, potrebbe essere definita come una sovrapposizione della parte istintuale su quella razionale, è probabile che questo nostro Paese sia percorso da una follia politicamente trasversale. 

Difficile definire diversamente da folli le ormai continue esternazioni del Presidente del Consiglio. Ma altrettanto difficile ritenere meno che folli le recenti dichiarazioni di Asor Rosa, disposto a misure non democratiche per scacciare Berlusconi e "salvare la democrazia".

Ha ragione il Card. Tettamanzi quando si interroga con tre semplici domande sui  “giorni paradossali” che stiamo vivendo.
"Perchè ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?
Come sono, quindi, i giorni che oggi viviamo? Possiamo rispondere nel modo più semplice, ma non per questo meno provocatorio per ciascuno di noi, interrogandoci con coraggio sul criterio che ispira nel vissuto quotidiano i nostri pensieri, i sentimenti, i gesti. E’ un criterio caratterizzato da dominio superbo, subdolo, violento, oppure è un criterio contraddistinto da attenzione, disponibilità e servizio agli altri e al loro bene?"

Sono domande profondamente laiche. Dalle quali potrebbe essere utile ripartire per un partito come il PD.
Se vuole contribuire a far uscire il Paese dallo stallo nel quela si trova. Ed evitare di cadere nell'errore di Asor Rosa.

mercoledì 13 aprile 2011

Europa - Italia: 26 a 1

Per uno che ha sempre considerato la sua attività politica alla stregua di una parita di calcio, al punto da paragonarla all'infinito ad una "discesa in campo", perdere 26 a 1 in Europa è sicuramente un gran bel risultato.

Del resto, se lui è il capitano di questa squadra di avventizi, certo i suoi compagni di sventura non sono da meno.

Calderoli Roberto, ministro per la semplificazione, 10 Aprile «A casa e subito dal Libano: pensiamo a difendere i nostri confini prima che sia troppo tardi».
Maroni Roberto, ministro dell'Interno, 12 Aprile: «mi chiedo se abbia un senso continuare a stare in Europa».
Castelli Roberto, viceministro, 12 Aprile: «Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora»
 
«Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione.» Chissà se potendo prevedere le illuminate dichiarazioni di questi nostri governanti, anche il prof. Basaglia non avrebbe ammesso qualche eccezione alla sua riforma, quella si  "epocale", sulla assistenza psichiatrica.

domenica 10 aprile 2011

Chi di respingimenti ferisce, di respingimenti perisce.

E così ha vinto lui, Giuliano Bignasca, il Bossi ticinese; discepolo e ammiratore dell'Umberto. Alle cantonali ticinesi ha sfiorato il 30%.
Non ha mai avuto peli sulla lingua il leader della Lega ticinese. Poco tempo fa dichiarava che i frontalieri italiani sono come lo smog di Milano che varca il confine e va ad impestare gli svizzeri. Ma il suo pezzo forte lo ha sfoderato in prossimità delle elezioni: bisogna costruire un muro di cemento armato alto quattro metri per separare Chiasso da Como, l’Italia dalla Svizzera, insomma lungo tutta la frontiera con l'Italia. Come avveniva ai tempi del muro di Berlino. L'italia è un paese alla deriva, incapace di gestire il flusso migratorio e la criminalità. Perché i ticinesi possano tornare ad essere padroni in casa propria, perché possano trovare un lavoro che permetta loro di vivere nella terra in cui sono cresciuti senza essere soppiantati da frontalieri, e perché questo Cantone non diventi il Paese del Bengodi per criminali stranieri!! (che sarebbero poi i frontalieri italiani, nda).

Del resto, come aspettarsi qualche cosa di diverso? Come ben sanno i comaschi, i leghisti (anche quelli italiani) in fatto di muri sono maestri.  E poi, si è sempre stranieri, terroni o immigrati per qualcun altro.

El sueño de la razón produce monstruos, ricordava Francisco Goya con una sua famosa acquaforte.

Ci riflettano i tanti elettori dei comuni varesini che il mese prossimo andranno a votare per le amministrative.
Ci riflettano i (pochi, per fortuna) leghisti rossi, immigrati clandestini nel PD.

Riflettiamoci tutti, prima che sia troppo tardi.

venerdì 8 aprile 2011

Saronno tra Iene e bufale

E' un'alternanza di incredulità e sdegno il sentimento prevalente dei saronnesi che hanno visto il servizio trasmesso l'altra sera da "Le Iene".
Incredulità per essersi sentiti raccontare gravi espisodi di violenza i cui autori sarebbero agenti della Polizia Locale della Città e vittime cittadini stranieri.
Sdegno perchè la violenza, fisica o morale, è da sempre un corpo estraneo alla nostra comunità. Tutori dell'ordine compresi.

Certo, se quanto lasciato intendere dal servizio fosse realmente avvenuto, gli autori dovranno risponderne di fronte alla legge. Auguriamoci che la magistratura svolga tanto rapidamente quanto coscienziosamente il proprio dovere ed accerti la verità dei fatti.
Bene ha fatto il Sindaco Luciano Porro a dichiarare che non è intenzione della sua amministrazione coprire alcuno. Bene ha fatto ad avviare una inchiesta interna. Al medesimo tempo, non dimentichiamolo, fino a sentenza di condanna emessa, vale la presunzione di innocenza. Per tutti e per ciascuno.
Come ogni saronnese auguro che tra le fila della Polizia Locale non ci siano mele marce. Qualora la magistratura dovesse accettarne la presenza, l'Amministrazione dovrà assumere dolorose quanto necessarie decisioni.

 Le Iene non sono la magistratura e il servizio, se rivisto a freddo dopo aver superato l'impatto emotivo iniziale, appare montato più per voler dimostrare un teorema precostituito che pre denunciare specifici intollerabili abusi. Cioè che il corpo della Polizia Municipale si abbandoni a comportamenti criminali. Lo faccia da lungo tempo e con una complicità interna diffusa. Una tesi alla quale appare francamente difficile credere.

Peraltro è di pochi giorn fa una "bufala" di un altro programma della medesima scuderia (Forum, Canale5) dove, quella che poi si scoprirà essere una falsa testimone, magnificava l'operato del Governo e del Presidente del Consiglio in favore dei terremotati dell'Aquila.

Il "pulpito" non è quindi dei più affidabili  e ciò ulteriormente suggerisce non essere questo il momento di farsi paladini di tesi innocentiste o colpevoliste. 

Piuttosto di  ricordare che  incrociando iene e bufale, nel migliore dei casi, si ottengono chimere.

mercoledì 6 aprile 2011

Saronno: bilancio di un Consiglio

Non sono mai intervenuto, da questo blog, nel merito di quanto accade nel corso delle sedute del  Consiglio Comunale che ho l'onore di presiedere. E continuerò a non farlo, resistendo anche a qualche tentatore. La considero una dovuta forma di rispetto alle Istituzioni; un comportamento super partes richiesto a chi presiede assemblee elettive.

Anche con questo post non entrerò nel merito delle decisioni assunte nella seduta iniziata venerdì 1° Aprile e proseguita poi lunedì 4, che ha portato all'approvazione del Bilancio di Previsione del 2011.

Non rinuncio però, a esprimere il mio compiacimento per il clima che ha accompagnato le due serate. E mi congratulo pubblicamente con tutti i consiglieri comunali, sia di maggioranza che delle minoranze, per la serietà, l'impegno e la competenza dimostrate. Nove ore di confronto, di discussione. A tratti lenta, quasi afasica; a tratti rapida e appassionata. Mai sopra le righe. Giocata più in punta di fioretto che a suon di sciabolate. Il confronto delle idee ha prevalso su quello dei personalismi.

Nei prossimi giorni la stampa locale darà spazio ai commenti dei diversi gruppi consiliari. Soddisfatta si dirà la maggioranza; insoddisfatte ed inascoltate, presumo, le minoranze. Ma questo appartiene alla fisiologia del confronto politico.

La seduta di Consiglio Comunale, che a Saronno ha approvato il Bilancio di Previsione 2011, si era aperta con l'esecuzione dell'inno nazionale, al quale tutti i gruppi politici, non meno dei cittadini intervenuti, hanno presenziato stando in piedi in segno di rispetto.

Sono segnali che non voglio trascurare. Soprattutto se, contemporaneamente, al Parlamento della Repubblica il confronto procede tra risse, insulti e trivialità di varia natura.